Dante: “Profeta di speranza e testimone della sete d’infinito nel cuore dell’uomo”
"Molto meglio di tanti - riconosce il Papa - altri egli ha saputo esprimere, con la bellezza della poesia, la profondità del mistero di Dio e dell’amore. Il suo poema, altissima espressione del genio umano, è frutto di un’ispirazione nuova e profonda, di cui il Poeta è consapevole quando ne parla come del “poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra”

«Profeta di speranza e testimone della sete di infinito insita nel cuore dell’uomo». Così Papa Francesco ha definito Dante Alighieri nella lettera apostolica “Candor lucis aeternae”, pubblicata oggi in occasione del settimo centenario della morte del sommo poeta nella giornata in cui si celebra il Dantedì: la Giornata nazionale in memoria del poeta istituita lo scorso anno dal Governo. Un evento che si ripeterà ogni 25 marzo data in cui, secondo gli studiosi, Dante avrebbe iniziato il suo viaggio nell’aldilà (precisamente nella notte tra il 24 e il 25 marzo del 1300) raccontato nel primo canto dell’Inferno della Divina Commedia fin dai primi versi “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”: «In questa ricorrenza, pertanto – scrive il Papa -, desidero unirmi anch’io al numeroso coro di quanti vogliono onorare la sua memoria».
Lo stesso Pontefice, tra l’altro, ha ricordato come proprio il 25 marzo (festa dell’Annunciazione) a Firenze iniziava l’anno secondo secondo il computo ab Incarnatione: «Tale data, vicina all’equinozio di primavera – approfondisce il Santo Padre – e nella prospettiva pasquale, era associata sia alla creazione del mondo sia alla redenzione operata da Cristo sulla croce, inizio della nuova creazione. Essa, pertanto, nella luce del Verbo incarnato, invita a contemplare il disegno d’amore che è il cuore stesso e la fonte ispiratrice dell’opera più celebre del Poeta, la Divina Commedia».

Per questo, a detta di Papa Bergoglio, non può mancare il riconoscimento della Chiesa all’opera del grande artista fiorentino: «La voce della Chiesa – conferma Papa Francesco – che si associa all’unanime commemorazione dell’uomo e del poeta Dante Alighieri. Molto meglio di tanti altri egli ha saputo esprimere, con la bellezza della poesia, la profondità del mistero di Dio e dell’amore. Il suo poema, altissima espressione del genio umano, è frutto di un’ispirazione nuova e profonda, di cui il Poeta è consapevole quando ne parla come del “poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra”. Con questa lettera apostolica – prosegue il Papa – desidero unire la mia voce a quelle dei miei predecessori che hanno onorato e celebrato il Poeta, particolarmente in occasione degli anniversari della nascita o della morte, così da proporlo nuovamente all’attenzione della Chiesa, all’universalità dei fedeli, agli studiosi di letteratura, ai teologi, agli artisti». Oltre ad averlo citarlo nella sua prima enciclica, “Lumen Fidei”, Francesco ha poi ricordato di aver dedicato a Dante un messaggio per i 750 anni dalla nascita del Poeta, affinché «la figura dell’Alighieri e la sua opera siano nuovamente comprese e valorizzate».
Da qui la sua proposta di leggere la Commedia come «un grande itinerario, anzi come un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e storico, il paradigma di ogni autentico viaggio in cui l’umanità è chiamata a lasciare quella che Dante definisce “l’aiuola che ci fa tanto feroci” (Par. XXII, 151) per giungere a una nuova condizione, segnata dall’armonia, dalla pace, dalla felicità».
Ecco, quindi, come il Santo Padre vede Dante: «Profeta di speranza – rileva -, annunciatore della possibilità del riscatto, della liberazione, del cambiamento profondo di ogni uomo e donna, di tutta l’umanità. Poeta che può anche oggi arricchire la mente e il cuore di tanti, soprattutto giovani, che, accostandosi alla sua poesia in una maniera per loro accessibile, riscontrano, da una parte, inevitabilmente, tutta la lontananza dell’autore e del suo mondo; e tuttavia, dall’altra, avvertono una sorprendente risonanza». Così lo ha definito il Papa il 10 ottobre 2020, ricevendo la delegazione dell’arcidiocesi di Ravenna, in occasione dell’apertura dell’Anno Dantesco.