Via Crucis al Colosseo: Papa Francesco ha affidato i testi a un gruppo di giovani
"I giovani chiedono di essere presi sul serio - sottolinea don Michele Falabretti, responsabile nazionale del Servizio di Pastorale giovanile - e questi passaggi ci aiutano a capire che si può fare. Nel mondo ecclesiale, e non, si fa un gran parlare di giovani, ma è un discorso che procede con una certa fatica, eppure il loro mondo non può essere separato da quello degli adulti"
Papa Francesco, come annunciato ieri dal direttore della Sala Stampa Vaticana Greg Burke, ha affidato a un gruppo di giovani del liceo classico “Pilo Albertelli” di Roma coordinato dal professor Andrea Monda, insegnante di religione laureato in giurisprudenza e scienze religiose, scrittore e saggista, la preparazione dei testi per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo: «Ho ricevuto una telefonata direttamente dal cardinale Gianfranco Ravasi che mi conosce da tempo – racconta il docente intervistato da Tv 2000 -. Mi ha detto che il Papa essendo l’anno dei giovani aveva avuto l’idea di far scrivere ai ragazzi le meditazioni della Via Crucis. Questa è veramente un’altra idea eccezionale di questo Papa. Il lavoro lo hanno fatto i ragazzi, io ho solo fatto da coordinatore. È emerso un lavoro corale. Sono 14 sguardi diversi, accomunati dai sentimenti e i desideri della fascia di età dai 20 ai 25 anni. Lo sguardo è simile ma ciascuno ha la propria particolarità che parte dall’esperienza quotidiana. C’è chi si è riferito al tema dei migranti, guardando Cristo rifiutato e chi ha parlato della tecnologia e dei telefonini. Hanno portato dentro la Via Crucis il loro bagaglio d’esperienza. Alla fine è uscito un lavoro corale, una sinfonia di cui si può essere assolutamente soddisfatti».
Intervistati da Vatican News, due di loro hanno anticipato i contenuti dei testi. Riguardo alla prima stazione, quella di Gesù davanti a Pilato: «Mi sono concentrato – ricostruisce Valerio Felice – su Gesù davanti alla folla e quindi alla decisione che compie la folla che predilige Barabba a Gesù. Si tratta di una non-decisione, perché nella folla si assiste ad una responsabilità diffusa, dove si perde la reale volontà del singolo. Questa decisione che a noi appare estremamente terribile, è in realtà la decisione che spesso ogni giorno compiamo. Spesso preferiamo adottare la decisione della maggioranza o comunque avallarla anche con il silenzio perché, pur avvertendola come stridente rispetto a ciò che è giusto, non abbiamo il coraggio di imporci, di esprimere la dissonanza rispetto al volere che avvertiamo come univoco e che magari ci fa anche comodo».
Marta Croppo, invece, si è soffermata sulla morte di Gesù. Nella sua riflessione per la XIV stazione, ha sviluppato il tema dell’incredulità che si prova quando ci si accosta al mistero di Cristo che muore e che entra nel profondo: «Nel sepolcro delle nostre realtà e della nostra storia – continua -, dove spesso noi non vogliamo scendere, in quell’interiorità che solo Cristo può vedere e può sondare. È stata una bella esperienza, anche perché le ha fatto vedere come il mio modo di vivere la fede sia comune e condivisibile da molti altri ragazzi che vivono lo stesso tipo di esperienze, seppur molto diverse. È emerso un senso di comunanza molto forte».
Un’iniziativa, quest’ultima, apprezzata anche dalla Pastorale giovanile: «È una bella notizia – commenta don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei, intervistato dall’agenzia Sir – il riconoscimento che anche i giovani sono cristiani che pregano e che forse riescono a far pregare gli altri. Sono curioso di vedere i testi e anche di pregarli».
Del resto, questa scelta del Papa è arrivata a dieci giorni dalla riunione presinodale: «Il Papa – osserva il presbitero – rimane e si muove all’interno di questo clima. I giovani chiedono di essere presi sul serio e questi passaggi ci aiutano a capire che si può fare. Nel mondo ecclesiale, e non, si fa un gran parlare di giovani, ma è un discorso che procede con una certa fatica, eppure il loro mondo non può essere separato da quello degli adulti».