Il voto: “Utile punto di partenza per rivitalizzare i partiti dall’interno”
"Occorre che si pensi seriamente - esorta il professor Orrù - alla formazione della classe politica, ritornando a un discorso di formazione e selezione seria di persone con l’antidoto per la cattiva politica, che è la cultura. Cultura e responsabilità vanno a braccetto e devono essere il traguardo verso cui puntare per i giovani d’oggi"

A tre giorni dalle elezioni politiche che domenica chiameranno gli italiani a rinnovare il Parlamento, aumenta la curiosità verso ciò che sarà l’esito incerto di un voto che, molto probabilmente, non si concluderà con un vincitore certo. Tutto questo a causa della legge elettorale in vigore, il Rosatellum bis, di cui si è parlato nei giorni scorsi a Pescara nell’ambito dell’incontro-dibattito dal tema “Consapevolmente politica”, organizzato dall’Azione cattolica dell’arcidiocesi di Pescara-Penne con lo scopo di sensibilizzare giovani e adulti all’esercizio di un voto consapevole: «Stiamo tutti perdendo la passione per la politica – premette Marco Masciovecchio, vice presidente Giovani dell’Azione cattolica diocesana – e così abbiamo voluto fornire degli spunti per far capire che astenersi dal voto, o far finta di nulla, non va bene per la nostra società e vuol dire non avere rispetto per il luogo in cui viviamo».
Una paventata astensione da combattere attraverso la conoscenza, alimentata dall’intervento dell’ordinario di Diritto costituzionale e comparato dell’Università degli Studi di Teramo Romano Orrù: «Il Rosatellum bis – esordisce l’esperto – è un sistema misto, mischiando la formula proporzionale e quella maggioritaria. Alla Camera saranno 232 i collegi uninominali che verranno assegnati con il sistema maggioritario (vince chi ottiene più voti) e 386 i collegi plurinominali che verranno assegnati con il sistema proporzionale (in proporzione ai voti ottenuti dal singolo partito o dalla coalizione di partiti). Al Senato, invece, saranno 116 i collegi uninominali assegnati con il sistema maggioritario, mentre i restanti 193 verranno assegnati con il sistema proporzionale. Tutto questo, per un totale di 618 deputati e 309 senatori».
Ma la Camera e il Senato, per legge, devono essere composti rispettivamente da 630 deputati e 315 senatori. Avanzano, dunque, 12 deputati e 6 senatori che verranno eletti nella circoscrizione estero: «Un’assurdità tutta italiana – denuncia l’accademico -. Qualche anno fa, abbiamo modificato la Costituzione per introdurre le circoscrizioni estero ed eleggere 12 deputati e 6 senatori all’estero. Cosa che negli altri Paesi, con queste stesse modalità, non avviene. Infatti, un conto è il voto degli italiani all’estero e un conto è il voto degli italiani esteri. A questi ultimi, che hanno dei legami molto tenui con l’Italia, noi abbiamo dato una rappresentanza parlamentare priva di senso venendo meno alla regola aurea della democrazia, secondo la quale non c’è potere senza responsabilità e non c’è responsabilità senza potere. Allora mi domando che responsabilità portino questi italiani, molti dei quali hanno il cognome italiani pur non conoscendo nulla del nostro Paese, per avere una rappresentanza propria che prende delle misure per gli italiani che vivono in Italia?».
Ma questa non è l’unica contraddizione dell’attuale legge elettorale: «Il Rosatellum bis – approfondisce il professor Orrù – è solo apparentemente un sistema misto, essendo in realtà un sistema proporzionale con liste bloccate molto corte – con degli sbarramenti al 30% per le liste singole e al 10% per le coalizioni – e persone paracadutate dall’alto, un aspetto che non facilita il collegamento tra politica e società civile».
Nella scheda rosa – per la Camera dei deputati – così come in quella gialla – per il Senato della Repubblica – si potrà votare il singolo candidato del collegio uninominale a cui saranno collegate le liste proporzionali, nelle quali saranno presenti da 2 a 4 nominativi: «L’elettore – precisa l’ordinario di diritti costituzionale italiano e comparato dell’Università degli studi di Teramo – potrà apporre al massimo due segni. Nel primo caso, potrà barrare il candidato del collegio uninominale – con il voto che si trasferirà alle liste collegate in proporzione ai voti che le liste riceveranno a livello nazionale -, mentre nel secondo potrà barrare il simbolo di una delle liste presenti sulla scheda – con il voto che andrà al rispettivo candidato del collegio uninominale e, proporzionalmente, ai partiti che lo sostengono. Non sarà valido il voto disgiunto (candidato uninominale di una lista e simbolo di lista non collegata) e non si potranno esprimere preferenze». Inoltre all’uscita dalla cabina elettorale, la scheda andrà consegnata al presidente di seggio il quale strapperà il codice alfanumerico abbinato alla scheda – misura di sicurezza per evitare brogli – per poi depositarla nell’urna.
Ma ciò che spaventa di questa tornata elettorale, più del fatto che non decreti un vincitore effettivo, è la forte astensione prevista: «Un fenomeno in forte crescita – sottolinea Romano Orrù -, del quale le ultime proiezioni dicono possa arrivare al 40%, legato all’idea che la politica sia un qualcosa di corrotto, che la politica corrompa o che sia inutile».
Insomma, alla fine tra gli astenuti si crea la convinzione che il voto stesso sia inutile: «È vero – riflette il professor Orrù -, questa volta noi andremo a votare e il voto non servirà per individuare una maggioranza, un programma di governo o un Governo, in quanto le coalizioni che si sono formate sono puramente elettorali e da lunedì 5 marzo cambierà tutto il quadro politico. C’è anche la questione del trasformismo, del cambio di casacca di alcuni politici».
Eppure, al di là di tutto questo, il voto è davvero inutile? «Io credo che non sia inutile – risponde il costituzionalista dell’Università di Teramo -. Il voto consapevole è utilissimo e significa che l’interesse per la politica non vede il voto come punto di arrivo, ma come punto di partenza di un percorso, lo dico ricollegandomi ai partiti, come elemento necessario e indifferibile dei nostri sistemi, che vanno rivitalizzati dall’interno. Non possiamo aspettare che siano loro ad autorigenerarsi».
Partiti da rivitalizzare anche rilanciando la formazione dei suoi appartenenti: «Occorre che si pensi seriamente – esorta l’esperto – alla formazione della classe politica, ritornando a un discorso di formazione e selezione seria di persone con l’antidoto per la cattiva politica, che è la cultura. Cultura e responsabilità vanno a braccetto e devono essere il traguardo verso cui puntare per i giovani d’oggi. La necessità di coltivare una dimensione di crescita personale e culturale sotto molto profili, non ultimo quello della dimensione etica. E questo è ancor più necessario nell’epoca di internet, che ci dà accesso all’informazione».
Il web, secondo il costituzionalista, rappresenta appunto la società dell’informazione: «Ma non quella della conoscenza – ammonisce Orrù -, che vuol dire ponderazione e non fruizione veloce e fugace di un’infinità di suggestioni. E internet non può sostituire il dibattito ponderato, approfondito, la valutazione degli effetti di determinate misure. La democrazia digitale è estremamente fallace e si presta a grandissime manipolazioni». Da qui l’appello conclusivo a considerare il voto un impegno personale: «Come punto di partenza – ribadisce il professor Romano Orrù – e non di arrivo». Al termine dell’incontro, i partecipanti hanno posto le loro domande al relatore innescando un appassionato confronto.