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“Facciamo dell’ospitalità, a Pescara, un evento di grazia del Signore”

"Noi - sottolinea la Comunità di Sant'Egidio - non ci voltiamo dall’altra parte per non guardare. Dobbiamo reagire ogni giorno nella vita, innanzitutto innalzando la nostra preghiera al Signore, e lottando ogni giorno per vincere l'indifferenza di questo nostro mondo, di questo nostro tempo così stordito, così preso da sé"

Questo l’appello lanciato ieri dalla Comunità di Sant’Egidio, in una veglia di preghiera, dopo l’ennesimo naufragio mortale di migranti

La veglia di preghiera, ieri sera, nella chiesa di Santa Caterina da Siena

Le decine di migranti morti nell’ennesimo naufragio in mare al largo delle coste libiche, il 23 aprile scorso, come il profeta Giona che viene gettato in mare e inghiottito per tre giorni da un grosso pesce. Rileggendo questo episodio biblico, ieri sera nella chiesa di Santa Caterina da Siena a Pescara, la Comunità di Sant’Egidio ha voluto aprire la veglia di preghiera dedicata proprio al dramma dei migranti lasciati morire in mare nell’indifferenza generale. Ad accompagnare la preghiera le icone di alcuni migranti protagonisti di questi viaggi della speranza: «Persone – premette Gilberto Grasso, esponente locale del movimento pacifista internazionale, introducendo la sua riflessione – a cui è mancato qualsiasi tipo di soccorso e che sono state indotte da trafficanti senza scrupoli ad attraversare un mare agitato».

Un’ennesima tragedia della disperazione che non può non indignare: «Sentiamo su di noi il peso di questa angoscia, di questa sofferenza, di questo dramma, di questa tragedia accaduta vicino a noi, tanto vicino a noi, vicino al nostro Paese, vicino alla nostra Europa. Siamo ancora turbati per ciò che è accaduto e vorremmo che tutto il mondo facesse suo questo salmo, queste parole di Giona e che tutti possano almeno per un momento identificarsi con l’angoscia di chi è travolto dalle onde di un mare agitato, senza nessun riferimento, senza nessun appoggio, senza nessun salvataggio».

Gilberto Grasso, referente pescarese della Comunità di Sant’Egidio

Dunque, appunto, una tragedia avvenuta nell’indifferenza generale di una società ormai incredibilmente indurita, che ha spinto la Comunità di Sant’Egidio a reagire dando vita a questo momento di preghiera in tante città d’Italia e d’Europa, tra le quali Pescara, per lanciare un grido di dolore e d’allarme che scuota le coscienze: «Queste notizie passano tanto velocemente ed è anche questo che ci stupisce – sottolinea Grasso -. La nostra indifferenza è diventata freddezza. Si passa da una cosa all’altra senza mai fermarsi se non attorno a noi stessi e ai nostri problemi. E allora ascoltare la Parola del Signore, e con essa il grido di angoscia lanciato da tante persone durante questo viaggio e altri viaggi, in balìa di condizioni di viaggio insopportabili, è per noi un momento per fermarci e per dire che tutto questo è inaccettabile. Noi non ci rassegniamo all’idea che delle persone possano perdere la vita in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa, seguendo il sogno di una vita migliore. Noi non ci voltiamo dall’altra parte per non guardare. Dobbiamo reagire ogni giorno nella vita, innanzitutto innalzando la nostra preghiera al Signore, e lottando ogni giorno per vincere l’indifferenza di questo nostro mondo, di questo nostro tempo così stordito, così preso da sé».

A tal proposito, l’esponente del movimento cattolico ha citato le parole pronunciate da Papa Francesco, che volle iniziare non a caso il suo pontificato facendosi pellegrino a Lampedusa, l’isola simbolo dell’accoglienza dei migranti e delle tragedie del mareChiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle; ti chiediamo, Padre, perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta l’anestesia del cuore; ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi e rendono le persone insensibili alle grida degli altri”: «Queste parole, pronunciate alcuni anni fa – denota Gilberto Grasso -, sono tanto vere ancora oggi. Sono tanto vere se pensiamo a questa tragedia, sono tanto vere se pensiamo al cuore indurito, al cuore stordito, al cuore accomodato nel proprio benessere, all’anestesia del cuore che tante volte tocca anche la nostra vita. Noi conosciamo queste storie, abbiamo aperto dei corridoi umanitari che possono essere una salvezza per tante persone, ma questo non ci deve anestetizzare, anzi ci deve impegnare ancora di più e ci deve liberare dall’anestesia del cuore, dallo stordimento che tante volte prende nelle nostre giornate, tanto siamo ripiegati su noi stessi».

Le icone dei migranti e di Cristo che hanno accompagnato la preghiera

Da qui la necessità di dar vita a questa veglia di preghiera: «Che – precisa l’esponente della Comunità di Sant’Egidio – vuole essere anche una grande domanda alla nostra società, a chi ci governa, a tutti. La domanda di smettere di essere anestetizzati e di piegarci finalmente ad ascoltare il grido di chi soffre. Siamo capaci di amare e di ospitare lo straniero come Dio lo ospita nel mondo e lo salva nella sua misericordia? È la domanda che ci fa questa sera la Parola del Signore e allora l’angoscia diventi misericordia, diventi la misericordia di ogni giorno, la misericordia di colui che apre il cuore, che permette all’altro di rigenerarsi, di sentirsi a casa sua, di prendere fiato e di fare l’esperienza che c’è qualcuno che condivide con lui la propria storia».

Quindi l’esortazione rivolta alla comunità pescarese e non solo: «Facciamo dell’ospitalità ogni giorno in questa città un evento di grazia del Signore – invita Grasso -, mostriamo che l’ospitalità è possibile; che non solo è possibile ma che è un evento di grazia del Signore e che le porte chiuse e i muri rappresentano solo una crudeltà. L’ospitalità è un evento di grazia del Signore, lo sperimentiamo ogni giorno. Il Signore si onora di visitarci e di farsi accogliere inviando presso di noi una sua immagine, quella del migrante e del rifugiato. Per questo, fedeli alla Parola del Signore, siamo chiamati ancora questa sera ad accogliere nel nostro cuore questo grido, ma anche la vita di tutti coloro, fratelli e sorelle, che vivono tra noi, con il saluto del risorto “Pace a voi!”. Diffondiamo la cultura dell’accoglienza e dell’ospitalità, che è la cultura di cui oggi questo mondo ha bisogno e di cui è tanto privo, per accogliere l’onore della visita che il Signore ci fa attraverso la storia, attraverso la vita di tanti migranti, di tanti rifugiati e dei loro figli».

About Davide De Amicis (4550 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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