“Non siamo soli. Dio ha creato il mondo guardandolo con infinito amore”
"L’umanità – sottolinea il cardinale Erdő - ha uno scopo, non vive senza senso e senza contenuto. C’è un progetto di Dio per ciascuno e per tutti e questo progetto è benevolo. Dio vuole che siamo felici. Siamo stati creati per la vita eterna e per la felicità. In questo cammino nella storia e anche nella nostra vita personale, Gesù è con noi. E questo, per noi cattolici, si manifesta visibilmente nella adorazione e nella celebrazione eucaristica"
A Budapest, in Ungheria, è tutto pronto per il Congresso eucaristico internazionale che si terrà per una settimana da domani a domenica 12 settembre, quando sarà Papa Francesco ad intervenire per tenere le conclusioni dell’appuntamento. Da quest’ultimo, secondo l’arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate della Chiesa cattolica di Ungheria, dovrà partire un messaggio forte: «Non siamo soli – riporta il cardinale Péter Erdő, intervistato dall’agenzia di stampa Sir -. Dio ha creato il mondo e guarda al mondo con infinito amore». Intanto nella capitale ungherese c’è fibrillazione per l’evento: «C’è un clima di grande attesa – racconta il porporato -, anche perché questo evento è stato preparato da anni ed è stato posticipato a causa della pandemia. Per questo, molti si aspettano una bella festa».
Ma c’è un altro messaggio che, a detta del primate di Ungheria, dovrà emergere dai lavori congressuali: «Che l’umanità – sottolinea il cardinale Erdő – ha uno scopo, non vive senza senso e senza contenuto. C’è un progetto di Dio per ciascuno e per tutti e questo progetto è benevolo. Dio vuole che siamo felici. Siamo stati creati per la vita eterna e per la felicità. In questo cammino nella storia e anche nella nostra vita personale, Gesù è con noi. E questo, per noi cattolici, si manifesta visibilmente nella adorazione e nella celebrazione eucaristica».
Il Congresso eucaristico internazionale, quest’anno, avrà un compito non facile svolgendosi nel cuore di un’Europa ormai fortemente secolarizzata: «Tutti hanno sete e fame dell’incontro con Gesù – osserva il cardinale -. Questo era chiaro anche quando, durante il lockdown, le liturgie non potevano essere celebrate pubblicamente. È in Gesù che si può realizzare pienamente la nostra rinascita. Gesù è sempre giovane. È Lui che ci rende giovani anche come comunità, anche come Chiesa. Non bisogna avere paura se in certi periodi della storia, sembra che siamo fisicamente deboli. Nei Paesi ex comunisti, noi abbiamo fatto l’esperienza di una estrema debolezza ma per grazia di Dio, è arrivata la possibilità di rinascita. C’è sempre quindi una possibilità. Ma la possibilità chiede responsabilità. Chiediamo allora la forza di rispondere alle sfide».