“L’amore di Cristo non è selettivo, abbraccia tutti!”
"Vi confesso – confida il Santo Padre - che sono molto addolorato per la tragedia che ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo. Centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane, che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato. Fratelli e sorelle, interroghiamoci tutti su questa ennesima tragedia. È il momento della vergogna"
Nel Regina Caeli odierno, affacciandosi in piazza San Pietro dal Palazzo apostolico, Papa Francesco ha approfondito il Vangelo che fa conoscere la quarta domenica di Pasqua anche come la Domenica del Buon Pastore: «Gesù Buon Pastore difende, conosce, e soprattutto ama le sue pecore – spiega il Papa -. E per questo dà la vita per loro. L’amore per le pecore, cioè per ognuno di noi, lo porta a morire sulla croce, perché questa è la volontà del Padre, che nessuno vada perduto. L’amore di Cristo non è selettivo, abbraccia tutti». Un compito, quello di Cristo, che la comunità ecclesiale ha ereditato: «La Chiesa – sottolinea il Pontefice – è chiamata a portare avanti questa missione di Cristo. Oltre a quanti frequentano le nostre comunità, ci sono tante persone, la maggioranza, che lo fanno solo in casi particolari o mai. Ma non per questo non sono figli di Dio. Il Padre affida tutti a Gesù Buon Pastore, che per tutti ha dato la vita». In seguito Papa Bergoglio ha espresso la sua vicinanza alla popolazione delle Isole di Saint Vincent e Grenadine: «Dove un’eruzione vulcanica – ricorda – sta provocando gravi danni e disagi. Assicuro la mia preghiera e benedico quanti prestano soccorso e assistenza, e sono vicino anche alle vittime dell’incendio di un ospedale per i malati di Covid a Baghdad».
Dopo la recita del Regina Caeli, il Papa ha commentato l’ennesima tragedia del mare, nella quale hanno perso la vita numerosi migranti: «Vi confesso – confida il Santo Padre – che sono molto addolorato per la tragedia che ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo. Centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane, che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato. Fratelli e sorelle, interroghiamoci tutti su questa ennesima tragedia. È il momento della vergogna. Preghiamo per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio per loro».
PAPA FRANCESCO AI NOVELLI SACERDOTI: “ALLONTANATEVI DALLA VANITA’, DALL’ORGOGLIO DEI SOLDI”
Poco prima, in mattinata, nella basilica di San Pietro il Pontefice aveva ordinato sacerdoti nove diaconi della diocesi di Roma in occasione dell’odierna Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: «Considerate che esercitando il ministero della sacra dottrina – ammonisce, rivolgendosi ai sacerdoti in pectore – sarete partecipi della missione di Cristo, l’unico maestro. Sarete come lui pastori, questo è quello che vuole di voi. Pastori. Pastori del santo popolo fedele di Dio. Pastori che vanno con il popolo di Dio: a volte davanti al gregge, a volte in mezzo o dietro, ma sempre lì, con il popolo di Dio. Questa non è una carriera, è un servizio, un servizio come quello che ha fatto Dio al suo popolo. E questo servizio di Dio al suo popolo ha delle ‘tracce’, ha uno stile, uno stile che voi dovete seguire. Stile di vicinanza, stile di compassione e stile di tenerezza. Questo è lo stile di Dio. Vicinanza, compassione, tenerezza».
E per il Papa Francesco sono quattro le vicinanze del prete, con Dio, nella preghiera, nei Sacramenti e nella Messa: «Siate vicini al santo popolo fedele di Dio – esorta il Papa -. Ma prima di tutto vicini a Dio, con la preghiera. Un sacerdote che non prega lentamente, spegne il fuoco dello Spirito dentro. Vicinanza a Dio». Quindi, la vicinanza al Vescovo e, terza: «La vicinanza tra voi – approfondisce Bergoglio -. E io vi suggerisco un proposito da fare in questo giorno. Mai sparlare di un fratello sacerdote. Se voi avete qualcosa contro un altro, siate uomini, avete i pantaloni: andate lì, e diteglielo in faccia».
Ma per il Pontefice, dopo Dio, la vicinanza più importante è al santo popolo fedele di Dio: «Nessuno di voi – osserva il Santo Padre – ha studiato per diventare sacerdote. Avete studiato le scienze ecclesiastiche, come la Chiesa dice che si deve fare. Ma voi siete stati eletti, presi dal popolo di Dio. Il Signore diceva a Davide “Io ti ho tolto da dietro il gregge”. Non dimenticatevi da dove siete venuti, della vostra famiglia, del vostro popolo… Non perdete il fiuto del popolo di Dio». Nella parte finale della sua omelia, Papa Bergoglio ha ribadito le quattro vicinanze del presbitero (vicinanza con Dio, vicinanza con il Vescovo, vicinanza tra voi, vicinanza con il popolo di Dio): «Lo stile di vicinanza – ripete Papa Francesco – che è lo stile di Dio. Ma lo stile di Dio è anche uno stile di compassione e di tenerezza. Non chiudere il cuore ai problemi. E ne vedrete tanti!».
Quindi ancora un suggerimento del Pontefice per i novelli presbiteri: «Quando la gente viene a dirvi i problemi e per essere accompagnata… Perdete tempo ascoltando e consolando – aggiunge -. La compassione, che ti porta al perdono, alla misericordia. Per favore, siate misericordiosi, siate perdonatori. Perché Dio perdona tutto, non si stanca di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Vicinanza e compassione. Ma compassione tenera, con quella tenerezza di famiglia, di fratelli, di padre… Con quella tenerezza che ti fa sentire che stai nella casa di Dio».
Infine l’invito: «Per favore – conclude -, allontanatevi dalla vanità, dall’orgoglio dei soldi. Il diavolo entra ‘dalle tasche’. Pensate questo. Siate poveri, come povero è il santo popolo fedele di Dio. Poveri che amano i poveri. Non siate arrampicatori. La “carriera ecclesiastica”… Poi diventi funzionario, e quando un sacerdote inizia a fare l’imprenditore, sia della parrocchia sia del collegio…, sia dove sia, perde quella vicinanza al popolo, perde quella povertà che lo rende simile a Cristo povero e crocifisso, e diventa l’imprenditore, il sacerdote imprenditore e non il servitore».