Perché è importante leggere Dante (… e non solo leggere chi ha letto Dante)
Nell'anno dantesco, un breve ma sentito invito a riscoprire il nostro Poeta, tanto amato ma forse poco letto.
La fine del 2020 e l’inizio del 2021 ha generato una mole considerevole di aspettative per il nuovo anno, reso benissimo da Zerocalcare nel finale del suo spassoso mini cartoon Somme di fine anno; nell’ attesa di veder realizzato quanto tutti auspichiamo di buono, non mancano già alcune certezze: tra queste c’è che il 2021 è il settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri (1321-2021). Il fatto, sovente anziché far alzare le braccia per la gioia fa alzare qualche sopracciglio, a causa della convinzione che si tratti di un evento prettamente “culturale” (nell’accezione più elitaria del termine, e su questo tornerò alla fine dell’articolo), e quindi di scarso rilievo per tutta la popolazione.
In realtà di Dante si parla sempre e in tutti gli ambienti, tanto che il linguista Giuseppe Antonelli ha rilanciato la definizione di “Dante pop” (già titolo di un libro di A. Cotugno e T.Gargano, del 2016). La cosa non ha valore negativo (né per Antonelli, né tantomeno per me) al contrario: andrebbe incoraggiata la presenza di Dante e delle sue opere in tutti gli strati sociali, a partire da quelli che hanno poche possibilità di incontrarlo in casa. Ma c’è un problema, a mio parere. Dante infatti il più delle volte arriva in forma mediata, per un tramite, c’è sempre qualcuno che “ci parla” di lui, quando invece dovremmo leggerlo in prima persona; questo aspetto non è affatto secondario, perché significa non entrare in contatto direttamente con la bellezza e grandezza della vita, delle opere e della lingua, di quest’uomo e poeta cristiano, più vicino a noi di quanto si pensi. O, perlomeno, affiancare ai commenti le letture dirette dei testi.
Su queste tre parole (uomo, poeta e cristiano) vorrei basare il mio più che modesto e breve invito alla lettura diretta di Dante, senza intermediari.
Innanzitutto leggere Dante significa entrare in contatto con l’esperienza di un uomo, con tutte le sue paure, contraddizioni e passioni: ne troviamo traccia in tutte le sue opere; ad esempio, accostarsi alla Vita nova significa leggere del giovane Dante innamorato di Beatrice, dove il Poeta a un certo punto ricorda che l’innamoramento era tale che: «Amore […] mi comandava molte volte che io cercassi questa angiola […]; onde io molte volte nella mia puerizia l’andai cercando»(Vita nova, 1,9). Come un qualsiasi ragazzo, vive la passione per una ragazza e fa di tutto per incontrarla.
Tra le sue poesie giovanili poi non mancano quelle giocose, scritte per prendere in giro (anche pesantemente) un suo amico, Forese Donati: insomma, si tratta sì di uomo del Medioevo, ma le cui caratteristiche sentimentali sono esattamente come le nostre, come quelle di tutti gli uomini.
L’Alighieri è poi un credente, cristiano, aspetto forse un po’ sottovalutato dal grande pubblico. Come ricordato da un dantista come Emiliano Bertin: «Quasi tutta l’opera di Dante non è immaginabile senza il contributo della Scrittura» (“Alighieri Dante”, in Dizionario biblico della letteratura italiana, pag. 29); l’attenzione alla Bibbia però non è solo quella di un letterato, ma anche quella di un credente, altrimenti come ci si potrebbe rivolgere nella Commedia alla Vergine Maria con queste bellissime parole, intrise di Fede: «Vergine Madre, figlia de tuo figlio,/ umile e alta più che creatura […]/ tu se’ colei che l’umana natura/ nobilitasti sì , che’l suo fattore/ non disdegnò di farsi sua fattura» (Pd, XXX,1-2.4-6). Parole che sono come una carezza per noi e che ci manifestano la grazia ricevuta dal Poeta durante il suo cammino di Redenzione.
In ultimo, Dante è un poeta, cioè per dirla con Alejandro Jodorowsky, un uomo con un dono, che : «ci tende la mano per condurci oltre l’ultimo orizzonte, oltre la cima della piramide, in quella terra che si estende oltre il vero e il falso, oltre la vita e la morte, oltre lo spazio e il tempo, oltre la ragione e la fantasia» (Psicomagia, [e-book]).
Dunque perché privarci delle sue parole, oppure sentircele raccontate da altri, rinunciando di compiere questo bellissimo viaggio in prima persona?
Prima di chiudere è necessario un appunto: come ricordato anche da Gianni Rodari, in una intervista degli anni Settanta, la divaricazione tra scrittori e popolo è secolare, ma è anche uno degli aspetti che impediscono di avvicinarsi alla frequentazione dei libri, già a partire dall’infanzia; sarebbe ora che si provasse a pensare alla lettura e agli scrittori come risorse utili a tutti, non come piedistalli su cui ergersi in modo da staccarsi narcisisticamente dagli altri… E poi, per le opere e la lingua di Dante, non preoccupatevi: ci sono sempre le note di spiegazione a piè di pagina!