“Avere cura dell’ora, ma per il domani”
"Preparatevi a tempi migliori - afferma il Papa - perché in quel momento ci aiuterà ricordare le cose che sono successe ora. Abbiate cura di voi per un futuro che verrà. E quando questo futuro verrà, vi farà bene ricordare ciò che è accaduto"

La pandemia da Covid-19 che in questi giorni strazia il mondo ha gettato su tutti un’ombra di inquietudine, paura e sofferenza. La preghiera di Papa Francesco, solo in Piazza San Pietro lo scorso 27 marzo, è stata un faro di speranza e di affidamento per affrontare questo difficile momento. Sulla scia di quell’evento, oggi è stata pubblicata un’intervista concessa dal Santo Padre allo scrittore e giornalista britannico Austen Ivereigh, in uscita simultaneamente su La Civiltà Cattolica per la traduzione ufficiale in italiano, su The Tablet e Commonweal nella versione inglese e in esclusiva su ABC per il testo originale in spagnolo.
Le domande del giornalista portano il Papa a riflettere sul mondo post Coronavirus, in particolare se sia possibile «scorgere un’opportunità di conversione ecologica, di rivedere le priorità e i nostri modi di vivere».
«Ogni crisi è un pericolo, ma è anche un’opportunità. Ed è l’opportunità di uscire dal pericolo. – afferma Papa Francesco – È il momento di fare il passo. Di passare dall’uso e dall’abuso della natura alla contemplazione. Noi uomini abbiamo perduto la dimensione della contemplazione; è venuto il momento di recuperarla».
«Ci stiamo rendendo conto – prosegue il Pontefice, facendo riferimento alle importanti misure adottate per contrastare la diffusione del virus – che tutto il nostro pensiero, ci piaccia o non ci piaccia, è strutturato attorno all’economia. Si direbbe che nel mondo finanziario sacrificare sia normale. Una politica della cultura dello scarto» che va dalla selettività prenatale all’eutanasia, passando per l’indifferenza verso i poveri e gli emarginati.
L’epidemia in corso svela tutta la fallacia di questo modo di ragionare. «Questa crisi ci tocca tutti: ricchi e poveri. È un appello all’attenzione contro l’ipocrisia. – afferma con forza Francesco – È il momento di convertirci da quest’ipocrisia all’opera. Questo è un tempo di coerenza. O siamo coerenti o perdiamo tutto».
«Mi permetto di dare un consiglio: è ora di scendere nel sottosuolo – dichiara il Papa – «Noi depotenziamo i poveri. Non sanno che cosa sia l’affetto, molti vivono nella dipendenza dalla droga. E vederlo può aiutarci a scoprire la pietà, quella pietas che è una dimensione rivolta verso Dio e verso il prossimo. Scendere nel sottosuolo e passare dalla società ipervirtualizzata, disincarnata, alla carne sofferente del povero è una conversione doverosa. E se non cominciamo da lì, la conversione non avrà futuro».

Agli occhi di Papa Francesco questo «È il momento di vedere il povero. Sono nascosti, perché la povertà si vergogna» e allo stesso tempo «siccome la povertà fa vergognare, non la vediamo. Sono là, gli passiamo accanto, ma non li vediamo. Fanno parte del paesaggio, sono cose. Vedere i poveri – spiega – significa restituire loro l’umanità».
La ricetta del Papa per affrontare questa difficile situazione ha radici antiche. «Mi viene in mente un verso di Virgilio: Meminisse iuvabit. Farà bene recuperare la memoria, perché la memoria ci aiuterà. Oggi è tempo di recuperare la memoria. – afferma il Santo Padre – È una conversione con la memoria».
«Sì, vedo segni iniziali di conversione a un’economia meno liquida, più umana. Ma non dovremo perdere la memoria una volta passata la situazione presente, non dovremo archiviarla e tornare al punto di prima. – conclude Francesco – Preparatevi a tempi migliori, perché in quel momento ci aiuterà ricordare le cose che sono successe ora. Abbiate cura di voi per un futuro che verrà. E quando questo futuro verrà, vi farà bene ricordare ciò che è accaduto».
Semplicemente, afferma il Papa, «Avere cura dell’ora, ma per il domani».