“Non diamo scandalo dividendoci, siamo fratelli ponendo Cristo al centro”
"Le divisioni tra cristiani - premette la pastora metodista - esistono da molti secoli, sono causa di grande dolore e sono contrarie alla volontà di Dio. Noi crediamo nel potere della preghiera e insieme ai cristiani sparsi in tutto il mondo, eleviamo la nostra supplica cercando di superare ogni separazione"
È cominciata ieri con la celebrazione del culto ecumenico presso la Chiesa Metodista in via Latina a Pescara la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2020, dal tema “Ci trattarono con gentilezza” (Atti degli apostoli 28, 2), nell’arcidiocesi di Pescara-Penne. A presiedere la liturgia è stata la pastora Greetje van der Veer: «Siamo riuniti – premette – a pregare, per l’unità tra i cristiani, la riconciliazione del mondo. Le divisioni tra cristiani esistono da molti secoli, sono causa di grande dolore e sono contrarie alla volontà di Dio. Noi crediamo nel potere della preghiera e insieme ai cristiani sparsi in tutto il mondo, eleviamo la nostra supplica cercando di superare ogni separazione».
I testi di quest’anno sono stati redatti dalle Chiese cristiane di Malta: «La storia del cristianesimo in queste piccole isole – ricorda la pastora metodista -, risale al tempo degli apostoli. Secondo la tradizione Paolo, l’apostolo delle genti, raggiunse le coste maltesi nell’anno 60 dopo Cristo e la narrazione di questo episodio, memorabile e provvidenziale, ci è stata tramandata dagli ultimi due capitoli degli Atti degli apostoli. Questo estratto biblico segna l’inizio del cristianesimo a Malta. Quest’isola, di biblica memoria, si trova al confine di varie civiltà e religioni. Le nostre preghiere e le nostre riflessioni, oggi e durante l’intera settimana di preghiera di quest’anno, sono incentrate sull’ospitalità mostrata dagli abitanti dell’isola verso coloro che avevano patito il naufragio. “Ci trattarono con gentilezza”, si legge negli Atti degli apostoli. Possano l’amore e il rispetto che oggi mostriamo gli uni per gli altri, mentre preghiamo per l’unita dei cristiani, accompagnarci durante tutto l’anno».
La meditazione sul brano biblico al centro del primo giorno di preghiera (Marco 4,35-41), quello della tempesta sedata, è stata curata dal direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo dell’arcidiocesi di Pescara-Penne don Achille Villanucci: «Innanzitutto – afferma – ringraziamo Dio, perché sono qui riuniti cristiani di diversa denominazione e questo è già un miracolo perché, purtroppo, anziché mettere al centro Dio spesso mettiamo al centro la nostra confessione religiosa e andiamo fuori strada. Nel brano evangelico della tempesta che viene sedata, gli apostoli stanno con Gesù sulla barca e rappresentano la Chiesa. Stavano con Gesù che, vero uomo e vero Dio, con la stanchezza che aveva si era addormentato profondamente e nemmeno l’infuriare della tempesta lo sveglia. E gli apostoli hanno paura, nonostante siano con il Maestro e lo conoscano, perché, un po’ come facciamo anche noi a volte, per Messia non intendevano un Gesù che stesse sulla barca con loro durante la tempesta, ma che li salvasse dalla tempesta. Ma siamo noi che, nella nostra poca fede, dobbiamo correggerci nel voler seguire Gesù quasi con un atteggiamento un po’ magico. Noi, insomma, vorremmo un po’ manipolare le cose e trovare un formula per evitare i problemi. Questo è il Messia che ci piace. E Gesù, quando gli apostoli lo svegliano, dice “Uomini di poca fede” e il miracolo lo fa. E allora cominciano a chiedersi chi fosse quell’uomo e, così come avviene anche nell’episodio della crocifissione con il centurione, anche nella tempesta sedata gli apostoli dicono “È proprio il figlio di Dio”. La fede, spesso, in noi non è così vigorosa e dobbiamo intraprendere un cammino per migliorarla, perché un Gesù che è ineffabile, un Gesù che non è programmabile ed è il mio salvatore, è Lui che ci dà la luce. Quest’ultima gli apostoli l’hanno trovata, però quei quarti d’ora di “ritardo” della Provvidenza mettono a dura prova la nostra fede, perché siamo tutti in cammino e nessuno è arrivato. E più che mai, questa luce che arriva dal Signore la dobbiamo ricordare in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani».
Partendo da questo presupposto, successivamente, il presbitero ha fotografato più approfonditamente le dinamiche del cammino ecumenico: «Quello che dobbiamo stare a vedere – sottolinea don Achille – non è “La mia Chiesa è più bella della tua”, perché sarebbe un discorso infantile. Dovremmo invece guardare al nostro rapporto con Cristo, che è il centro. Facendo un paragone con la teoria eliocentrica, come il sole, Cristo è al centro e noi comunità stiamo cercando di avvicinarci a Lui, al sole, a Cristo che è il nostro obiettivo. Però la fede può scarseggiare, può essere ancora poco matura e pensiamo a Gesù come a Colui che non ci fa capitare i problemi, mentre Lui ci salva in altro modo. Più che mai ricordiamoci che siamo degli illuminati e in questo modo dobbiamo vivere, per essere illuminanti con gli altri».
Nella meditazione, il sacerdote cattolico ha poi preso in esame anche il brano biblico in cui Paolo racconta la sua conversione per la terza volta (Atti 26,12-18) e quello tratto dal libro del profeta Isaia (49, 3.5-6), in cui si parla della vocazione di Isaia “Voglio fare di te la luce delle nazioni”: «Siamo cristiani – ribadisce il direttore dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo -, questo dobbiamo fare. Ma nonostante la ricerca della verità e la ricerca di Dio avvengano, a volte, le si porta avanti nel modo sbagliato usando strumenti che, al contrario, ci allontanano da Lui. Il Signore è sempre lì vicino, ma siamo noi che non lo vogliamo né vedere né sentire ed è facile non essere accoglienti. Invece il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, preparato dalle Chiese cristiane maltesi, è “Ci trattarono con gentilezza”, con umanità. Dovremmo essere luce».
Da qui l’appello finale: «Non siamo di scandalo con le nostre divisioni – conclude don Achille Villanucci -. Se abbiamo ognuno delle tradizioni confessionali e teologiche diverse le manteniamo, ma l’importante è essere fratelli. Non contano i nostri numeri, ma che siamo affascinati e afferrati da Gesù Cristo. Allora sì che saremo accoglienti. E l’accoglienza è anche una forma di carità. Una volta scoperto l’amore di Dio, se ci lasciamo afferrare da esso, l’accoglienza viene di conseguenza».
Questa sera, nella chiesa dello Spirito Santo, si terrà la veglia ecumenica con la meditazione del pastore valdese Luca Anziani.