Politica: oltre la metà dei giovani italiani la boccia sentendola lontana
"I dati - commenta il demografo Alessandro Rosina, coordinatore scientifico del Rapporto Giovani - confermano come guardando oltre le difficoltà della propria condizione e la bassa credibilità della politica attuale, i giovani italiani non risultino disinteressati e individualisti, come vengono spesso ritratti"
Più della metà dei giovani italiani (53%) boccia la politica italiana attuale perché sentita lontana, non in grado di mettersi in piena sintonia con le nuove generazioni e poco efficace nell’affrontare i temi che li riguardano. Ma se la politica italiana offrisse vero spazio di partecipazione e azione per giovani che vogliono impegnarsi, il giudizio migliorerebbe decisamente raggiungendo il 74,3% di visione positiva. È quanto emerge da un’indagine promossa dall’Istituto Toniolo, nell’ambito del Rapporto Giovani e realizzata da Ipsos dall’1 al 9 febbraio su un campione rappresentativo di 2.225 residenti italiani tra i 20 e i 35 anni, in collaborazione con Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo.
Dall’analisi delle risposte risultano rilevanti differenze per titolo di studio e in particolare rispetto alle condizioni in cui i giovani si trovano. Gli studenti, non ancora confrontati con le difficoltà del mondo del lavoro e con aspettative ancora alte sul proprio futuro, tendono ad avere giudizi molto più favorevoli (voto positivo per circa il 60%, anche se solo 1 su 5 promuove con voti elevati). Chi ha un lavoro (spesso non del tutto coerente con la propria formazione e con retribuzioni medio-basse) è molto più critico (i voti positivi scendono al 46% circa).
I neet (chi non studia e non trova lavoro) sono i più severi: solo il 36% promuove la politica italiana attuale. Per oltre il 40% è da bocciare senza appello. Rispetto al valore e alla funzione della politica in sé, solo il 7,8% degli intervistati la considera totalmente inutile, irrimediabilmente pensata come esercizio del potere e non a favore del bene comune. Il 21,5% non è del tutto negativo, ma è poco convinto sulla possibilità che possa migliorare il Paese.
Prevale in ogni caso chi considera la politica potenzialmente uno strumento utile (49,8%) a cui si aggiunge oltre uno su cinque (20,9%) ne è pienamente convinto: «I dati – commenta il demografo Alessandro Rosina, coordinatore scientifico del Rapporto Giovani – confermano come guardando oltre le difficoltà della propria condizione e la bassa credibilità della politica attuale, i giovani italiani non risultino disinteressati e individualisti, come vengono spesso ritratti. Mostrano un grande desiderio di contare sulle decisioni pubbliche che hanno ricadute sul loro futuro e sul contesto in cui vivono».
Secondo Rosina, dunque, i giovani italiani desiderano farsi parte attiva di un Paese che nonostante le difficoltà, ha grandi potenzialità di crescere e ha grande voglia di riscoprirsi in sintonia con i processi più virtuosi di cambiamento e crescita di questo secolo: «Perché questo desiderio possa esprimersi concretamente e con forza – sottolinea il demografo – serve però accesso ad informazione adeguata, consapevolezza del valore del proprio ruolo sociale ed esperienze positive di confronto e partecipazione. Il rischio è però che dopo il voto del 4 marzo si torni a parlare di tutt’altro».
Non a caso i giovani intervistati – si legge in una nota – chiedono una politica attenta e aperta verso le nuove generazioni. Secondo il 26,2% i partiti attuali non offrono alcun vero spazio di partecipazione e azione delle nuove generazioni. Per quasi il 50% ciò avviene solo in modo limitato. Meno di uno su quattro pensa che opportunità vere di coinvolgimento vengano offerte da almeno una forza politica. E la percezione di apertura più bassa è presentata dalle classi sociali più svantaggiate.