“Riprendiamo il cammino con forza ed entusiasmo, il Signore è tra noi”
"Che cosa dobbiamo dire ancora una volta? - s'interroga monsignor Tommaso Valentinetti - La certezza che Gesù non ci abbandona mai, che Gesù è in mezzo a noi anche quando c’è il momento della fatica, anche quando c’è il momento della sofferenza. Che Gesù è vicino a noi. Anche se sacramentalmente non l’abbiamo potuto ricevere, spiritualmente non ci ha abbandonato mai, in nessun momento"
Con gioia e commozione, ieri mattina, l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti è tornato ad accogliere i fedeli nella Cattedrale di San Cetteo, in occasione della prima messa domenicale con il popolo dalla fine del lockdown nella solennità dell’Ascensione. Una ripartenza ufficiale, avvenuta dopo la prima settimana di messe feriali e la messa crismale celebrata con i soli sacerdoti lo scorso mercoledì, che ha avuto luogo nel massimo rispetto delle norme igienico-sanitarie. L’arcivescovo, per primo, ha utilizzato guanti e mascherina dall’inizio al termine della celebrazione, rimuovendo quest’ultima solo in occasione dell’omelia trovandosi solo sull’altare, ma anche i fedeli sono entrati muniti di mascherina, senza creare assembramenti e in numero gestibile dai volontari che li hanno accolti, invitandoli ad igienizzarsi le mani presso i dispenser per poi accompagnarli ai due posti disponibili per ogni panca, contrassegnati da adesivi con la scritta “Gesù confido in te”: «Questo degli adesivi vuole essere un modo – spiega monsignor Francesco Santuccione, abate di San Cetteo – per incoraggiare tutti coloro che se la sentono a vivere la messa tranquillamente, seppur nel rispetto di tutte le precauzioni del caso».
E lo stesso monsignor Santuccione ha salutato l’arcivescovo Valentinetti ad inizio celebrazione, ricordando il suo anniversario di 20 anni di episcopato, lasciandogli poi la parola: «A tutti voi – esordisce il presule – il mio saluto e benvenuto nella nostra chiesa cattedrale. Siamo ancora uno sparuto gruppo, ma speriamo di tornare di nuovo a riempire tutti i banchi di questa chiesa con il popolo santo di Dio».
Quindi, nell’omelia, la riflessione sul tema dell’Ascensione, compiendo un parallelo con la pandemia di Coronavirus Covid-19 che abbiamo appena affrontato: «Questa solennità, più di ogni altra – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne, riprendendo le letture – ci invita a pensare alle cose del cielo. “Pensate alle cose del cielo dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio, pensate alle cose di lassù e non a quelle della terra”. Ma l’atteggiamento dei discepoli che incontrano Gesù sul monte di Galilea, il luogo che Gesù stesso aveva indicato, è un po’ ambiguo. Da una parte, quando lo vedono, si prostrano riconoscendolo ormai Signore. Ci si prostra di fronte alla divinità, non di fronte a un uomo. Ma poi il testo dice “Essi, però, dubitavano”, mettendo in luce la sfida della fede. Ma diciamolo con verità, carissimi fratelli e sorelle, in questo tempo che abbiamo vissuto abbiamo cercato di pensare alle cose di lassù, nello spirito della fede, nello spirito della preghiera, ma forse il dubbio, la fatica, l’angoscia non ha forse attanagliato il nostro cuore? Non ci siamo sentiti un attimino smarriti specialmente vedendo delle scene che, in qualche modo, ci mettevano paura? I malati gravi in ospedale, i morti che si moltiplicavano e che, magari, dovevano essere accompagnati al cimitero solo con una semplice preghiera e una semplice benedizione».
Da qui la domanda “Come fare a pensare alle cose di lassù?”: «Umanamente parlando – ammette monsignor Valentinetti – non è facile, umanamente parlando è complicato, ma il Signore Gesù dice due cose importanti. Nel testo del libro degli Atti degli apostoli, quando si narra lo stesso testo dell’Ascensione di Gesù al cielo, viene detto dagli angeli ai discepoli “Perché, uomini di Galilea, guardate in alto? Quel Gesù che è andato in alto, tornerà in mezzo a voi”. E poi, nella pagina del Vangelo, “Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo”. Allora a che cosa possiamo fare appello, carissimi fratelli e sorelle, a voi che questa mattina con entusiasmo – perché credo che il desiderio era tanto di tornare a messa – siete venuti alla celebrazione eucaristica. Che cosa dobbiamo dire ancora una volta? La certezza che Gesù non ci abbandona mai, che Gesù è in mezzo a noi anche quando c’è il momento della fatica, anche quando c’è il momento della sofferenza. Che Gesù è vicino a noi. Anche se sacramentalmente non l’abbiamo potuto ricevere, spiritualmente non ci ha abbandonato mai, in nessun momento. Anche quelle persone che hanno sofferto, non sono state mai abbandonate dall’amore del Signore e purtroppo anche quelle che sono morte, perché siano accolti nella gloria dei cieli attraverso la misericordia del Signore».
Ma noi, secondo l’arcivescovo, ora dobbiamo continuare il nostro cammino: «“Andate, andate”. Ecco la parola di Gesù ai discepoli, l’ultima parola, “Andate, predicate, battezzate, siate capaci di rinnovare il vostro entusiasmo”. Anche i discepoli avevano sofferto l’enigma della fede. Sarà lui, non sarà lui? È risorto, non è risorto? Che cosa sta succedendo? No, “Andate, predicate, battezzate”. Il voto che io questa mattina, insieme con voi carissimi fratelli e sorelle, voglio rinnovare in questa Cattedrale, la madre chiesa di tutte le chiese della nostra diocesi, è che vogliamo riprendere il cammino con forza, con entusiasmo, con amore, con gioia, con predilezione verso tutto e verso tutti, perché ciò che importa è sapere che il Signore è in mezzo a noi, che il Signore ci ama e che noi ci prostriamo solo davanti a Lui. Egli, che è il Cristo risuscitato dai morti che siede alla destra del Padre nei cieli, al di sopra di ogni principato e potenza, al di sopra di ogni forza e dominazione e di ogni nome che viene nominato, non solo nel tempo presente, ma anche in quello futuro, sapendo che tutto è stato sottomesso ai suoi piedi. Fratelli, sorelle, coraggio! La fede sia la nostra e ci accompagni in ogni momento».
Un cammino che, concretamente, l’arcivescovo Valentinetti rilancerà da domenica prossima, intraprendendo una visita pastorale in tutte le parrocchie dei comuni che hanno fatto parte delle zona rossa, nella Val Fino e nell’area vestina.