“I fratelli e le sorelle non vanno selezionati, ma abbracciati”
"È anche il segreto della missione – precisa il Papa -. Per partire bisogna lasciare, per annunciare bisogna rinunciare. L’annuncio credibile non è fatto di belle parole, ma di vita buona. Una vita di servizio, che sa rinunciare a tante cose materiali che rimpiccioliscono il cuore, rendono indifferenti e chiudono in sé stessi; una vita che si stacca dalle inutilità che ingolfano il cuore e trova tempo per Dio e per gli altri"

«I fratelli e le sorelle non vanno selezionati, ma abbracciati, con lo sguardo e soprattutto con la vita». Lo ha affermato ieri Papa Francesco, nell’omelia della messa celebrata in occasione della novantatreesima Giornata missionaria mondiale, nell’ambito del Mese missionario straordinario: «Non siamo nati per stare a terra, per accontentarci di cose piatte – ricorda il Papa -, siamo nati per raggiungere le altezze, per incontrare Dio e i fratelli. Ma per questo bisogna salire. Bisogna lasciare una vita orizzontale, lottare contro la forza di gravità dell’egoismo, compiere un esodo dal proprio io. E come in montagna non si può salire bene se si è appesantiti di cose, così nella vita bisogna alleggerirsi di ciò che non serve».
Questo l’invito del Santo Padre: «È anche il segreto della missione – precisa -. Per partire bisogna lasciare, per annunciare bisogna rinunciare. L’annuncio credibile non è fatto di belle parole, ma di vita buona. Una vita di servizio, che sa rinunciare a tante cose materiali che rimpiccioliscono il cuore, rendono indifferenti e chiudono in sé stessi; una vita che si stacca dalle inutilità che ingolfano il cuore e trova tempo per Dio e per gli altri».
Successivamente Papa Francesco ha rivolto una proposta ai fedeli presenti nella Basilica di San Pietro: «Possiamo chiederci – propone – Come va la mia salita? So rinunciare ai bagagli pesanti e inutili delle mondanità per salire sul monte del Signore? Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati. Il Signore è ostinato nel ripetere questo a tutti. Sa che noi siamo testardi nel ripetere ‘mio’ e ‘nostro’. Le mie cose, la nostra gente, la nostra comunità…, e lui non si stanca di ripetere, ‘tutti’. Tutti, perché nessuno è escluso dal suo cuore, dalla sua salvezza; tutti, perché il nostro cuore vada oltre le dogane umane, oltre i particolarismi fondati sugli egoismi che non piacciono a Dio».
Da qui le conclusioni: «La Chiesa – afferma Papa Francesco – annuncia bene solo se vive da discepola. Non conquistando, obbligando, facendo proseliti, ma testimoniando, mettendosi allo stesso livello, discepoli coi discepoli, offrendo con amore quell’amore che abbiamo ricevuto».