Adozioni: “Nonostante la pandemia, l’Italia resta il secondo Paese dopo gli Usa”
"Il Family Act - ricorda la ministra Elena Bonetti - prevede sostegni anche per le famiglie adottive. L’assegno unico universale è rivolto a tutte le bambine e i bambini – quindi anche ai bambini che sono adottati nell’ambito delle adozioni internazionali -. Servono poi azioni specifiche che vadano nell’ottica di un aumento significativo delle risorse che destiniamo come rimborso alle famiglie: in due anni abbiamo pressoché raddoppiato le risorse destinate fino ad arrivare a 9mila euro di contributi"
Si concluderanno oggi i lavori, iniziati martedì 6 luglio, della 7ª edizione dell’International Conference on Adoption Research 2021 (Icar), l’evento che il Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica ha ospitato online: «La pandemia ha avuto degli effetti negativi, a tratti devastanti, anche sul meccanismo che regola le adozioni internazionali, in particolare per quanto riguarda ovviamente il tema della salute e del rapporto tra gli Stati – premette Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia e presidente della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), Elena Bonetti -. Tuttavia abbiamo accompagnato le famiglie caso per caso, facilitandone il percorso di rientro e seguendo le bambine e i bambini insieme agli enti autorizzati. Il Family Act prevede sostegni anche per le famiglie adottive. L’assegno unico universale è rivolto a tutte le bambine e i bambini – quindi anche ai bambini che sono adottati nell’ambito delle adozioni internazionali -. Servono poi azioni specifiche che vadano nell’ottica di un aumento significativo delle risorse che destiniamo come rimborso alle famiglie: in due anni abbiamo pressoché raddoppiato le risorse destinate fino ad arrivare a 9mila euro di contributi».
Per quanto l’anno di emergenza sanitaria abbia colpito la società in tutto il mondo, «la buona notizia – sottolinea la ministra Bonetti – è che le adozioni internazionali non si sono interrotte. L’altro elemento altrettanto significativo è che abbiamo rilevato comunque un desiderio rivolto all’adozione internazionale». La ministra ha poi ribadito come il trend negativo della denatalità nel nostro Paese, ricade anche sulle adozioni e sulla difficoltà delle coppie di aprirsi a una scelta di genitorialità. Un dato confermato anche dalla presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Maria Carla Gatto, intervenuta al convegno: «La tendenza – afferma -, purtroppo, è una costante diminuzione delle domande di adottabilità e i dati lo testimoniano. Nel distretto milanese nel 2018 le domande sono state 658, nel 2019 564 e nel 2020 519. Ma a parte l’ultimo triennio, se consideriamo gli ultimi vent’anni dobbiamo constatare che le richieste sono diminuite del 58%. Possiamo attribuire questo calo al peggioramento delle condizioni economiche e sociali, all’aumento delle tecniche di fecondazione assistita e al fenomeno del crollo delle nascite (solo 400.000 nell’ultimo anno)».
L’Italia resta comunque dopo gli Stati Uniti il secondo Paese per numero di adozioni internazionali. A ciò va aggiunto il miglioramento delle politiche interne, avvenuto in diversi Paesi di origine dei bambini, che ha portato a una crescita dell’adozione nazionale e degli affidi. Sia la ministra per le pari opportunità e la famiglia, che la presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, hanno poi evidenziato come sia fondamentale il ruolo delle istituzioni nell’adoperarsi, insieme con tutti gli operatori del settore, per garantire un futuro e un benessere psico-fisico ai minori abbandonati alla nascita, ai bambini vittime di maltrattamenti e che hanno bisogni speciali come traumi, disabilità fisiche o mentali, ai bambini grandi o con fratelli adottabili. A tal proposito, la ministra Bonetti ha riferito i dati relativi ai bambini con bisogni speciali: «Nel 2020 – denota – 395 minori sui 669 adottati attraverso l’Ica (la cifra è pari al 59%), manifestano uno o più bisogni speciali. Il fenomeno riguarda una chiara maggioranza di bambini adottati attraverso l’Ica, ma con una incidenza più bassa di quella del 2019 (il 64,2% del totale), e di quella del 2018 (70%)».
Ma il magistrato Maria Carla Gatto ha puntualizzato come l’operato delle istituzioni per sostenere questi minori si sia notato, nonostante i numeri rivelino un calo significativo delle adozioni. Infatti, a Milano ci sono stati diversi casi di inserimento in famiglie adottive durante il periodo della pandemia anche di bambini con gravi disagi: «Non dobbiamo dimenticare – osserva la Gatto – che indubbiamente gli interventi di natura assistenziale hanno un costo, ma se si riuscirà a garantire maggior benessere ai ragazzi, aiutandoli a superare le difficoltà personali e familiari, il costo si tradurrà nel futuro in un risparmio di spesa e, anzi, potrà costituire la base di una cittadinanza attiva».
E quella di Icar è una storia lunga oltre vent’anni, che può contare su un grande pool di esperti e ricercatori che lavorano sul tema dell’adozione a livello internazionale e lo dimostra la presenza al convegno del 2021 di 12 keynote speaker e oltre 200 partecipanti da 27 Paesi nel mondo per un totale di 345 presentazioni. Rosa Rosnati, psicologa dell’adozione dell’Ateneo che ha curato l’organizzazione di Icar 7, ha ricordato la finalità della ricerca in questo campo: «Vogliamo aprire i nostri cuori – rilancia – ai bambini e soprattutto a quelli abbandonati che vivono in un ambiente relazionale inadeguato. È noto che i bambini hanno bisogno delle relazioni più o almeno quanto del nutrimento, di quelle relazioni personalizzate e continue che solo la famiglia può offrire». In Università Cattolica questo lavoro è sostenuto da trent’anni dal Centro di Ateneo studi e ricerche sulla famiglia di cui il direttore Camillo Regalia ha ricordato la storia e le finalità che si propone di perseguire attraverso la ricerca interdisciplinare e l’alta formazione.