Migranti: “Lasciamoci toccare da questa umanità dolorante e ferita”
"Non si può – afferma l’arcivescovo di Pescara-Penne – speculare politicamente su nessun uomo, donna o bambino, che continua a soffrire e a morire, come sta accadendo anche in queste ore, in uno specchio di mare in cui non solo l’Italia si bagna, ma anche l’Europa che in esso dovrebbe specchiarsi"
Quella di ieri è stata una domenica nella quale Pescara e i pescaresi hanno riscoperto nella spiritualità le bellezze architettoniche e paesaggistiche identitarie, riappropriandosi di due luoghi quali il Santuario della Divina misericordia (meglio conosciuto come chiesa del Sacro Cuore) e il fiume, per la prima volta attraversato dalla processione di San Cetteo, il patrono di Pescara che lungo quelle acque ha evangelizzato nel sesto secolo fino a morirvi da martire. Nonostante il cado, infatti, dalle 10.55 un gremito Santuario ha ospitato la diretta della Santa messa trasmessa su Raiuno e, in contemporanea, su Radio1, Rai Italia e Radio Vaticana, grazie alla produzione della squadra di riprese esterna Rai Napoli 3.
Sono state quattro le telecamere, di cui tre presidiate dagli operatori di ripresa, dirette dal regista e sacerdote pescarese, attuale direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, don Simone Chiappetta che ha firmato anche i testi letti dal noto commentatore liturgico Orazio Coclite. Curata dal sacerdote, originario di Torre de’ Passeri, anche la cartolina introduttiva sulla città di Pescara partita con i versi dannunziani de La pioggia nel pineto, dedicati dal Vate alla pineta versiliana di Marina di Pietrasanta, ma accostati alla Pineta pescarese che Gabriele D’Annunzio ha visto nascere. Poi le immagini del mare: «Inteso non solo come attrattiva turistica della città – sottolinea don Simone -, ma anche come simbolo della sua vocazione all’accoglienza, rappresentata dai suoi ponti, come il Ponte del mare e il Ponte Flaiano».
Quindi le riprese del neogotico Santuario della Divina misericordia realizzato, a partire dal 1886, su progetto dell’architetto Porta di Torino. Sull’altare ha presieduto la liturgia eucaristica l’arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti, concelebrando con il rettore don Tonino Di Tommaso, i co-rettori don Giovanni Campoverde e don Remo Chioditti, oltre al parroco dell’unità pastorale di San Pietro don Vincenzo Amadio.
Nell’omelia il presule ha rivolto un forte monito agli italiani, traendo spunto dal Vangelo domenicale dell’emorroissa toccata e guarita da Gesù, sulla tutela dei migranti: «Dobbiamo essere capaci di gesti umanissimi – esorta l’arcivescovo Valentinetti -, perché attraverso questi gesti umani il divino ha raggiunto l’umano e l’umano ha raggiunto il divino. Accompagniamo i fratelli che, forse, hanno bisogno d’amore prendendoli per mano. Fratelli che si chiamano immigrati, i quali fuggono dalle guerre, dalla fame e dall’isolamento. Lasciamoci toccare anche noi da questa umanità dolorante e ferita, che porta con sé i segni dei flussi di sangue scaturiti dalle guerre che hanno generato distruzione e morte».
Un appello divenuto un ammonimento per il Governo, dopo la chiusura dei porti alle ong e il nulla di fatto dell’ultimo Consiglio europeo: «Non si può – afferma l’arcivescovo di Pescara-Penne, già presidente di Pax Christi Italia – speculare politicamente su nessun uomo, donna o bambino, che continua a soffrire e a morire, come sta accadendo anche in queste ore, in uno specchio di mare in cui non solo l’Italia si bagna, ma anche l’Europa che in esso dovrebbe specchiarsi».
Preghiere dirette all’intercessione del beato pescarese Nunzio Sulprizio: «Che nella sua vita di dolore – ricorda il presule – ha sperimentato il tocco umano di Gesù nella sua carne. Di lui, ultimamente, per sua intercessione, è stato riconosciuto un miracolo. Speriamo che possa essere presto elevato agli onori dell’altare della santità. Lo adoreremo e lo pregheremo, affinché ci insegni la sequela di Gesù che tocchi ogni creatura».
Ieri pomeriggio, infine, la prima storica processione di San Cetteo sul fiume, partita dalla Cattedrale e giunta sulla golena sud all’altezza del Museo della genti d’Abruzzo. Qui il busto ligneo è stato imbarcato alle 17.30 sulla motonave Martinica insieme all’arcivescovo e alle autorità civili, mentre la banda della Città di Chieti è salita a bordo della Nonno Remo I, seguito da un corteo di circa 50 barche diretto dal Circolo nautico Porto antico, arrivando fino alla foce del fiume.
Al rientro della processione, la Santa messa presieduta dall’arcivescovo Valentinetti che, nell’omelia, è tornato ad approfondire il brano biblico dell’emorroissa traendone spunto per un pensiero sulla salvaguardia del creato: «Che il Signori tocchi anche il nostro cosmo – invoca il presule -, cosicché anche il nostro fiume Pescara possa essere purificato grazie ad una rinnovata consapevolezza dell’uomo».