“Senza anziani non c’è futuro”. L’appello della Comunità Sant’Egidio
"Il valore della vita rimanga uguale per tutti. Chi deprezza quella fragile e debole dei più anziani si prepara a svalutarle tutte"

L’emergenza sanitaria da Covid-19 -che abbiamo affrontato duramente e continuiamo ancora a combattere- ha suscitato molte riflessioni anche da un punto di vista etico sui criteri di preferenza di determinati pazienti rispetto ad altri, nel caso in cui gli strumenti, le strutture e il personale sanitario non fossero sufficienti a garantire l’accesso alle cure di tutti i malati.
«Da una preoccupazione della Comunità di sant’Egidio sul futuro delle nostre società emersa in questi giorni durante la crisi causata dal coronavirus -spiega un comunicato del movimento- nasce questo appello, tradotto in diverse lingue e diffuso a livello internazionale. È rivolto a tutti, cittadini e istituzioni, per un deciso cambiamento di mentalità che porti a nuove iniziative, sociali e sanitarie, nei confronti delle popolazioni anziane.»
Si era infatti prospettato -all’apice dell’emergenza, quando il sistema sanitario nazionale rischiava il collasso- che qualora i medici fossero stati costretti a scegliere a quale paziente destinare le terapie disponibili, la preferenza sarebbe ricaduta sul soggetto più giovane d’età in virtù di una più lunga speranza di vita. In tal caso, si sarebbe irrimediabilmente configurata una implicita condanna verso i pazienti più anziani d’età, ritenuti comparativamente meno meritevoli -da un punto di vista scientifico- di assistenza sanitaria poiché presumibilmente la loro vita dopo la guarigione avrebbe avuto un corso inferiore rispetto a quella di un giovane guarito. Una scelta basata su un criterio meramente utilitaristico.

«In numerosi Paesi di fronte all’esigenza della cura, sta emergendo un modello pericoloso che privilegia una “sanità selettiva”, che considera residuale la vita degli anziani. La loro maggiore vulnerabilità, l’avanzare degli anni, le possibili altre patologie di cui sono portatori, giustificherebbero una forma di “scelta” in favore dei più giovani e dei più sani. -spiega la nota- Sta prendendo piede l’idea che sia possibile sacrificare le loro vite in favore di altre. Papa Francesco ne parla come cultura dello scarto: toglie agli anziani il diritto ad essere considerati persone, ma solo un numero e in certi casi nemmeno quello».
«Rassegnarsi a tale esito è umanamente e giuridicamente inaccettabile. -afferma la Comunità sant’Egidio- Lo è anche in una visione religiosa della vita, ma pure nella logica dei diritti dell’uomo e nella deontologia medica. Non può essere avallato alcuno “stato di necessità” che legittimi o codifichi deroghe a tali principi. La tesi che una più breve speranza di vita comporti una diminuzione “legale” del suo valore è, da un punto di vista giuridico, una barbarie».
L’appello, che è possibile firmare online sul sito della Comunità, è già stato sostenuto da insigni personalità italiane e internazionali. Donne e uomini delle istituzioni, dei vari schieramenti politici, ma anche esponenti accademici e scientifici, prelati e rappresentanti di associazioni cattoliche e non, hanno apertamente appoggiato la posizione della Comunità sant’Egidio e hanno sottoscritto l’invito insieme a migliaia di altri cittadini.
«Crediamo che sia necessario ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure, conquistati nel corso dei secoli. È ora di dedicare tutte le necessarie risorse alla salvaguardia del più gran numero di vite e umanizzare l’accesso alle cure per tutti. Il valore della vita rimanga uguale per tutti. Chi deprezza quella fragile e debole dei più anziani -avverte il movimento- si prepara a svalutarle tutte».
«Con questo appello esprimiamo il dolore e la preoccupazione per le troppe morti di anziani di questi mesi -conclude il comunicato- e auspichiamo una rivolta morale perché si cambi direzione nella cura degli anziani, perché soprattutto i più vulnerabili non siano mai considerati un peso o, peggio, inutili».