Libertà religiosa: “Negata a due terzi della popolazione mondiale, specie cristiana”
"La pandemia è stata usata dai gruppi estremisti – conferma Acs - anche come propaganda per reclutare nuovi membri. Numerose pubblicazioni su internet di Al-Qaeda, Stato Islamico e Boko Haram hanno descritto il Covid-19 come una punizione di Dio per ‘l’Occidente miscredente’ e hanno promesso immunità contro il virus, assicurando un posto in paradiso ai jihadisti. Regimi autoritari come la Cina hanno usato l’epidemia per porre maggiori restrizioni sulla pratica della religione e chiudere siti web che trasmettevano cerimonie religiose"
È sempre più in pericolo la libertà religiosa nel mondo, specie per quanto concerne i cristiani. Lo ha denunciato la Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) nella quindicesima edizione del suo rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, elaborato ogni due anni e diffuso ieri nelle sue 23 sedi sparse in tutto il mondo: «Due terzi della popolazione mondiale – si legge nel rapporto – vive in Paesi in cui le violazioni della libertà religiosa avvengono in una forma o nell’altra, e i cristiani sono il gruppo maggiormente perseguitato. È una situazione che si è consolidata nel corso dei secoli, passando da una radice di intolleranza alla discriminazione, fino ad arrivare alla persecuzione».
Lo studio non si limita a prendere in esame le violazioni ai danni dei cristiani, e dei cattolici in particolare, prendendo anche in considerazione “le dinamiche persecutorie e discriminatorie” sofferte nell’ultimo biennio (agosto 2018 – novembre 2020) dai credenti di ogni religione: «La libertà religiosa – approfondisce Acs – è violata in 62 Paesi del mondo su un totale di 196 (31,6%), dove vivono circa due terzi della popolazione mondiale. Il numero di persone che risiedono in questi Paesi sfiora, infatti, i 5,2 miliardi, poiché tra i peggiori trasgressori vi sono alcune delle nazioni più popolose del mondo come Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Nigeria. In 26 dei 62 Paesi la violazione ha le forme di una vera e propria persecuzione, nei restanti 36 si parla di discriminazione». Quindi il rapporto ha elencato anche altri 24 Paesi messi “sotto osservazione” in quanto, nel biennio 2018-2020, sono emersi «nuovi elementi che destano preoccupazione come crimini di odio con un pregiudizio religioso e atti di vandalismo».
Tutti gli altri Paesi non sono inseriti nel Rapporto: «Ma ciò – precisa la Fondazione – non significa che in tali nazioni il diritto alla libertà religiosa sia pienamente rispettato». A commettere queste queste violazioni, secondo l’indagine di Acs, sono le reti jihadiste transnazionali, composte da terroristi islamisti dotati di sofisticate tecnologie digitali per reclutare, radicalizzare e sferrare attacchi, governi autoritari e movimenti di nazionalismo religioso maggioritario. Le metodiche usate per perpetrare queste violenze sulle minoranze religiose sono «le violenze sessuali e i crimini contro bambine – denuncia Aiuto alla Chiesa che soffre -, ragazze e donne, che vengono rapite, violentate e obbligate a cambiare la loro fede attraverso conversioni forzate, repressive tecnologie di sorveglianza che prendono sempre più di mira i gruppi di fedeli».
Ma sono stati anche altri i canali utilizzati per ostacolare la libertà religiosa: «Gli Stati – rileva il 15° Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre – si sono serviti dell’insicurezza causata dal Covid-19 per aumentare il controllo sui loro cittadini, e gli attori non statali hanno approfittato della confusione per reclutare, espandersi e provocare crisi umanitarie più ampie, con profonde implicazioni per i diritti umani, incluso quello della libertà religiosa. La malattia ha esacerbato le fragilità esistenti legate a fattori quali povertà, corruzione e strutture statali inadeguate. I gruppi terroristici e gli estremisti islamici, ad esempio in Africa, hanno approfittato della distrazione dei governi per aumentare il numero degli attacchi violenti e consolidare le proprie conquiste territoriali».
Ma la pandemia è stata sfruttata anche in altro modo: «È stata usata dai gruppi estremisti – conferma Acs – anche come propaganda per reclutare nuovi membri. Numerose pubblicazioni su internet di Al-Qaeda, Stato Islamico e Boko Haram hanno descritto il Covid-19 come una punizione di Dio per ‘l’Occidente miscredente’ e hanno promesso immunità contro il virus, assicurando un posto in paradiso ai jihadisti. Regimi autoritari come la Cina hanno usato l’epidemia per porre maggiori restrizioni sulla pratica della religione e chiudere siti web che trasmettevano cerimonie religiose».
E delle teorie complottiste hanno trovato appiglio anche online «insinuando – riporta l’indagine – che gli ebrei avessero causato l’epidemia, mentre in India sono state lanciate accuse contro le minoranze musulmane, e in diversi Paesi come Cina, Niger, Turchia ed Egitto la pandemia è stata attribuita ai cristiani». Infine hanno soffiato sul fuoco anche vecchi pregiudizi sociali esistenti nei riguardi delle comunità religiose minoritarie che «hanno anche portato – illustra Acs – ad un aumento delle discriminazioni attraverso la negazione dell’accesso agli aiuti sanitari alimentari». È stato questo il caso del Pakistan. Ma, secondo Aiuto alla Chiesa che soffre, c’è stato anche un caso di risposta statale positiva: «Il governo comunista di Cuba – conclude la Fondazione – ha permesso, per la prima volta, la diffusione sulla televisione di Stato della Via Crucis con Papa Francesco e delle liturgie pasquali».