Parola di Dio: “Ci consola, ci incoraggia, ci converte e ci libera dall’egoismo”
"Cominciamo dal Vangelo – esorta Papa Francesco -, teniamolo aperto sul comodino di casa, portiamolo in tasca con noi o nella borsa, visualizziamolo sul cellulare, lasciamo che ogni giorno ci ispiri. Scopriremo che Dio ci è vicino, che illumina le nostre tenebre, e che con amore conduce al largo la nostra vita"
Papa Francesco si è lasciato ispirare dalla frase contenuta nell’odierno Vangelo di Matteo “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”, spezzato nell’omelia della messa nella Basilica di San Pietro, per approfondire il significato di questa prima Domenica della Parola di Dio: «Questa è la base di tutti i suoi discorsi – esordisce il Papa -, dirci che il regno dei cieli è vicino. Che cosa significa? Per regno dei cieli si intende il regno di Dio, ovvero il suo modo di regnare, di porsi nei nostri confronti. Ora, Gesù ci dice che il regno dei cieli è vicino, che Dio è vicino. Ecco la novità, il primo messaggio, Dio non è lontano, Colui che abita i cieli è sceso in terra, si è fatto uomo. Ha tolto le barriere, ha azzerato le distanze. Non ce lo siamo meritato noi, Egli è disceso, ci è venuto incontro».
Un messaggio che vuole essere un invito a cambiare vita: «Perché – sottolinea il Pontefice – è iniziato un modo nuovo di vivere. È finito il tempo di vivere per sé stessi, è cominciato il tempo di vivere con Dio e per Dio, con gli altri e per gli altri, con amore e per amore. Gesù ripete oggi anche a te “Coraggio, ti sono vicino, fammi posto e la tua vita cambierà!”. Gesù bussa alla porta. Per questo il Signore ti dona la sua Parola, perché tu l’accolga come la lettera d’amore che ha scritto per te, per farti sentire che Egli ti è accanto. La sua Parola ci consola e incoraggia. Allo stesso tempo provoca la conversione, ci scuote, ci libera dalla paralisi dell’egoismo. Perché la sua Parola ha questo potere, di cambiare la vita, di far passare dall’oscurità alla luce. Questa è la forza della sua Parola».
E la novità della presenza di Cristo, si denota anche vedendo la zona da Lui scelta per iniziare a predicare. Un’area periferica come la Galilea: «Non era certo il luogo dove si trovava la purezza religiosa del popolo eletto – osserva il Santo Padre -. Eppure Gesù cominciò da lì, non dall’atrio del tempio di Gerusalemme, ma dalla parte opposta del Paese, dalla Galilea delle genti, da un luogo di confine. Cominciò da una periferia. Possiamo cogliervi un messaggio, la Parola che salva non va in cerca di luoghi preservati, sterilizzati, sicuri. Viene nelle nostre complessità, nelle nostre oscurità».
Quindi Cristo non teme di camminare tra le oscurità e i mali che abbiamo nel cuore: «Egli sa – precisa Papa Bergoglio – che solo il suo perdono ci guarisce, solo la sua presenza ci trasforma, solo la sua Parola ci rinnova. A Lui che ha percorso la Via del mare, apriamo le nostre vie più tortuose, quelle che noi abbiamo dentro e che non vogliamo vedere o nascondiamo, lasciamo entrare in noi la sua Parola, che è “viva, efficace, […] e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12)».
E poi Gesù si rivolge al popolo: «Non persone – chiarisce Papa Francesco – accuratamente selezionate in base alle capacità o uomini pii che stavano nel tempio a pregare, ma gente comune che lavorava. Queste sono le prime persone a cui Gesù si rivolge. Parla con due semplici pescatori usando un linguaggio a loro familiare. “Vi renderò pescatori di uomini”, si legge nel Vangelo, “ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono”».
Una risposta immediatamente affermativa quella dei due pescatori, che si spiega con la potenza dell’amore di Dio: «Perché subito? – s’interroga il Papa -. Semplicemente perché si sentirono attratti. Non furono veloci e pronti perché avevano ricevuto un ordine, ma perché erano stati attirati dall’amore. Per seguire Gesù non bastano i buoni impegni, occorre ascoltare ogni giorno la sua chiamata. Solo Lui, che ci conosce e ci ama fino in fondo, ci fa prendere il largo nel mare della vita. Come fece con quei discepoli che lo ascoltarono. Perciò abbiamo bisogno della sua Parola, di ascoltare, in mezzo alle migliaia di parole di ogni giorno, quella sola Parola che non ci parla di cose, ma ci parla di vita».
Da qui l’invito conclusivo del Pontefice: «Cominciamo dal Vangelo – esorta -, teniamolo aperto sul comodino di casa, portiamolo in tasca con noi o nella borsa, visualizziamolo sul cellulare, lasciamo che ogni giorno ci ispiri. Scopriremo che Dio ci è vicino, che illumina le nostre tenebre, e che con amore conduce al largo la nostra vita».