Vangelo: “È quello di Cristo, ma spesso qualche movimento predica quello del fondatore”
"Con la verità del Vangelo non si può negoziare – sottolinea Papa Bergoglio -. O ricevi il Vangelo come è stato annunciato, o ricevi qualsiasi altra cosa, ma non si può negoziare col Vangelo. Non si scende a compromessi. La fede in Gesù non è merce da contrattare. È salvezza, è incontro, è redenzione, non si vende a buon mercato"
Dopo la pausa estiva, ieri Papa Francesco ha ripreso a tenere le udienze generali del mercoledì nell’Aula Paolo VI in Vaticano, ripartendo dalla catechesi sulla lettera di San Paolo ai Galati: «Il Vangelo – esordisce il Papa – è il compimento delle promesse ed è la salvezza offerta a tutti gli uomini. Chi lo accoglie viene riconciliato con Dio, è accolto come un vero figlio e ottiene in eredità la vita eterna. Quando si tratta del Vangelo e della missione di evangelizzare, Paolo si entusiasma, esce fuori di sé. Sembra non vedere altro che questa missione che il Signore gli ha affidato. Tutto in lui è dedicato a questo annuncio, e non possiede altro interesse se non il Vangelo. È l’amore di Paolo, l’interesse di Paolo, il mestiere di Paolo. Annunciare. Arriva perfino a dire “Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo”. Paolo interpreta tutta la sua esistenza come una chiamata a evangelizzare, a far conoscere il messaggio di Cristo, a far conoscere il Vangelo. “Guai a me – dice – se non annuncio il Vangelo”. Scrivendo ai cristiani di Roma, si presenta semplicemente così: “Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il Vangelo di Dio».
Questa, a detta del Pontefice, la sua vocazione: «La sua consapevolezza – sottolinea – è di essere stato ‘messo a parte’ per portare il Vangelo a tutti, e non può fare altro che dedicarsi con tutte le sue forze a questa missione. Si comprende quindi la tristezza, la delusione e perfino l’amara ironia dell’Apostolo nei confronti dei Galati, che ai suoi occhi stanno prendendo una strada sbagliata, che li porterà a un punto di non ritorno. Il perno intorno a cui tutto ruota è il Vangelo. Paolo non pensa ai “quattro vangeli”, come è spontaneo per noi. Infatti, mentre sta inviando questa Lettera, nessuno dei quattro vangeli è ancora stato scritto. Per lui il Vangelo è ciò che lui predica, il kerygma, l’annuncio della morte e risurrezione di Gesù come fonte della salvezza. Un Vangelo che si esprime con quattro verbi “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto, è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e apparve a Cefa”».
Quindi il Papa ha rivolto un monito a tutti i fedeli presenti in Aula Paolo VI o attraverso i mezzi di comunicazione: «Il Vangelo – ricorda – è uno solo ed è quello che lui ha annunciato; un altro non può essere. San Paolo non dice che il vero Vangelo è il suo perché è stato lui ad annunciarlo, no! Questo non lo dice. Questo sarebbe presuntuoso, sarebbe vanagloria. Afferma, piuttosto, che il ‘suo’ Vangelo, lo stesso che gli altri apostoli andavano annunciando altrove, è l’unico autentico, perché è quello di Gesù Cristo. Davanti a un dono così grande che è stato fatto ai Galati, l’Apostolo non riesce a spiegarsi come mai essi stiano pensando di accogliere un altro vangelo. Forse più sofisticato, più intellettuale, ma un altro Vangelo”, ha aggiunto a braccio. È da notare comunque che questi cristiani non hanno ancora abbandonato il Vangelo annunciato da Paolo. L’apostolo sa che sono ancora in tempo a non compiere un passo falso, ma li ammonisce con forza, con tanta forza. La sua prima argomentazione punta direttamente sul fatto che la predicazione compiuta dai nuovi missionari non può essere il Vangelo. Anzi, è un annuncio che stravolge il vero Vangelo perché impedisce di raggiungere la libertà – questa parola è chiave – acquisita venendo alla fede. I Galati sono ancora ‘principianti’ e il loro disorientamento è comprensibile. Non conoscono ancora la complessità della legge mosaica e l’entusiasmo nell’abbracciare la fede in Cristo li spinge a dare ascolto ai nuovi predicatori, illudendosi che il loro messaggio sia complementare a quello di Paolo. E non è così. L’apostolo, però, non può rischiare che si creino compromessi su un terreno così decisivo».
E poi il Vangelo, oltre ad essere uno, non permette di scendere a compromessi: «Con la verità del Vangelo non si può negoziare – conferma Papa Bergoglio -. O ricevi il Vangelo come è stato annunciato, o ricevi qualsiasi altra cosa, ma non si può negoziare col Vangelo. Non si scende a compromessi. La fede in Gesù non è merce da contrattare. È salvezza, è incontro, è redenzione, non si vende a buon mercato». Da qui un nuovo riferimento alla situazione iniziale descritta dalla Lettera ai Galati che: «Appare paradossale – osserva il Santo Padre -, perché tutti i soggetti in questione sembrano animati da buoni sentimenti. I Galati che danno ascolto ai nuovi missionari, pensano che con la circoncisione potranno essere ancora più dediti alla volontà di Dio e quindi essere ancora più graditi a Paolo. I nemici di Paolo sembrano essere animati dalla fedeltà alla tradizione ricevuta dai padri e ritengono che la fede genuina consista nell’osservanza della legge. Davanti a questa somma fedeltà giustificano perfino le insinuazioni e i sospetti su Paolo, ritenuto poco ortodosso nei confronti della tradizione. La novità del Vangelo è una novità radicale, non è una novità passeggera. Non ci sono vangeli alla moda, il Vangelo è sempre nuovo, è la novità».
In seguito, Papa Francesco ha ricordato che bisogna saper discernere, ancora una volta facendo un parallelismo con l’atteggiamento avuto da San Paolo nei confronti dei Galati: «Per due volte – ricorda Papa Francesco – usa l’espressione ‘anatema’, che indica l’esigenza di tenere lontano dalla comunità ciò che minaccia le sue fondamenta. E questo nuovo vangelo minaccia le fondamenta della comunità. Insomma, su questo punto l’apostolo non lascia spazio alla trattativa. Non si può negoziare. In questo labirinto di buone intenzioni è necessario districarsi, per cogliere la verità suprema che si presenta come la più coerente con la Persona e la predicazione di Gesù e la sua rivelazione dell’amore del Padre».
E qui il Papa ha rivolto un altro monito: «Tante volte – denota – abbiamo visto nella storia, e anche vediamo oggi, qualche movimento che predica il Vangelo con una modalità propria, delle volte con carismi veri e propri, ma poi esagera e riduce tutto il Vangelo al movimento. Ma questo non è il vangelo di Cristo. È il vangelo del fondatore, della fondatrice, e potrà aiutare all’inizio, ma alla fine non fa frutti con radice profonda. Per questo, la parola chiara e decisa di Paolo fu salutare per i Galati ed è salutare anche per noi. Il Vangelo è il dono di Cristo a noi, è lui stesso a rivelarlo. È quello che ci dà vita».