Siria: “L’uso di armi chimiche non può essere tollerato, lavoriamo per la pace”
"La situazione è delicata - commenta il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, intervistato dall’agenzia di stampa Sir -. Posso solo esprimere una deplorevole constatazione delle divisioni in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, soprattutto di fronte a fatti tanto gravi come il recente supposto utilizzo di armi chimiche a Douma, sobborgo della Ghouta orientale"
Il conflitto siriano, in questi giorni, sta subendo una profonda escalation specie dopo il sospetto utilizzo di armi chimiche, duramente stigmatizzato anche dal presidente del Consiglio dei ministri dimissionario Paolo Gentiloni, intervenendo ieri a una conferenza di Medici con l’Africa Cuamm: «In Siria – osserva – la tragedia sembra non finire mai. Dobbiamo dire chiaramente che l’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad non può essere in alcun modo tollerato. Le immagini di bambini intossicati non devono lasciarci indifferenti. Per una soluzione di lungo periodo alla crisi serve un lavoro per la pace. La soluzione auspicata è quella di un impegno in tavoli negoziali. In Siria dobbiamo scommettere sulla pace».
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è profondamente allarmata dalle notizie sul sospetto uso di sostanze chimiche tossiche nella città di Douma, nella Ghouta orientale. In una nota diffusa ieri l’Oms parla, citando fonti come “Health Cluster”, di 550 pazienti che – durante il bombardamento di Douma di sabato scorso – hanno presentato alle strutture sanitarie segni e sintomi coerenti con l’esposizione a sostanze chimiche tossiche. In particolare, segni di grave irritazione delle membrane mucose, insufficienza respiratoria e interruzione del sistema nervoso centrale delle persone esposte. Oltre 70 persone rifugiate negli scantinati sono morte, di queste 43 correlate a sintomi compatibili con l’esposizione a sostanze chimiche altamente tossiche. Anche due strutture sanitarie sono state colpite da questi attacchi.
L’Oms ricorda alle parti in conflitto il loro obbligo di astenersi dall’attaccare strutture e personale medico secondo la Risoluzione 2286 (2016) del Consiglio di sicurezza: «Qualsiasi utilizzo di armi chimiche per causare danni – ribadisce l’Organizzazione mondiale della sanità – è illegale ai sensi del diritto internazionale. Le norme globali contro le armi chimiche, riflettono una particolare ripugnanza per il loro danno sproporzionato che colpisce i più anziani, i più infermi e i più giovani tra noi».
Da parte sua Peter Salama, direttore generale dell’Oms per la preparazione e la risposta alle emergenze, dichiara che: «Dovremmo essere tutti indignati per questi orribili rapporti e immagini da Douma. L’Oms chiede l’accesso immediato e senza ostacoli all’area per fornire assistenza alle persone colpite, per valutare gli impatti sulla salute e fornire una risposta globale alla salute pubblica».
L’Oms e i suoi partner si dicono pronti a fornire maggiore assistenza alle aree della Ghouta orientale appena l’accesso verrà garantito pur continuando a fornire cure per i traumi, medicinali, forniture mediche e dispositivi di protezione individuale, supporto per la salute mentale, consultazioni mediche e servizi integrati di salute riproduttiva, assistenza prenatale e ostetrica, le vaccinazioni e supporto per la sorveglianza della malattia.
E la preoccupazione della Chiesa, in Siria, non è da meno: «La situazione è delicata – commenta il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, intervistato dall’agenzia di stampa Sir -. Posso solo esprimere una deplorevole constatazione delle divisioni in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, soprattutto di fronte a fatti tanto gravi come il recente supposto utilizzo di armi chimiche a Douma, sobborgo della Ghouta orientale. È da deplorare l’ennesima divisione in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu».
Questo il suo commento, in riferimento a quanto sta accadendo in queste ore nel Paese dove soffiano venti di guerra alimentati dalle dichiarazioni di russi e americani. I primi pronti ad “abbattere missili e distruggere le fonti di lancio” in caso di aggressione contro Damasco e i secondi a minacciare, con un tweet del presidente Trump, il lancio di missili “belli, nuovi e intelligenti”. Nella notte tra martedì e mercoledì, al Consiglio di sicurezza dell’Onu, la risoluzione presentata dagli Stati Uniti sulla creazione di un nuovo meccanismo per indagare sugli attacchi chimici di Douma è stata bloccata dal veto russo. Dodici i voti a favore, la Russia ha votato contro, Bolivia e Cina astenute.
Ieri mattina l’Eurocontrol, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea, ha diramato un’allerta su possibili bombardamenti aerei in Siria “entro le prossime 72 ore” chiedendo alle compagnie aeree la “dovuta considerazione” nel pianificare voli nel settore del Mediterraneo orientale. Francia e Gran Bretagna, secondo fonti citate da Associated press, stanno vagliando con l’amministrazione Usa una possibile risposta militare comune da attuare entro fine settimana.
Sembrano essere caduti, dunque, nel vuoto gli appelli per la pace in Siria di Papa Francesco: «Sono tanti gli appelli di Papa Francesco per la pace in Siria, due nel giro di una settimana, nel giorno di Pasqua e la domenica successiva – ricorda il cardinale Zenari al Sir –, il Papa ogni volta che si riferisce alla Siria usa sempre i termini “amata” e “martoriata” , il che dice tutto dell’affetto e del pensiero che il Pontefice nutre verso questo Paese».