È di un abruzzese la musica della preghiera a San Giuseppe del Papa
"Inizialmente – racconta l'autore Emanuele Castellano – avevo scritto una musica pensata per coro a 4 voci miste con un’armonizzazione piuttosto semplice. Successivamente ho voluto rimettere mano all’armonizzazione corale, rendendola più completa, e scrivendo l’orchestrazione per un ensemble di archi e flauto concertante, coinvolgendo come musicisti dei giovani professionisti della nostra città, formati presso il Conservatorio “A. Casella”

È stata curata maestro aquilano Emanuele Castellano la scrittura della musica per la preghiera a San Giuseppe con cui Papa Francesco ha voluto concludere la Lettera Apostolica “Patris corde”, pubblicata in occasione del 150° anniversario della proclamazione del Santo a Patrono della Chiesa universale, con l’indizione di un anno speciale dedicato al santo.

Lo ha riferito in questi giorni l’Ufficio Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi aquilana, in un comunicato che riporta anche le parole dell’autore musicale: «Inizialmente – racconta Castellano – avevo scritto una musica pensata per coro a 4 voci miste con un’armonizzazione piuttosto semplice. Successivamente ho voluto rimettere mano all’armonizzazione corale, rendendola più completa, e scrivendo l’orchestrazione per un ensemble di archi e flauto concertante, coinvolgendo come musicisti dei giovani professionisti della nostra città, formati presso il Conservatorio “A. Casella”».
Alla registrazione professionale del brano hanno collaborato il tecnico del suono Enrico Tiberi e l’Ufficio liturgico dell’arcidiocesi, diretto da don Martin Gajda, che ha messo a disposizione per l’esecuzione la monumentale chiesa di San Silvestro nel centro cittadino. Alla registrazione dell’inno scritto da Papa Francesco in onore di San Giuseppe hanno partecipato sia il Coro “San Massimo”, diretto da Daniele Castellano e composto dai ragazzi della Pastorale giovanile dell’arcidiocesi, come anche il Coro della parrocchia universitaria dell’Aquila, che ha come patrono San Giuseppe, venerato con il titolo di “artigiano”.