“La Chiesa è forte, ma la corruzione è un problema profondo”
"Per arrivare ai risultati di oggi - racconta il Papa - siamo partiti da una riunione di cinque anni fa su come aggiornare il sistema giudiziario, poi con le prime indagini ho dovuto rimuovere posizioni e resistenze, si è andati a scavare nelle finanze, abbiamo nuovi vertici allo Ior, insomma ho dovuto cambiare tante cose e tante molto presto cambieranno"
«La Chiesa è e resta forte ma il tema della corruzione è un problema profondo, che si perde nei secoli». Lo ha dichiarato Papa Francesco in un’intervista esclusiva rilasciata all’Adnkronos: «La Chiesa – approfondisce il Papa – è stata sempre una casta meretrix, una peccatrice. Diciamo meglio una parte di essa, perché la stragrande maggioranza va in senso contrario, persegue la giusta via. Però è innegabile che personaggi di vario tipo e spessore, ecclesiastici e tanti finti amici laici della Chiesa, hanno contribuito a dissipare il patrimonio mobile e immobile non del Vaticano ma dei fedeli. A me colpisce il Vangelo quando il Signore chiede di scegliere: o segui Dio o segui il denaro. Lo ha detto Gesù, non è possibile andare dietro a entrambi».
Quindi Papa Francesco ha riflettuto su come eliminare il malaffare nella Chiesa: «Non credo possa esserci una sola persona, dentro e fuori di qui – osserva il Pontefice -, contraria ad estirpare la malapianta della corruzione. Non ci sono strategie particolari, lo schema è banale, semplice, andare avanti e non fermarsi, bisogna fare passi piccoli ma concreti. Per arrivare ai risultati di oggi siamo partiti da una riunione di cinque anni fa su come aggiornare il sistema giudiziario, poi con le prime indagini ho dovuto rimuovere posizioni e resistenze, si è andati a scavare nelle finanze, abbiamo nuovi vertici allo Ior, insomma ho dovuto cambiare tante cose e tante molto presto cambieranno».
All’interno dell’intervista, Papa Bergoglio si è espresso anche nei confronti del suo predecessore Benedetto XVI: «Benedetto per me – sottolinea – è un padre e un fratello, per lettera gli scrivo filialmente e fraternamente». Quindi, ancora una volta, Francesco ha smentito le contrapposizioni mediatiche attribuite a lui e a Papa Ratzinger: «Lo vado a trovare spesso lassù – racconta il Santo Padre – e se recentemente lo vedo un po’ meno è solo perché non voglio affaticarlo. Il rapporto è davvero buono, molto buono, concordiamo sulle cose da fare. Benedetto è un uomo buono, è la santità fatta persona. Non ci sono problemi fra noi, poi ognuno può dire e pensare ciò che vuole».
In riferimento ad un altro cliché mediatico, quello del Papa solo, afferma: «Se sono solo? – s’interroga Bergoglio – Ci ho pensato. E sono arrivato alla conclusione che esistono due livelli di solitudine. Uno può dire, mi sento solo perché chi dovrebbe collaborare non collabora, perché chi si dovrebbe sporcare le mani per il prossimo non lo fa, perché non seguono la mia linea o cose così, e questa è una solitudine diciamo… funzionale. Poi c’è una solitudine sostanziale, che non provo, perché ho trovato tantissima gente che rischia per me, mette la sua vita in gioco, che si batte con convinzione perché sa che siamo nel giusto e che la strada intrapresa, pur fra mille ostacoli e naturali resistenze, è quella giusta».
Infine il Papa ha parlato delle critiche: «A nessuno piacciono – ammette Francesco -, specie quando sono schiaffi in faccia, quando fanno male se dette in malafede e con malignità. Con altrettanta convinzione però dico che le critiche possono essere costruttive, e allora io me le prendo tutte perché la critica porta a esaminarmi, a fare un esame di coscienza, a chiedermi se ho sbagliato, dove e perché ho sbagliato, se ho fatto bene, se ho fatto male, se potevo fare meglio».