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Sinodalità: “Strada maestra per il rinnovamento della Chiesa”

"Il vescovo di Roma, quale principio e fondamento di unità della Chiesa – esorta il Documento -, richiede a tutti i vescovi e a tutte le Chiese particolari, nelle quali e a partire dalle quali esiste l’una e unica Chiesa cattolica, di entrare con fiducia e coraggio nel cammino della sinodalità. Una Chiesa sinodale è una Chiesa in uscita, una Chiesa missionaria, con le porte aperte, che abbraccia l’intera umanità"

Lo afferma il Documento preparatorio al Sinodo, presentato ieri in Vaticano

La presentazione del Documento Preparatorio e del Vademecum per il Sinodo sulla Sinodalità. Ph: Cristian Gennari/Siciliani

È stato presentato ieri mattina in Vaticano il Documento preparatorio del Sinodo, dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”: «Uno strumento – spiega una nota – per favorire la prima fase di ascolto e consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari (ottobre 2021 – aprile 2022), nella speranza di contribuire a mettere in moto le idee, le energie e la creatività di tutti coloro che prenderanno parte all’itinerario, e facilitare la condivisione dei frutti del loro impegno». Il Sinodo si aprirà solennemente il 9-10 ottobre prossimi a Roma e il 17 ottobre seguente in ogni Chiesa particolare. Una tappa fondamentale sarà poi la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023, a cui seguirà la fase attuativa, che coinvolgerà ancora le Chiese particolari. Il testo, diviso in tre parti, inizia tracciando «alcune caratteristiche salienti del contesto contemporaneo»; illustra sinteticamente «i riferimenti teologici fondamentali per una corretta comprensione e pratica della sinodalità»; offre «alcuni spunti biblici che potranno nutrire la meditazione e la riflessione orante lungo il cammino»; illustra «alcune prospettive a partire dalle quali rileggere le esperienze di sinodalità vissuta»; espone «alcune piste per articolare questo lavoro di rilettura nella preghiera e nella condivisione».

Inoltre, per sostenere concretamente l’organizzazione dei lavori, al Documento preparatorio è stato allegato anche un Vademecum metodologico, disponibile sul sito dedicato, che offre «alcune risorse per l’approfondimento del tema della sinodalità», tra cui il Discorso per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, tenuto da Papa Francesco il 17 ottobre 2015, e il documento “La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”, elaborato dalla Commissione Teologica Internazionale e pubblicato nel 2018: «La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo», si legge nel Documento preparatorio diffuso ieri, attraverso cui Papa Francesco invita la Chiesa intera a interrogarsi su un tema decisivo per la sua vita e la sua missione: «Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».

Sono diversi gli obiettivi principali dell’itinerario sinodale elencati nel testo: «fare memoria di come lo Spirito ha guidato il cammino della Chiesa nella storia e ci chiama oggi a essere insieme testimoni dell’amore di Dio; vivere un processo ecclesiale partecipato e inclusivo, che offra a ciascuno – in particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l’opportunità di esprimersi e di essere ascoltato per contribuire alla costruzione del Popolo di Dio; riconoscere e apprezzare la ricchezza e varietà dei doni e dei carismi che lo Spirito elargisce in libertà, per il bene della comunità e in favore dell’intera famiglia umanasperimentare modi partecipativi di esercitare la responsabilità nell’annuncio del Vangelo e nell’impegno per costruire un mondo più bello e più abitabile; esaminare come nella Chiesa vengono vissuti la responsabilità e il potere, e le strutture con cui sono gestiti, facendo emergere e provando a convertire pregiudizi e prassi distorte che non sono radicati nel Vangeloaccreditare la comunità cristiana come soggetto credibile e partner affidabile in percorsi di dialogo sociale, guarigione, riconciliazione, inclusione e partecipazione, ricostruzione della democrazia, promozione della fraternità e dell’amicizia sociale; rigenerare le relazioni tra i membri delle comunità cristiane come pure tra le comunità e gli altri gruppi sociali, ad esempio comunità di credenti di altre confessioni e religioni, organizzazioni della società civile, movimenti popolari; favorire la valorizzazione e l’appropriazione dei frutti delle recenti esperienze sinodali a livello universale, regionale, nazionale e locale».

Nel Documento non manca un inquadramento storico riferito all’attuale contesto pandemico: «Una tragedia globale come la pandemia da Covid-19 – si legge ancora nel testo – ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme, ma al tempo stesso ha fatto esplodere le disuguaglianze e le iniquità già esistenti. L’umanità appare sempre più scossa da processi di massificazione e di frammentazione».

Si parla poi di immigrazione: «La tragica condizione che i migranti vivono in tutte le regioni del mondo – osserva il Documento preparatorio – testimonia quanto alte e robuste siano ancora le barriere che dividono l’unica famiglia umana. Il testo, tra l’altro, ricorda come le encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti «documentano la profondità delle fratture che percorrono l’umanità». Per questo è emersa la necessità di fare riferimento ai testi citati «per metterci all’ascolto del grido dei poveri e della terra e riconoscere i semi di speranza e di futuro che lo Spirito continua a far germogliare anche nel nostro tempo». La sfida, per la Chiesa, è dunque quella di «accompagnare le persone e le comunità a rileggere esperienze di lutto e sofferenza, che hanno smascherato molte false sicurezze, e a coltivare la speranza e la fede nella bontà del Creatore e della sua creazione».

Il Documento guarda poi ai mali che affliggono la Chiesa: «Non possiamo nasconderci – ammette il Documento – che la Chiesa stessa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno». A tal proposito, viene citata «la sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Siamo continuamente interpellati, come Popolo di Dio, a farci carico del dolore dei nostri fratelli feriti nella carne e nello spirito. Per troppo tempo, quello delle vittime è stato un grido che la Chiesa non ha saputo ascoltare a sufficienza. Si tratta di ferite profonde, che difficilmente si rimarginano, per le quali non si chiederà mai abbastanza perdono e che costituiscono ostacoli, talvolta imponenti, a procedere nella direzione del camminare insieme. La Chiesa tutta è chiamata a fare i conti con il peso di una cultura impregnata di clericalismo, che eredita dalla sua storia, e di forme di esercizio dell’autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso (di potere, economici, di coscienza, sessuali)». Da qui l’appello: «È impensabile – si legge – una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del Popolo di Dio. Insieme chiediamo al Signore la grazia della conversione e l’unzione interiore per poter esprimere, davanti a questi crimini di abuso, il nostro pentimento e la nostra decisione di lottare con coraggio».

Il Documento ha poi parlato dei segni speranza emersi nella comunità cristiana: «Il desiderio di protagonismo all’interno della Chiesa da parte dei giovani – riporta il Documento -, e la richiesta di una maggiore valorizzazione delle donne e di spazi di partecipazione alla missione della Chiesa», come la recente istituzione del ministero laicale del catechista e l’apertura alle donne dell’accesso a quelli del lettorato e dell’accolitato. Si parla poi delle condizioni di vita delle comunità cristiane nel mondo: «Accanto a Paesi in cui la Chiesa accoglie la maggioranza della popolazione e rappresenta un riferimento culturale per l’intera società – denota il Vaticano -, ce ne sono altri in cui i cattolici sono una minoranza; in alcuni di questi i cattolici, insieme agli altri cristiani, sperimentano forme di persecuzione anche molto violente, e non di rado il martirio. Se da una parte domina una mentalità secolarizzata che tende a espellere la religione dallo spazio pubblico, dall’altra un integralismo religioso che non rispetta le libertà altrui alimenta forme di intolleranza e di violenza che si riflettono anche nella comunità cristiana e nei suoi rapporti con la società. Non di rado i cristiani assumono i medesimi atteggiamenti, fomentando le divisioni e le contrapposizioni anche nella Chiesa». Ma d’altra parte la comunità cristiana risente delle «fratture che percorrono la società, per ragioni etniche, razziali, di casta o per altre forme di stratificazione sociale o di violenza culturale e strutturale».

In un contesto del genere, viene quindi rilanciata l’importanza della sinodalità: «Rappresenta la strada maestra per la Chiesa – si legge -, chiamata a rinnovarsi sotto l’azione dello Spirito e grazie all’ascolto della Parola. La capacità di immaginare un futuro diverso per la Chiesa e per le sue istituzioni all’altezza della missione ricevuta dipende in larga parte dalla scelta di avviare processi di ascolto, dialogo e discernimento comunitario, a cui tutti e ciascuno possano partecipare e contribuire. La scelta di camminare insieme è un segno profetico per una famiglia umana che ha bisogno di un progetto condiviso, in grado di perseguire il bene di tutti. Una Chiesa capace di comunione e di fraternità, di partecipazione e di sussidiarietà, nella fedeltà a ciò che annuncia, potrà mettersi a fianco dei poveri e degli ultimi e prestare loro la propria voce». Ma la sinodalità va vissuta andando in profondità: «É ben più che la celebrazione di incontri ecclesiali e assemblee di vescovi – precisa il Documento preparatorio -, o una questione di semplice amministrazione interna alla Chiesa. Essa indica lo specifico modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio, che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice».

Quindi vengono resi noti i tre assi portanti di una Chiesa sinodale, comunione, partecipazione e missione: «La prassi sinodale – precisa il testo preparatorio – è diffusa fin dai primi millenni a tutti i livelli della vita della Chiesa – locale, provinciale, universale», trovando nel Concilio Vaticano II la sua espressione più alta: «La consultazione del popolo di Dio – aggiunge il Documento – non comporta l’assunzione all’interno della Chiesa dei dinamismi della democrazia imperniati sul principio di maggioranza, perché alla base della partecipazione a ogni processo sinodale vi è la passione condivisa per la comune missione di evangelizzazione e non la rappresentanza di interessi in conflitto». Serve poi una condizione per realizzare la sinodalità: «Essa – la precisazione – è un processo ecclesiale che non può realizzarsi se non in seno a una comunità gerarchicamente strutturata. È nel legame fecondo tra il sensus fidei del Popolo di Dio e la funzione di magistero dei Pastori, che si realizza il consenso unanime di tutta la Chiesa nella medesima fede». Da qui l’esortazione a «scoprire il volto e la forma di una Chiesa sinodale, in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, collegio episcopale, vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo». Infine l’appello del Papa: «Il vescovo di Roma, quale principio e fondamento di unità della Chiesa – esorta il Documento -, richiede a tutti i vescovi e a tutte le Chiese particolari, nelle quali e a partire dalle quali esiste l’una e unica Chiesa cattolica, di entrare con fiducia e coraggio nel cammino della sinodalità». Questa l’esortazione, a partire dalla consapevolezza che «una Chiesa sinodale è una Chiesa in uscita, una Chiesa missionaria, con le porte aperte, che abbraccia l’intera umanità».

About Davide De Amicis (4619 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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