“Un pasto al giorno” per aiutare la Comunità Giovanni XXIII
"Questa iniziativa annuale – racconta Cristiano Verziere – ci permette di raccogliere fondi e andare avanti, perché noi viviamo molto di Provvidenza accogliendo adulti che non sono in grado di versare una retta (ex carcerati, ragazze che escono dalla strada, adulti psichiatrici). Situazioni problematiche che, a volte, ci fanno fare un po’ fatica e questa è una delle attività che proponiamo alla diocesi per raccogliere fondi, i quali ci consentono di continuare a condividere la nostra vita e i nostri pasti con le 41 mila persone che accogliamo in tutto il mondo nelle nostre strutture"
La Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi nel 1968 e presente in 40 Paesi del mondo con oltre 500 realtà di accoglienza, sabato 26 e domenica 27 settembre scenderà in 800 piazze in tutta Italia con l’iniziativa solidale “Un pasto al giorno” per aiutare i “nuovi poveri” divenuti tali a seguito della crisi economica innescata dalla pandemia di Coronavirus Covid-19: «Per molti – si legge in una nota della Comunità – il Coronavirus ha significato proprio questo e nel solo mese di giugno in Italia i cosiddetti nuovi poveri sono stati il 34% del totale di coloro che si sono rivolti alle strutture di sostegno. La nostra missione non si può fermare soprattutto di fronte alle nuove difficoltà emerse con la pandemia, perché non ci sono solo i problemi materiali, ma in questi tempi difficili anche il sostegno psicologico, quella mano tesa che ti fa sentire meno solo, diventa fondamentale».
E durante l’iniziativa solidale, in cambio di un’offerta libera, sarà possibile portare con sé a casa un segno concreto di accoglienza e solidarietà verso chi è più nel bisogno. Infatti, con il contributo degli artisti dell’associazione Autori di immagini, è stata realizzata una collezione di tovagliette all’americana: «Un oggetto simbolico – precisa la Comunità Giovanni XXIII – che rappresenta il posto preparato per qualcuno alla propria tavola. Ecco perché partecipare all’iniziativa significa “prenotare” un posto alla nostra tavola destinato a chi oggi non riesce a provvedere da solo al cibo. Sarà come invitare alla propria tavola una persona in difficoltà, apparecchiando un posto in più, nel segno di una solidarietà concreta che può fare la differenza proprio ora che ce n’è più bisogno».
Saranno tantissime le piazze italiane presidiate dagli operatori della nota associazione, anche nell’arcidiocesi di Pescara-Penne dove le postazioni saranno collocate: davanti la parrocchia di San Domenico a Penne, nelle parrocchie di San Pietro, Madonna delle Grazie, Santa Maria del Carmine, Sant’Antonio e San Nicola a Loreto Aprutino, davanti le parrocchie di Sant’Andrea Apostolo e San Gabriele Arcangelo, al Convento di San Patrignano e in via Massimo D’Antona a Collecorvino, in piazza Marino Di Resta a Santa Teresa di Spoltore, presso la chiesa di San Michele Arcangelo a Città Sant’Angelo, davanti le parrocchie della Beata Vergine Maria del Carmelo, di San Raffaele Arcangelo e di Sant’Antonio di Padova a Montesilvano, nonché davanti la parrocchia del Santissimo Crocifisso a Villaggio Alcyone di Pescara.
Tra i volontari pescaresi coinvolti ci sarà Cristiano Verziere: «Questa iniziativa annuale – racconta il responsabile della Casa famiglia “Mia gioia” di Collecorvino, che a giorni si trasferirà nei locali della parrocchia di San Marco a Pescara – ci permette di raccogliere fondi e andare avanti, perché noi viviamo molto di Provvidenza accogliendo adulti che non sono in grado di versare una retta (ex carcerati, ragazze che escono dalla strada, adulti psichiatrici). Situazioni problematiche che, a volte, ci fanno fare un po’ fatica e questa è una delle attività che proponiamo alla diocesi per raccogliere fondi, i quali ci consentono di continuare a condividere la nostra vita e i nostri pasti con le 41 mila persone che accogliamo in tutto il mondo nelle nostre strutture. Ricevere questa offerta sarà importante, permettendo a tante persone di andare avanti nella quotidianità condividendo con loro il pasto e la vita. Ci si metterà accanto agli ultimi e agli indifesi. Non c’è chi salva e chi è salvato, come diceva don Oreste Benzi, ma solo insieme ci si salva».