Obesità infantile: l’Italia è al quarto posto in Europa
"Per un bambino obeso, rispetto ad un bambino senza comorbilità – spiega Annamaria Staiano, vice presidente della Sip -, il rischio relativo di sviluppare una forma grave di Covid-19 è pari a 2.87 confermando l’ipotesi che l’obesità rappresenti un importante fattore di rischio per manifestazioni cliniche più severe"
Oggi, giovedì 4 marzo, ricorre la Giornata mondiale dell’obesità, una patologia che per l’impatto a breve e lungo termine sulla salute dell’individuo è ormai universalmente riconosciuta come il male del secolo. Con il 9.4% dei bambini obesi (inclusi i bambini gravemente obesi che rappresentano il 2.4%) e il 20,4% in sovrappeso, l’Italia è al 4° posto in Europa, dopo Cipro, Grecia e Spagna, tra i Paesi con i più alti valori di eccesso ponderale nell’infanzia.
Lo ha rilevato la Società italiana di pediatria (Sip), constatando che l’attuale pandemia da Sars-CoV-2 ha dimostrato quanto obesità e malattie croniche non trasmissibili, come patologie cardiovascolari, respiratorie, diabete, tumori, siano il principale fattore di rischio per forme più gravi di Covid-19, sia in età adulta che in età pediatrica.
A confermarlo sono diversi studi: «Per un bambino obeso, rispetto ad un bambino senza comorbilità – spiega Annamaria Staiano, vice presidente della Sip -, il rischio relativo di sviluppare una forma grave di Covid-19 è pari a 2.87 confermando l’ipotesi che l’obesità rappresenti un importante fattore di rischio per manifestazioni cliniche più severe». In occasione della giornata odierna, la Società italiana di pediatria rilancia la necessità di porre in essere azioni di contrasto all’obesità infantile, anche seguendo l’esempio di altri Paesi.
Un articolo recentemente pubblicato ha dimostrato come il supporto delle politiche sociali per l’infanzia (ad esempio, asili nido, assegni familiari, detrazioni fiscali) sia in grado di indurre una riduzione nella prevalenza di obesità infantile: «Tali dati – conclude la Staiano – forniscono ulteriori evidenze, se ancora ce ne fosse bisogno, dell’importanza di politiche sociali volte all’educazione sanitaria ed alla promozione di uno stile di vita sano (alimentazione equilibrata ed attività fisica regolare fin dalla prima infanzia), che rappresenta l’arma principale per combattere questa silenziosa epidemia».