Giovani: “Per loro la fede è anzitutto relazione, credono a modo loro”
"Se vogliamo educare i giovani alla fede – avverte Ernesto Diaco, direttore dell'Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università - dobbiamo anzitutto dare loro fiducia e aiutarli ad avere fiducia in se stessi. La scuola è decisiva ed è decisivo il modo in cui facciamo sentire loro che ci stanno a cuore"

L’esperienza della pandemia di Covid-19 ha innescato nei giovani domande sul senso e la fragilità della vita, mettendoli di fronte al limite. Non hanno interpellato Dio, che per molti di loro ha comunque rappresentato una fonte di forza, un rifugio e un consolatore nei momenti difficili: «Il Dio dei giovani ha caratteri di forte emotività – spiega Paola Bignardi, coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, già presidente Azione cattolica italiana -; per loro la fede è anzitutto relazione». L’esperta è intervenuta ieri sera al webinar “I giovani e la fede oggi: quali parole per accendere una passione”, che ha concluso il ciclo dei mercoledì della Fidae (federazione di scuole cattoliche primarie e secondarie, dipendenti o riconosciute dalla Autorità ecclesiastica, promossa dalla Congregazione per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università del Vaticano e riconosciuta dalla Commissione episcopale italiana) dedicato alla “cura educativa” in tempo di pandemia: «Non ci siamo rasseganti – premette Virginia Kaladich, presidente della Fondazione –. Abbiamo voluto continuare a dire: vogliamo fare scuola».

Per questo l’ente ha dato vita ad un anno di formazione, caratterizzato da appuntamenti settimanali che hanno visto aderire circa 2mila partecipanti tra docenti, personale scolastico, famiglie e studenti di scuole paritarie e statali: «Giovani tutt’altro che increduli – aggiunge la Bignardi -, ma con un loro modo di credere e bisognosi di essere presi per mano da educatori che siano, essi stessi, persone in ricerca». I giovani hanno un rapporto problematico con la Chiesa: «Rifiutano dottrina, riti, divieti – denota la coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo -. Forse, da una Chiesa più evangelica e più umana potrebbero sentirsi catturati». Per questo vengono indicate quattro strategie educative: «Aiutare i giovani a districarsi nella loro confusione emotiva e sentimentale – illustra Paola Bignardi -, aiutandoli a decifrare la propria interiorità, attraverso l’opera di educatori capaci di lavorare sugli interrogativi prima di formulare proposte. Educatori capaci di ascolto, perché esso contiene in sé uno straordinario potenziale formativo. Infine occorre rialfabetizzare il mondo interiore e in questo scuola e università hanno molto da fare, perché è lì – non certo nelle parrocchie o nelle associazioni – che si incontrano i giovani». Con la proposta di un patto educativo globale, ha concluso, «il Papa chiama tutti i mondi dell’educazione a stabilire alleanze armoniche per l’educazione integrale della persona, che comprende anche la dimensione religiosa. Un’educazione religiosa che per i giovani inizia dall’umanità, dalla vita interiore che va educata, ma soprattutto ascoltata».

Per l’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Conferenza episcopale italiana, da questo punto di vista, la parola d’ordine è “fiducia”: «Se vogliamo educare i giovani alla fede – avverte il direttore Ernesto Diaco – dobbiamo anzitutto dare loro fiducia e aiutarli ad avere fiducia in se stessi. La scuola è decisiva ed è decisivo il modo in cui facciamo sentire loro che ci stanno a cuore. I ragazzi non ricorderanno quello che abbiano detto loro, ma come si sono sentiti con noi a scuola». Da qui l’importanza, come la Fidae ha dimostrato in questi mesi, di «restare aperti, non solo fisicamente ma nella relazione educativa».
Diaco, che sta seguendo i lavori dell’Assemblea generale della Cei la quale si concluderà oggi, ha quindi fatto un riferimento al cammino sinodale che i vescovi italiani stanno avviando: «Non sappiamo ancora dove ci porterà – afferma -. Tuttavia questo cammino, che coinvolge tutta la Chiesa italiana, riguarderà ovviamente anche le scuole cattoliche. Insegnanti, alunni, famiglie, personale non docente». Il direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Conferenza episcopale italiana ha quindi indicato alcune parole chiave che stanno emergendo dai lavori “ascolto, conversione, accompagnamento, essenzialità, incontro”: «Lasciamoci coinvolgere – conclude -. Condividiamo insieme questo cammino sinodale per la Chiesa italiana ma anche per le nostre scuole».