Unicef: “Vivere in un Paese ricco non garantisce un’istruzione di qualità”
E l’Italia? «Su 38 Paesi ricchi – spiega il presidente di Unicef Italia, Francesco Samengo - l’Italia è 13ª per più alto livello di uguaglianza nella scuola secondaria, È 15ª su 41 per tasso di accesso all’istruzione prescolastica e al sesto posto su 29 per migliori capacità di lettura nella scuola primaria».

Vivere in un Paese ricco, non significa necessariamente avere un’istruzione qualitativamente alta e uguale per tutti. A sostenerlo è l’Unicef a partire dai dati della nuova Report Catd 15 del Centro di ricerca innocenti, presentati ieri a Firenze.
«Vivere in un Paese ricco – si legge nella nota – non garantisce un accesso equo ad un’istruzione di qualità».
«Mentre Lituania, Islanda e Francia – continua – hanno i tassi di iscrizione prescolare più alti tra i Paesi inclusi nello studio, Turchia, Stati Uniti e Romania, hanno i tassi più bassi. Paesi Bassi, Lituania e Finlandia sono i più equi per quanto riguarda i risultati di lettura nella scuola primaria, mentre Malta, Israele e Nuova Zelanda presentano in questo ambito le maggiori disuguaglianze».
«Per quanto riguarda – precisa – la capacità di lettura dei 15enni, Lituania, Irlanda e Spagna sono i più equi, mentre Malta, Bulgaria e Israele presentano le maggiori disuguaglianze. Secondo quanto emerge dal rapporto, infatti, i bambini dei Paesi meno ricchi spesso hanno rendimenti scolastici migliori nonostante minori risorse nazionali».
«Partire svantaggiati: La disuguaglianza educativa – evidenzia – tra i bambini dei paesi ricchi classifica 41 Paesi membri dell’Unione europea e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) in base alla portata delle disuguaglianze a scuola a livello prescolare, primario e secondario».
E l’Italia? «Su 38 Paesi ricchi – spiega il presidente di Unicef Italia, Francesco Samengo – l’Italia è 13ª per più alto livello di uguaglianza nella scuola secondaria, È 15ª su 41 per tasso di accesso all’istruzione prescolastica e al sesto posto su 29 per migliori capacità di lettura nella scuola primaria».
«In questo settore – prosegue Samengo – vorrei sottolineare l’impegno sottoscritto, pochi giorni fa, da Unicef Italia attraverso un protocollo d’intesa insieme al ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca per promuovere azioni sinergiche e per diffondere la cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nelle scuole».
«Lo studio – conclude la nota – propone un focus anche su povertà e immigrazione. In 16 dei 29 Paesi europei per i quali i dati sono disponibili, i bambini appartenenti al quinto più povero dei nuclei familiari hanno un tasso di frequenza prescolastica più basso rispetto ai bambini del quinto più ricco. Un divario, questo, che rimane lungo tutto il percorso scolastico del bambino. In 21 dei 25 Paesi con livelli significativi di immigrazione, inoltre, i quindicenni immigrati di prima generazione tendono ad avere risultati inferiori a scuola rispetto ai non immigrati. In 15 Paesi, anche i bambini immigrati di seconda generazione tendono a conseguire risultati inferiori a scuola rispetto ai bambini non immigrati».