Chiude il villaggio di emergenza: ospiti inseriti in programmi di inclusione sociale
«Dopo le prime difficoltà, grazie alla collaborazione di tutti, siamo riusciti a instaurare con ciascun accolto una vera e propria relazione costruttiva - racconta Luigina Tartaglia, operatrice Caritas nel villaggio di emergenza - abbiamo voluto creare uno spazio nel quale i singoli ospiti hanno avuto modo di fermarsi, sentirsi accolti e ripensare la propria vita testimoniando che spesso ciò di cui hanno bisogno è un luogo sicuro dove qualcuno che sia un riferimento li accompagni e li sostenga nel recupero delle proprie risorse e potenzialità»

“Entrare nelle tende è stata una grande esperienza e specialmente una salvezza di vita, conoscendo tante persone e superando difficoltà e sofferenze…alla fine ho conosciuto operatori simpatici e sempre disponibili. Ho cominciato già un programma e ne sono fiero, vado avanti così a testa alta per dare una svolta alla mia vita. Grazie a tutti, vi voglio bene. La vita è bella.”
Questo uno dei tanti messaggi lasciati dagli accolti su un cartellone predisposto dagli operatori della Caritas diocesana di Pescara-Penne in servizio nel villaggio di emergenza di via Alento a Pescara che nella giornata di ieri è stato dismesso dopo 65 giorni di accoglienza, condivisione, assistenza e cura.
Il villaggio, composto da 4 tensostrutture e allestito il 25 marzo scorso grazie alla collaborazione tra Comune di Pescara, Caritas diocesana e Protezione Civile, cessa la sua attività resasi necessaria durante il lungo periodo di lockdown dovuto all’emergenza Covid-19.
Sono state ospitate 34* persone che hanno trovato accoglienza h24 nel rispetto di tutte le misure necessarie per proteggersi dal contagio. Gli operatori presenti hanno attivato servizi di accompagnamento degli ospiti presso strutture sanitarie e per l’espletamento di servizi alla persona, agendo sulle varie problematiche e coinvolgendo figure, enti e strutture in grado di poter rispondere a determinate esigenze e fornire supporto per una progettualità individualizzata per l’uscita dalla condizione di marginalità e fragilità.
A partire dalle ore 9 alcuni degli ospiti sono stati trasferiti nella Cittadella dell’Accoglienza “Giovanni Paolo II” in attesa di intraprendere il progetto pensato per loro. Durante il periodo di accoglienza nel villaggio di emergenza si è progettato in armonia un percorso per ciascun ospite al fine di poter fare in modo che nessuno torni in strada. Qualcuno, attraverso un sostegno economico, è stato aiutato a trovare una sistemazione, qualcun’altro ha colto questo periodo come un tempo per rivedere a fondo la propria vita e iniziare gradualmente un iter preparatorio all’inserimento in una comunità.
«Dopo le prime difficoltà, grazie alla collaborazione di tutti, siamo riusciti a instaurare con ciascun accolto una vera e propria relazione costruttiva – racconta Luigina Tartaglia, operatrice Caritas nel villaggio di emergenza – abbiamo voluto creare uno spazio nel quale i singoli ospiti hanno avuto modo di fermarsi, sentirsi accolti e ripensare la propria vita testimoniando che spesso ciò di cui hanno bisogno è un luogo sicuro dove qualcuno che sia un riferimento li accompagni e li sostenga nel recupero delle proprie risorse e potenzialità».
Non sono mancati comunque momenti di leggerezza e buon umore ad accompagnare questo periodo «Quello che ha aiutato molto nella relazione è stato vivere la quotidianità sotto tutti gli aspetti – continua Luigina Tartaglia – attraverso la convivialità, il gioco e le varie attività di animazione si è riusciti a superare barriere emotive e a creare un clima di apertura, amicizia e fiducia».
Ora il passo successivo sarà, come per tutti, una “Fase 2” che per gli accolti senza fissa dimora significa coinvolgimento, partecipazione e inclusione sociale.
«Ci stiamo avviando tutti verso una fase che ci permetta di riprendere a vivere oltre le paure e le incertezze del periodo – aggiunge in conclusione Don Marco Pagniello, direttore Caritas Pescara-Penne – bisogna essere in grado di cogliere quanto più possibile le opportunità a disposizione, che, nel caso dei nostri accolti, si traduce nell’essere parte di un percorso consapevole e condiviso, fatto di speranza e impegno, che conduca ad un futuro migliore».
[*Edit 03/06/2020: il numero definitivo delle persone accolte è di 34, correzione effettuata a seguito di nuovi dati pervenuti]