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Naufragio a Malta di San Paolo

La vicenda della nave Aquarius che continua a vagare con circa 629 migranti nel Mediterraneo, a metà strada tra la Sicilia e Malta, ci ha ricordato l’episodio narrato negli Atti degli Apostoli e noto come Naufragio a Malta di San Paolo. Quel naufragio segnerà l'inizio del cristianesimo per Malta e un momento di passaggio prima dell'arrivo di San Paolo a Roma. Un episodio poco noto ma di grande valore simbolico.

La vicenda della nave Aquarius che continua a vagare con circa 629 migranti nel Mediterraneo, a metà strada tra la Sicilia e Malta, mentre i governi e le diplomazie degli Stati europei si rimpallano le reciproche responsabilità, ci ha ricordato l’episodio narrato negli Atti degli Apostoli e noto come Naufragio a Malta di San Paolo [At 27:1-44; 28:1-14]. Secondo le Scritture le persone coinvolte nel naufragio furono complessivamente duecentosettantasei. Tra i fatti della vita di Paolo non è certo dei più noti, eppure grande è il suo significato per la storia del cristianesimo.

Festa di San Paolo Naufrago a Malta

Il naufragio di San Paolo intorno al 60 d.C rappresenta per Malta l’inizio del cristianesimo. Il 10 febbraio di ogni anno è celebrata nell’isola la festa di San Paolo Naufrago, santo che è anche il patrono dell’arcipelago maltese, e tutta l’isola porta vivida traccia di quel naufragio. La tradizione vuole che Paolo apostolo sia naufragato dinanzi agli scogli degli isolotti detti oggi, appunto, isole di San Paolo. Sull’isola più grande è eretta una statua dell’apostolo e un altare dove è possibile celebrare messa. A Rabat c’è una cappella ricavata in una grotta dove Paolo avrebbe abitato e anche le catacombe portano il nome dell’apostolo, a testimoniare l’evangelizzazione cristiana dell’isola. E infine la cattedrale di San Paolo a Medina ricorda il luogo dove l’apostolo, insieme alle altre persone presenti nella barca, sarebbe stato accolto con ogni umana premura dal governatore Publio e dal popolo maltese.

Il naufragio a Malta è un incidente accaduto durante il viaggio nel quale Paolo, insieme ad altri prigionieri, è tradotto a Roma per essere giudicato. Perseguitato a Gerusalemme dagli Ebrei a causa della sua predicazione, Paolo si dichiara cittadino romano e si appella all’imperatore Cesare com’era nel suo diritto. Dopo essere stato in prigione a Cesarea per due anni, è trasferito per nave insieme agli altri prigionieri alla volta di Roma. Mentre costeggiano Creta sono colpiti da una terribile tempesta, descritta da Luca nel capitolo XXVII degli

La cattedrale di San Paolo a Medina è la cattedrale metropolitana dell’arcidiocesi di Malta. Essa è stata costruita sul luogo ove il governatore Publio avrebbe incontrato San Paolo dopo il naufragio.

Atti degli Apostoli in modo così pittoresco da sembrare una pagina uscita dalla penna di Salgari o alla Conrad. Si legge che quando l’equipaggio ha ormai perso ogni speranza di salvarsi, e solo Paolo incoraggia tutti ripetendo ciò che un angelo gli ha rivelato in sogno: «Nessuno di voi perderà la vita; solo la nave andrà perduta» [At 27, 22], verso la mezzanotte del quattordicesimo giorno da che era cominciata la tempesta, i marinai avvistano finalmente una baia e provano a dirigere la nave su quella spiaggia. Quando tutto sembra volgere al meglio, la nave urta contro un banco di sabbia e si incaglia, finché, battuta con violenza dalle onde, non va in pezzi. L’ufficiale che ha in custodia la nave ordina allora che per primi si buttino quelli che sanno nuotare, poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. Facendo così tutte le 276 persone che erano sulla nave raggiungono la riva sani e salvi, come l’angelo aveva detto.

A questo punto lasciamo parlare gli Atti degli Apostoli:

«Una volta in salvo venimmo a sapere che l’isola si chiamava Malta. Gli abitanti ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti intorno a un fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo. Mentre Paolo raccoglieva un fascio di rami secchi e lo gettava sul fuoco, una vipera saltò fuori a causa del calore e lo morse a una mano. Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli abitanti dicevano fra di loro:  “certamente costui è un assassino perché, sebbene scampato dal mare, la dea della giustizia non lo ha lasciato vivere”. Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non patì alcun male. Quelli si aspettavano di vederlo gonfiare o cadere morto sul colpo ma, dopo aver molto atteso e vedendo che non gli succedeva nulla di straordinario, cambiarono parere e dicevano che egli era un dio» [At 28, 1-10].

Una rappresentazione fedele del passo degli Atti degli Apostoli dedicato al naufragio maltese (ben venticinque righe!) fu realizzata nel XVI secolo dal pennello di Federico Zuccari e si trova nella Cappella paolina, così chiamata in omaggio al papa Paolo III Farnese che la edificò e la volle decorata con le storie degli apostoli Pietro e Paolo. L’ospitalità dei maltesi permise a Paolo di evangelizzare l’isola. Si legge che il governatore dell’isola, Publio, accolse Paolo e i suoi compagni «con benevolenza». Dopo che Paolo ebbe guarito il padre di Publio, anche altri isolani accorrevano da lui e venivano sanati. Così i maltesi colmarono tutti i naufraghi di «molti onori» e quando gli sfortunati ripartirono furono riforniti di «tutto il necessario». Il naufragio di Paolo non rappresenta solo l’inizio del cristianesimo per Malta. Da qui sappiamo che Paolo ripartirà insieme agli altri alla volta di Roma, dove l’apostolo giunse nel 61 per essere giudicato. Trascorse in una zona vicino al Tevere due anni di residenza vigilata che impiegò a scrivere e a evangelizzare, fino a quando fu liberato per mancanza di accusatori. Solo dopo l’incendio di Roma del 64, quando Nerone accusò i cristiani di esserne gli autori, Paolo venne arrestato, incatenato nel carcere Mamertino e condannato alla decapitazione, che ebbe luogo tra il 65 e il 67.

Da questo breve racconto potremmo trarre una “morale” sul valore dell’ospitalità; e un’altra sui “naufragi nella vita” come occasioni provvidenziali che spesso segnano la tappa di un nuovo inizio. Potremmo; ma con 629 migranti sulla nave Aquarius ancora in mare non ce la sentiamo di fare la morale. E allora abbiamo raccontato solamente una storia tramandata dal depositum fidei e rappresentata in un affresco della Cappella paolina. Solo questo.