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Povertà educativa: minori i più colpiti, più del 12% è in povertà assoluta

"Con il primo programma triennale 2016 – 2018 (del Fondo per il contrasto della povertà educativa) – illustra Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri - non abbiamo certo risolto il problema della povertà educativa infantile, ma siamo riusciti a togliere da questa condizione tra i 400 e i 500 mila bambini"

Emerge dal 2° Rapporto nazionale sulla povertà educativa minorile in Italia, “Scuole e asili per ricucire il Paese”, realizzato dall’Osservatorio povertà educativa #conibambini

Sono i minori i più colpiti dalla povertà assoluta. Nel 2005 era assolutamente povero il 3,9% dei minori di 18 anni, un decennio dopo la percentuale di bambini e adolescenti in povertà è triplicata, e attualmente supera il 12%. È quanto emerge dal secondo Rapporto nazionale sulla povertà educativa minorile in Italia, “Scuole e asili per ricucire il Paese”, realizzato dall’Osservatorio povertà educativa #conibambini e presentato oggi a Roma, presso il Centro Congressi Università La Sapienza dall’impresa sociale Con i Bambini e da Openpolis: «Questa crescita – si legge nel report – ha allargato il divario tra le generazioni. Nell’Italia di oggi più una persona è giovane, più è probabile che si trovi in povertà assoluta. L’Italia ha quindi un enorme problema con la povertà minorile e giovanile da affrontare. E non riguarda solo la condizione economica attuale. Riguarda soprattutto il futuro, la possibilità, anche per chi nasce in una famiglia povera, di avere a disposizione gli strumenti per sottrarsi da adulto alla marginalità sociale».

Il rapporto rivela inoltre che le famiglie più povere sono quelle con minore scolarizzazione: «L’incidenza della povertà assoluta – precisa il rapporto – è infatti più che doppia nei nuclei familiari dove la persona di riferimento non ha il diploma. Per questo, contrastare la povertà nella fascia più giovane della popolazione significa offrire concretamente a tutti i bambini e gli adolescenti, a prescindere dal reddito dei genitori, uguali opportunità educative».

Carlo Borgomeo, presidente impresa sociale “Con i bambini”

C’è poi il problema dell’erogazione dei servizi perché in Italia, sempre in base al secondo rapporto sulla povertà educativa minorile “Scuole e asili per ricucire il Paese”, a fronte di una platea potenziale di 1,5 milioni di bambini, sono circa 350 mila i posti disponibili tra asili nido (90%) e servizi integrativi (10%): «Abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sulla presenza e accessibilità dei servizi per i minori nel nostro Paese – spiega Carlo Borgomeo, presidente dell’impresa sociale “Con i bambini” -. Aggredire in modo puntuale e organico il fenomeno della povertà educativa minorile non riguarda solo la sfera dei diritti, seppur importante, ma anche il tema dello sviluppo del Paese».

Per decenni, secondo l’indagine, l’asilo nido è stato considerato solo nella sua funzione sociale di assistenza alla famiglia: «È una acquisizione più recente il suo ruolo educativo – precisa lo studio -. È infatti nella primissima infanzia che si gettano le basi di tutti gli apprendimenti futuri del bambino. Perciò il contrasto alla povertà educativa non può prescindere dall’estensione di questo servizio».

Sulla copertura degli asili nido incide un vistoso calo della popolazione tra 0 e 2 anni, -16,70% di bambini con meno di tre anni tra 2011 al 2018: «Le disuguaglianze educative ed economiche – aggiunge il report – spesso si sommano ad altre di tipo territoriale, come può avvenire nelle aree interne». Il problema maggiore dei Comuni che si trovano in queste zone è la scarsità dei servizi sul territorio (in tutti gli ambiti, non solo quello educativo) e la difficoltà di raggiungere i centri in cui sono presenti, dati i lunghi tempi di percorrenza. Distanza e carenza di servizi hanno condannato le aree interne ad una progressiva marginalità.

Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale Openpolis

E tutto questo avviene per una ragione precisa: «L’Italia – denuncia Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale Openpolis – è quintultima in Europa per spesa in istruzione, con appena il 3,9% del Pil. Molto al di sotto della media europea del 4,7%. Un quadro generale preoccupante, ma che al suo interno contiene numerose ulteriori criticità, come le differenze fra le aree del Paese. In un Paese dove l’ascensore sociale è rotto e due terzi dei bambini con i genitori senza diploma resta con lo stesso livello d’istruzione – avverte -, è indispensabile un forte investimento sull’educazione, intesa in senso lato, dalla scuola ai servizi rivolti ai minori».

Purtroppo nel nostro Paese esiste una profonda disparità tra centri e aree più periferiche: «Nei comuni ‘polo’ e ‘cintura’ – osserva Smaldore -, per quanto faticosamente, il numero di ragazzi tra 6 e 18 anni tutto sommato tiene. Mentre è nell’Italia interna, quella dei comuni intermedi, periferici e ultraperiferici (e la Basilicata è la regione che conta di più questi ultimi), che la popolazione in età per la scuola sta calando in modo più consistente».

Malgrado ciò, tra gli altri, c’è una realtà che sta cercando di porre rimedio all’emergenza della povertà educativa, ed è l’Acri (Associazione di fondazioni e casse di risparmio Spa): «Con il primo programma triennale 2016 – 2018 – illustra Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri – non abbiamo certo risolto il problema della povertà educativa infantile, ma siamo riusciti a togliere da questa condizione tra i 400 e i 500 mila bambini».

Giuseppe Guzzetti, presidente Acri

Tutto questo, grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa nato grazie ad un accordo fra Fondazioni di origine bancaria, Governo e Forum nazionale del Terzo settore, componenti del Tavolo strategico ad hoc. Coinvolge l’intera comunità educante e: «Sta attivando le migliori energie del Paese – assicura Guzzetti – per combattere un’emergenza che deve essere una priorità in un paese civile. Dopo tre anni, finalmente, il tema della povertà educativa infantile è all’attenzione ed è stata messa in campo un’iniziativa che tenta di dare una risposta».

La rete Acri, dunque, si sta rivelando strategica: «Man mano che la crisi sociale avanza – sottolinea il presidente Guzzetti -, le nostre sedi sul territorio sono antenne. La Caritas parla di 1 milione e 200 mila bambini in povertà assoluta, 21 mila solo nella felice città di Milano. Si tratta di un’emergenza sociale di assoluta priorità per la quale l’intervento è doveroso da parte di tutti, governo, fondazioni, terzo settore e volontariato, società civile».

About Davide De Amicis (4616 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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