Amazzonia: “Solo il sacerdote è abilitato a presiedere l’Eucaristia”
"I laici - precisa il Papa - potranno annunciare la Parola, insegnare, organizzare le loro comunità, celebrare alcuni Sacramenti, cercare varie espressioni per la pietà popolare e sviluppare i molteplici doni che lo Spirito riversa su di loro. Ma hanno bisogno della celebrazione dell’Eucaristia, perché essa fa la Chiesa"

È solo il sacerdote a poter dire “Questo è il mio corpo” ed è solo lui ad essere abilitato a presiedere l’Eucaristia. Nel quart’ultimo capitolo dell’esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia”, pubblicata oggi, Papa Francesco ha dunque chiarito ogni dubbio in merito all’eventuale ordinazione sacerdotale di diaconi sposati, per ovviare alla carenza di presbiteri, proposta durante il Sinodo sull’Amazzonia dell’ottobre scorso: «Ciò che non può essere delegato – spiega il Papa, riferendosi all’esercizio del ministero sacerdotale – è proprio l’essenza dell’ordine sacro, che configura il prete a Cristo sacerdote. Tale carattere esclusivo ricevuto dall’Ordine abilita lui solo a presiedere l’Eucaristia. Questa è la sua funzione specifica, principale e non delegabile». Inoltre, secondo il Pontefice, ci sono altre parole che solo il sacerdote può pronunciare: «“Io ti assolvo dai tuoi peccati”. Perché il perdono sacramentale è al servizio di una degna celebrazione eucaristica. In questi due Sacramenti c’è il cuore della sua identità esclusiva».
Dunque, l’unico modo per avere più presbiteri a disposizione in Amazzonia sarà quello di inviarli: «In Amazzonia – conferma il Santo Padre -, specialmente nelle sue foreste e luoghi più remoti, occorre trovare un modo per assicurare il ministero sacerdotale. I laici potranno annunciare la Parola, insegnare, organizzare le loro comunità, celebrare alcuni Sacramenti, cercare varie espressioni per la pietà popolare e sviluppare i molteplici doni che lo Spirito riversa su di loro. Ma hanno bisogno della celebrazione dell’Eucaristia, perché essa fa la Chiesa».
Da qui l’invito rivolto a tutti vescovi: «In particolare quelli dell’America Latina – precisa Papa Bergoglio -, non solo a promuovere la preghiera per le vocazioni sacerdotali, ma anche a essere più generosi, orientando coloro che mostrano una vocazione missionaria affinché scelgano l’Amazzonia. Nello stesso tempo, è opportuno rivedere a fondo la struttura e il contenuto sia della formazione iniziale sia della formazione permanente dei presbiteri, in modo che acquisiscano gli atteggiamenti e le capacità necessari per dialogare con le culture amazzoniche».
Anche per le donne, alla fine, non si è concretizzato l’accesso al diaconato: «In una Chiesa sinodale le donne, che di fatto svolgono un ruolo centrale nelle comunità amazzoniche – osserva Papa Francesco -, dovrebbero poter accedere a funzioni e anche a servizi ecclesiali che non richiedano l’Ordine sacro e permettano di esprimere meglio il posto loro proprio. Questo fa anche sì che le donne abbiano un’incidenza reale ed effettiva nell’organizzazione, nelle decisioni più importanti e nella guida delle comunità, ma senza smettere di farlo con lo stile proprio della loro impronta femminile».
Nell’enciclica il Papa esorta dunque a non scadere nel riduzionismo: «Che ci porterebbe a pensare – puntualizza – che si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella Chiesa solo se si desse loro accesso all’Ordine sacro. Senza le donne la Chiesa “crolla”, come sarebbero cadute a pezzi tante comunità dell’Amazzonia se non ci fossero state le donne, a sostenerle, a sorreggerle e a prendersene cura».
Ma c’è comunque molto spazio per il servizio laicale: «C’è necessità di sacerdoti – scrive il Pontefice -, ma ciò non esclude che ordinariamente i diaconi permanenti – che dovrebbero essere molti di più in Amazzonia – le religiose e i laici stessi, assumano responsabilità importanti per la crescita delle comunità e che maturino nell’esercizio di tali funzioni grazie ad un adeguato accompagnamento. Non si tratta solo di favorire una maggiore presenza di ministri ordinati che possano celebrare l’Eucaristia. Abbiamo bisogno di promuovere l’incontro con la Parola e la maturazione nella santità attraverso vari servizi laicali, che presuppongono un processo di maturazione – biblica, dottrinale, spirituale e pratica – e vari percorsi di formazione permanente».
Da qui la proposta del Santo Padre: «Una Chiesa con volti amazzonici – approfondisce Francesco –, richiede la presenza stabile di responsabili laici maturi e dotati di autorità, che conoscano le lingue, le culture, l’esperienza spirituale e il modo di vivere in comunità dei diversi luoghi. È possibile – aggiunge il Papa, citando il Codice di diritto canonico – che il vescovo affidi ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia».
Infine il sogno di Papa Bergoglio: «Permettere – spiega – lo sviluppo di una cultura ecclesiale propria, marcatamente laicale, attraverso un nuovo incisivo protagonismo dei laici». Il modello auspicato è quello delle “comunità di base”: «Che quando hanno saputo integrare la difesa dei diritti sociali con l’annuncio missionario e la spiritualità – conclude -, sono state vere esperienze di sinodalità nel cammino evangelizzatore della Chiesa in Amazzonia».