“Abbiamo spezzato i legami con Creatore e creato, ascoltiamo la terra”
"Rinnovo il mio appello – rilancia il Papa - a cancellare il debito dei Paesi più fragili alla luce dei gravi impatti delle crisi sanitarie, sociali ed economiche che devono affrontare a seguito del Covid-19"
«Abbiamo spezzato i legami che ci univano al Creatore, agli altri esseri umani e al resto del creato. Abbiamo bisogno di risanare queste relazioni danneggiate, che sono essenziali per sostenere noi stessi e l’intero tessuto della vita». Lo ha scritto Papa Francesco nel suo messaggio in occasione dell’odierna Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, nell’anno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario del Giorno della Terra.
Cinque i punti sui quali si fonda il testo: ricordare, ritornare, riposare, riparare e rallegrarsi: «Il Giubileo è un tempo di ritorno a Dio – afferma il Papa -, nostro amorevole creatore. Non si può vivere in armonia con il creato senza essere in pace col Creatore, fonte e origine di tutte le cose. Nel Giubileo l’attenzione deve essere rivolta specialmente ai poveri e ai più vulnerabili, perché è un tempo per dare libertà agli oppressi e a tutti coloro che sono incatenati nei ceppi delle varie forme di schiavitù moderna, tra cui la tratta delle persone e il lavoro minorile».
Da qui l’incoraggiamento a «ritornare ad ascoltare la terra – esorta il Pontefice -. Oggi la voce del creato ci esorta, allarmata, a ritornare al giusto posto nell’ordine naturale, a ricordare che siamo parte, non padroni, della rete interconnessa della vita». Da queste parole è emerso anche un monito: «La disintegrazione della biodiversità – ammonisce il Santo Padre -, il vertiginoso aumento dei disastri climatici, il diseguale impatto della pandemia in atto sui più poveri e fragili, sono campanelli d’allarme di fronte all’avidità sfrenata dei consumi».
Poi, ancora, un riferimento all’esortazione apostolica “Querida Amazonia”: «La terra dalla quale siamo stati tratti – ricorda il Pontefice – è luogo di preghiera e di meditazione. La capacità di meravigliarci e di contemplare è qualcosa che possiamo imparare specialmente dai fratelli e dalle sorelle indigeni, che vivono in armonia con la terra e con le sue molteplici forme di vita».
Ed è l’uomo il principale artefice dei mali della terra: «Oggi, i nostri stili di vita spingono il pianeta oltre i suoi limiti – ribadisce Papa Bergoglio -. La continua domanda di crescita e l’incessante ciclo della produzione e dei consumi stanno estenuando l’ambiente. Le foreste si dissolvono, il suolo è eroso, i campi spariscono, i deserti avanzano, i mari diventano acidi e le tempeste si intensificano. La creazione geme!». Da questo allarme il Papa ha tratto un invito: «Ci occorre oggi – sostiene – trovare stili equi e sostenibili di vita, che restituiscano alla Terra il riposo che le spetta, vie di sostentamento sufficienti per tutti, senza distruggere gli ecosistemi che ci mantengono».
Tornando a parlare della pandemia di Coronavirus Covid-19, Papa Francesco ha riconosciuto che «ci ha portati in qualche modo a riscoprire stili di vita più semplici e sostenibili. La crisi – precisa -, in un certo senso, ci ha dato la possibilità di sviluppare nuovi modi di vivere. È stato possibile constatare come la Terra riesca a recuperare se le permettiamo di riposare. L’aria è diventata più pulita, le acque più trasparenti, le specie animali sono ritornate in molti luoghi dai quali erano scomparse».
Per questo il Papa ha lanciato un ulteriore appello: «Sfruttare questo momento decisivo – sottolinea – per porre termine ad attività e finalità superflue e distruttive, e coltivare valori, legami e progetti generativi. Dobbiamo esaminare le nostre abitudini nell’uso dell’energia, nei consumi, nei trasporti e nell’alimentazione. Dobbiamo togliere dalle nostre economie aspetti non essenziali e nocivi, e dare vita a modalità fruttuose di commercio, produzione e trasporto dei beni».
Nella seconda parte del messaggio, il Pontefice ha fatto anche un riferimento alla parte del mondo che subisce gli effetti della mancata salvaguardia del creato: «Non dovremmo dimenticare – ammonisce ancora – la storia di sfruttamento del Sud del pianeta, che ha provocato un enorme debito ecologico, dovuto principalmente al depredamento delle risorse e all’uso eccessivo dello spazio ambientale comune per lo smaltimento dei rifiuti. È il tempo di una giustizia riparativa».
Partendo da questo presupposto, il Santo Padre ha fatto una richiesta precisa: «Rinnovo il mio appello – rilancia – a cancellare il debito dei Paesi più fragili alla luce dei gravi impatti delle crisi sanitarie, sociali ed economiche che devono affrontare a seguito del Covid-19. Occorre pure assicurare che gli incentivi per la ripresa, in corso di elaborazione e di attuazione a livello mondiale, regionale e nazionale, siano effettivamente efficaci, con politiche, legislazioni e investimenti incentrati sul bene comune e con la garanzia che gli obiettivi sociali e ambientali globali vengano conseguiti».
Tra le priorità indicate dal Papa non c’è solo quella di «riparare la terra», ma anche la tutela della biodiversità: «Il ripristino di un equilibrio climatico è di estrema importanza – ricorda -, dal momento che ci troviamo nel mezzo di un’emergenza. Occorre fare tutto il possibile per limitare la crescita della temperatura media globale sotto la soglia di 1,5 gradi centigradi, come sancito nell’Accordo di Parigi sul clima. Andare oltre si rivelerà catastrofico, soprattutto per le comunità più povere in tutto il mondo. Un’impresa possibile promuovendo una solidarietà intra-generazionale e inter-generazionale», in vista del prossimo summit sul clima di Glasgow, nel Regno Unito (Cop 26). «Invito ciascun Paese – aggiunge ancora il Pontefice – ad adottare traguardi nazionali più ambiziosi per ridurre le emissioni».
Per quanto riguarda la biodiversità, il Papa sostiene l’appello delle Nazioni Unite a salvaguardare il 30% della Terra come habitat protetto entro il 2030: «Esorto la comunità internazionale – incalza il Pontefice – a collaborare per garantire che il Summit sulla biodiversità (Cop 15) di Kunming, in Cina, costituisca un punto di svolta verso il ristabilimento della Terra come casa dove la vita sia abbondante, secondo la volontà del Creatore».
La parte finale del suo messaggio, Papa Bergoglio l’ha dedicata agli ultimi e agli indifesi: «Occorre proteggere le comunità indigene da compagnie, in particolare multinazionali, che – accusa il Santo Padre, citando il discorso di San Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia delle scienze sociali (27 aprile 2001) -, attraverso la deleteria estrazione di combustibili fossili, minerali, legname e prodotti agroindustriali, “fanno nei Paesi meno sviluppati ciò che non possono fare nei Paesi che apportano loro capitale”. Questa cattiva condotta aziendale rappresenta “un nuovo tipo di colonialismo”, che sfrutta vergognosamente comunità e Paesi più poveri alla disperata ricerca di uno sviluppo economico».
Ma per il Papa un modo per fermare queste pratiche c’è: «È necessario consolidare le legislazioni nazionali e internazionali – sollecita -, affinché regolino le attività delle compagnie di estrazione e garantiscano l’accesso alla giustizia a quanti sono danneggiati». Ricordando che il «graduale emergere di una grande mobilitazione di persone, che dal basso e dalle periferie si stanno generosamente adoperando per la protezione della terra e dei poveri», il Pontefice ha evidenziato che «dà gioia vedere tanti giovani e comunità, in particolare indigene, in prima linea nel rispondere alla crisi ecologica. Stanno facendo appello per un Giubileo della Terra e per un nuovo inizio, nella consapevolezza che “le cose possono cambiare”».
In conclusione, un pensiero è stato rivolto all’Anno speciale di anniversario della Laudato si’, che «sta ispirando – constata Papa Bergoglio – numerose iniziative a livello locale e globale per la cura della casa comune e dei poveri. Questo anno dovrebbe portare a piani operativi a lungo termine, per giungere a praticare un’ecologia integrale nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle diocesi, negli ordini religiosi, nelle scuole, nelle università, nell’assistenza sanitaria, nelle imprese, nelle aziende agricole e in molti altri ambiti».