Maternità: “Mamma non più valore sociale, ridotta a bene individuale”
"La passione per il proprio lavoro – sottolinea Maria Grazia Colombo, altra vicepresidente del Forum famiglie –, per una donna, non può e non deve essere d’impedimento a fare figli. Anche perché in tutti gli altri Paesi europei la gravidanza non è alternativa al lavoro femminile. Al contrario, l’aumento dell’occupazione femminile coincide con l’aumento della natalità"
«Non è possibile, per non perdere il proprio lavoro, dover rischiare la salute del bimbo che si porta in grembo e la propria. È un problema culturale. Diventare mamma non è più percepito come valore sociale, ma ridotto al rango di bene individuale».
Lo ha affermato la vicepresidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Emma Ciccarelli, commentando l’episodio che ha visto come protagonista una giovane mamma avvocato di Milano, incinta all’ottavo mese, a cui è stato negato il rinvio di un’udienza in Tribunale nonostante il rischio di parto prematuro: «È una sconfitta della società, ma anche – sottolinea la Ciccarelli – un arresto nel processo di valorizzazione della dignità della donna. Saremo a fianco a Monica per aiutarla a sostenere i suoi diritti».
Un caso, quello milanese, che fa discutere: «La passione per il proprio lavoro – sottolinea Maria Grazia Colombo, altra vicepresidente del Forum famiglie –, per una donna, non può e non deve essere d’impedimento a fare figli. Anche perché in tutti gli altri Paesi europei la gravidanza non è alternativa al lavoro femminile. Al contrario, l’aumento dell’occupazione femminile coincide con l’aumento della natalità».
La maternità è dunque una funzione sociale: «In quanto tale dev’essere riconosciuta sia per il lavoro dipendente che per l’autonomo – ammonisce la Colombo -. La libera scelta della donna di fare carriera dev’essere realmente libera. Altrimenti impoverisce tutta la società».