Covid-19, fame: “Da 17 a 50 milioni di africani a rischio tra giugno e agosto”
Alla fine del 2019, 135 milioni di persone in 55 Paesi e territori hanno vissuto condizioni di insicurezza alimentare acuta. Di questi 75 milioni di bambini erano colpiti da malnutrizione cronica e 17 milioni da malnutrizione acuta: "Questo – denuncia il network globale contro le crisi alimentari - è il livello più alto di insicurezza alimentare acuta e malnutrizione documentato dalla prima edizione, nel 2017"

Con l’inizio del Ramadan, questa settimana, Save the Children e altre sette organizzazioni regionali e internazionali hanno lanciato l’allarme sull’impatto che l’emergenza Coronavirus Covid-19 potrebbe provocare in Africa occidentale. Infatti, per la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), l’impatto della pandemia di coronavirus potrebbe portare il numero di persone a rischio di insicurezza alimentare e malnutrizione da 17 a 50 milioni tra giugno e agosto.
Per questo le organizzazioni chiedono misure per proteggere le persone più vulnerabili e garantire la produzione alimentare: «In pochi giorni – denuncia Amadou Hamadoun Dicko, presidente dell’Association for the Promotion of Livestock in the Sahel and Savannah (Apess) – il prezzo di un sacco da 100 chili di miglio è passato da 16 mila a 19 mila franchi e il costo di un litro d’olio da cucina è quasi raddoppiato. Allo stesso modo, per gli allevatori è aumentato il prezzo del mangime per gli animali».
Con la stagione agricola al nastro di partenza, produttori e agricoltori sono già stati gravemente colpiti dalla economica crisi e hanno difficoltà ad accedere alla disponibilità di semi e fertilizzanti di qualità: «Abbiamo perso il 75% del nostro mercato a causa del lockdown nella città di Bobo Dioulasso», racconta Toe Hazara che lavora nella fattoria Café Rio in Burkina Faso. Sono state colpite anche le comunità di pastori.
I responsabili delle organizzazioni contadine e delle ong internazionali si appellano quindi a tutti i governi, affinché si impegnino a controllare i prezzi, garantire l’approvvigionamento di cibo dalle fattorie e dalle produzioni agricole gestite dalle famiglie e il trasporto di merci attraverso i confini, nonché a favorire la creazione di reti di sicurezza sociale per aiutare i più fragili: «In questa crisi globale – concludono le organizzazioni -, è inoltre necessaria la solidarietà regionale e internazionale ed è urgente che i donatori garantiscano il loro sostegno agli Stati dell’Africa occidentale, alle organizzazioni degli agricoltori e alla società civile, per aiutarli ad affrontare la crisi in contesto regionale già fragile».
IL REPORT DELL’ONU E DI ALTRE AGENZIE, GOVERNATIVE E NON
Alla fine del 2019, 135 milioni di persone in 55 Paesi e territori hanno vissuto condizioni di insicurezza alimentare acuta. Inoltre, nei 55 Paesi in crisi alimentare 75 milioni di bambini erano colpiti da malnutrizione cronica e 17 milioni da malnutrizione acuta. Emerge dal Rapporto annuale sulla sicurezza alimentare acuta e sulla nutrizione, pubblicato oggi da un’alleanza internazionale delle Nazioni Unite, agenzie governative e non, che lavora per identificare le cause principali di fame estrema: «Questo – denuncia il network globale contro le crisi alimentari – è il livello più alto di insicurezza alimentare acuta e malnutrizione documentato dalla prima edizione, nel 2017».
Più della metà (73 milioni) dei 135 milioni di persone prese in esame dal rapporto vivono in Africa; 43 milioni vivono in Medio Oriente e in Asia; 18,5 milioni vivono in America Latina e nei Caraibi. I fattori chiave alla base dei trend analizzati nel rapporto sono: conflitto (fattore chiave che ha causato insicurezza alimentare acuta per 77 milioni di persone), condizioni atmosferiche estreme (34 milioni di persone) e turbolenza economica (24 milioni).
Foto di Wilhan José Gomes wjgomes da Pixabay