Caritas: “L’integrazione passa per la conoscenza dell’altro, oltre i pregiudizi”
"Non funziona dire - ammonisce il vice direttore della Caritas diocesana - che quanto successo a Macerata sia colpa dei troppi immigrati, né che quanto affermato da alcuni esponenti politici sia un mandato morale legato a certe azioni, perché altrimenti si rischia di cadere in un gioco delle parti che non giova né agli italiani né ai migranti. Dobbiamo creare coesione sociale"

Procede come al suo solito, senza scossoni, la vita della comunità migrante accolta a Pescara dalla Caritas diocesana, anche dopo il tragico ferimento dei sei migranti africani compiuto sabato scorso, a Macerata, dal giovane estremista di destra Luca Traini: «Un episodio da condannare di cui però non abbiamo avuto modo di parlare – spiega Corrado De Dominicis, vice direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne -, l’argomento non è stato toccato, e comunque il loro stile di vita non ha subito cambiamenti».
Ma a prescindere da ciò, smaltito lo sgomento per quanto accaduto, la Caritas pescarese condanna l’accaduto rivolgendo un invito preciso all’opinione pubblica: «Tutto questo – osserva De Dominicis – deve darci l’occasione per riflettere su quello che è l’integrazione, su come funziona e su come poterla realizzare davvero, partendo da un discorso culturale e interculturale che va fatto. Del resto, l’integrazione passa anche per la conoscenza vera delle persone, viso a viso, che molte volte ci fa andare oltre i tanti stereotipi e pregiudizi maturati, realizzando una vera integrazione anche dal punto di vista sociale e lavorativo».
Dunque quanto accaduto a Macerata, oltre ai tanti piccoli segnali di disagio espressi ultimamente anche a Montesilvano – per i vari accampamenti di migranti nella pineta – e a Pescara – relativamente ai presunti rischi di sicurezza paventati per l’apertura del mercatino etnico – per la Caritas non dev’essere un’occasione per strumentalizzare il disagio: «Un disagio che esiste nel Paese – constata don Marco Pagniello, direttore della Caritas diocesana -, al quale ha risposto bene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella affermando che se non si riparte da un senso di comunità, del bene comune, del sentirsi parte di una comunità – dando vita ad una solidarietà tra generazioni, popoli e persone – faremo fatica a compiere passi avanti dal punto di vista del percorso d’integrazione, che non si realizza in un due giorni, ma che va costruito e va costruito tutti insieme».
Disagio che non va strumentalizzato neanche dal punto di vista della comunicazione: «Non funziona dire – ammonisce il vice direttore della Caritas diocesana – che quanto successo a Macerata sia colpa dei troppi immigrati, né che quanto affermato da alcuni esponenti politici sia un mandato morale legato a certe azioni, perché altrimenti si rischia di cadere in un gioco delle parti che non giova né agli italiani né ai migranti. Dobbiamo creare coesione sociale».