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“Abbiamo bisogno di una nuova ventata di evangelizzazione dell’Eucaristia”

"È tempo, fratelli e sorelle - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti -, che eucaristia e vita si innervino nuovamente in un solo servizio. E allora sì, potremo con dignità e verità alzare il calice della salvezza e invocare il nome del Signore"

Lo ha affermato ieri l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa del Corpus Domini in diretta Rai dalla chiesa di San Michele Arcangelo a Città Sant’Angelo

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia

Ha ribadito la necessità di un rinnovato impegno a riannunciare la Parola di Dio l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti che ieri mattina, in diretta su Rai 1, Radio 1, Radio Vaticana e Radio Speranza InBlu, ha presieduto la santa messa nella solennità del Corpus Domini dalla chiesa Collegiata di San Michele Arcangelo a Città Sant’Angelo: «Abbiamo bisogno – afferma il presule – di una nuova ventata di evangelizzazione del mistero dell’Eucaristia perché esso non sia solo un atto cultuale (religioso), perché non sia solo una formalità, perché non sia solo un sacramento dato ai fanciulli e poi, purtroppo, dimenticato. Ma sia quel sacramento di vita che passa attraverso le vene di un’umanità che, ancora oggi, attende di mangiare quella Carne, di bere quel Sangue. Il corpo e il sangue di Cristo, il corpo e il sangue dell’amore dei cristiani che non si risparmiano per essere segni e strumenti dell’amore eucaristico, che continua a celarsi ogni giorno, ogni settimana, nel cuore della Chiesa, nel cuore del mondo, nelle lande più sperdute dove c’è un presbitero, un missionario, un credente che possa celebrare e testimoniare quell’amore. È tempo, fratelli e sorelle, che eucaristia e vita si innervino nuovamente in un solo servizio. E allora sì, potremo con dignità e verità alzare il calice della salvezza e invocare il nome del Signore, come abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale, la Parole dell’Esodo della prima lettura ovvero la risposta del popolo d’Israele a Mosé “Tutti i comandamenti che il Signore ha dato noi li eseguiremo”. Ciò deve diventare verità per tutti noi, per la nostra Chiesa perché, ringiovanita da Gesùvero corpo e vero sangue – raggiunga di nuovo ogni uomo per annunciare la bellezza della vita divina che è in noi». Da qui la preghiera di affidamento conclusiva dell’arcivescovo Valentinetti: «Ci aiuti la grazia della santa, una e indivisa Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, a percepire, contemplare e vivere la grandezza di questo ineffabile mistero».

I fedeli presenti alla liturgia eucaristica

Nella prima parte dell’omelia, monsignor Valentinetti era partito dal ricordare come la liturgia della Santissima Trinità e del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, fossero nate nella Chiesa in tempo tardivo: «La comunità cristiana – ricorda l’arcivescovo di Pescara-Penne – sentì fortemente il bisogno di trasferire nella preghiera liturgica la contemplazione di questi due grandi misteri. Il primo incentrando l’attenzione sulla divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, il secondo contemplando il mistero di Cristo vero Dio e vero uomo, che rimane in mezzo a noi attraverso le specie eucaristiche del pane e del vino. Dunque, siamo di fronte ad una dimensione contemplativa di un mistero che, apparentemente, potrebbe sfuggire alla comprensione dell’uomo, ma che dalla potenza di Dio è realizzato in verità tutte le volte che un ministro ordinato pronuncia le parole di Gesù nell’ultima cena, così come abbiamo ascoltato Prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete e bevete, questo è il mio sangue”. Il testo evangelico di Marco, che racconta il momento dell’istituzione dell’eucaristia, ci mostra come l’evangelista vuole sottolineare da una parte il memoriale della Pasqua, che gli ebrei celebravano, e dall’altra la verità di un Dio che non si nasconde e che si dona. Non il Dio potente, che libera dalla schiavitù l’Egitto con mano forte e braccio potente, ma il Dio di Gesùpovero e umileche si offre dentro le specie – altrettanto povere e umili – del mistero dell’ultima cena. È Dio che in Gesù si dà. Si era dato al popolo ebraico e non lesina il suo amore al popolo della nuova alleanza. Anzi, anticipa in questo gesto quel corpo donato e quel sangue versato che, sulla croce, saranno dono supremo per il bene dell’umanità. Nuovo sangue dell’alleanza versato per tutti, senza differenze di nazionalità, di razza, di condizione sociale. Non solo più per la liberazione del popolo d’Israele, ma liberazione totale per una vita nuova di tutta l’umanità. Liberazione dal peccato, dalla paura, dalla morte, dall’angoscia, dalla superbia, da quanto può affliggere il cuore dell’uomo. Vita nuova, caparra di risurrezione e di vita eterna che rimarranno fino alla fine dei secoli quando, come dice San Marco, quel frutto della vite sarà nuovo e definitivo per la salvezza di tutta l’umanità».

Quindi la riflessione del presule, facendo riferimento al difficile contesto attuale: «A noi, figli di una pandemia che ci ha rinchiuso nelle nostre case e molto spesso ci ha impedito di sedere alla mensa eucaristica domenicale, cosa rimane? La gioia di poter sedere nuovamente a questa mensa, nella preghiera e nell’intercessione che contempla il mistero di Dio, ma resta anche un grande impegno, un grande monito. Gesù si è dato fino in fondo, fino alla fine. Non dovremmo, forse, ripetere gli stessi suoi gesti nella nostra vita? Le nostre comunità che siedono intorno a questa mensa, non dovrebbero forse riscoprire non tanto e non solo collettivamente, ma quanto individualmente – cristiano per cristiano – i gesti della carità, del dono, dell’amore, dell’accoglienza, del perdono, incarnando nei gesti quotidiani della vita il sacramento che celebriamo di domenica in domenica? Sì!».

I mezzi della Rai che hanno garantito la copertura televisiva della messa

Una diretta televisiva, quella realizzata dalla squadra Esterna 6 di Roma della Rai diretta in regia dal sacerdote pescarese don Simone Chiappetta, come sempre ben curata e che ha saputo mostrare tanto le caratteristiche storiche, paesaggistiche e architettoniche di  Città Sant’Angelo e della Colleggiata di San Michele Arcangelo, quanto quelle liturgiche e spirituali di cui la liturgia del Corpus Domini è intrisa, attraverso i testi scritti dallo stesso regista e pronunciati dalla commentatrice liturgica Simona De Santis.  

About Davide De Amicis (4516 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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