Legittima difesa: “Una legge propagandistica che alimenta la paura”
"Le comunità cristiane – accusa don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi - hanno sostanzialmente taciuto. Non si tratta di chiedere un’ingerenza della Chiesa nelle leggi dello Stato. Colpisce, però, un silenzio così diffuso, forse rassegnato. O, forse, timoroso di un confronto. Resta, però, il fatto che questa deriva culturale razzista, violenta e armata si sta diffondendo nel Paese"

«Una legge di natura propagandistica che alimenta la paura». Così il coordinatore nazionale di Pax Christi don Renato Sacco ha commentato la legge sulla legittima difesa, recentemente promulgata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un articolo pubblicato sul numero di maggio di Vita pastorale, anticipato all’agenzia di stampa Sir: «Una legge sulla Legittima difesa esisteva già – ricorda il presbitero -. Questa, invece, è stata presentata e approvata con un messaggio pericoloso, “È sempre legittimo sparare”. Il rischio è che si sdogana ciò che succede già negli Stati Uniti, dov’è facile l’accesso al possesso di un’arma. La conseguenza è che spesso persone armate entrano in scuole o altri luoghi e sparano. Il clima che viviamo è sempre più violento e rancoroso. Nel linguaggio e nei comportamenti. Sempre più armato, a tutti i livelli».
Del resto, secondo il coordinatore nazionale di Pax Chirsti, l’approvazione di questa legge indica una risposta: «All’apparenza – osserva don Sacco – di buon senso e comprensione nei confronti di chi viene aggredito. In realtà, alimentiamo guerre e vendiamo armi anche se nessuno ci aggredisce; consideriamo nemici i migranti che ci ‘invadono’, anche se l’invasione non c’è; e pensiamo di essere più sicuri da eventuali aggressioni armandoci sempre di più».
Ma la responsabilità dell’approvazione di questa legge, a detta del sacerdote, va ricercata anche nell’atteggiamento assunto da parte delle comunità cristiane: «Che – accusa don Renato Sacco – hanno sostanzialmente taciuto. Non si tratta di chiedere un’ingerenza della Chiesa nelle leggi dello Stato. Colpisce, però, un silenzio così diffuso, forse rassegnato. O, forse, timoroso di un confronto. Resta, però, il fatto che questa deriva culturale razzista, violenta e armata si sta diffondendo nel Paese».