Rigopiano: “Non restiamo schiacciati dal dolore, il sole torni a splendere”
"Dobbiamo puntare il dito contro il dolore - esorta monsignor Valentinetti -, dobbiamo andare al di là di esso. Il Signore ci ha regalato oggi una giornata di sole, un anno fa qua stava finendo il mondo invece… Il sole deve tornare a splendere nei vostri cuori"
È stato l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti a presiedere, ieri mattina alle 9.48, la cerimonia di deposizione di una fiori all’ingresso di quello che era l’Hotel Rigopiano di Farindola, monumento a perenne ricordo delle tragedia avvenuta lo scorso anno. Una cerimonia iniziata con il suono del silenzio, alla presenza dei parenti delle 29 vittime, di diversi cittadini e delle autorità civili e militari.
Dopo una fiaccolata silenziosa fino al centro abitato di Farindola, lo stesso arcivescovo ha presieduto la Santa messa nella parrocchia di San Nicola. Davanti all’altare erano state poste le foto delle 29 vittime, dentro 29 cornici a forma di cuore, con la scritta “Il fuoco del nostro Amore”: «Il sole – esordisce il presule nell’omelia, rivolgendosi ai familiari delle vittime – deve tornare a risplendere nei vostri cuori se volete far riposare in pace questi figli, queste fidanzate, questi fidanzati, queste mamme e questi papà. Non possiamo rimanere schiacciati sotto il peso del dolore, dobbiamo affrontarlo. Dobbiamo puntare il dito contro il dolore, dobbiamo andare al di là di esso».
Perché, a detta di monsignor Valentinetti, a questo serve la fede: «Non a chiedere che le cose non succedano – sottolinea -, ma per attraversare il dolore e la sofferenza e ad attraversare anche la morte perché la morte l’attraverseremo comunque. Il Signore ci ha regalato oggi una giornata di sole, un anno fa qua stava finendo il mondo invece… Il sole deve tornare a splendere nei vostri cuori».
Ma l’arcivescovo di Pescara-Penne ha auspicato anche un rapido accertamento della verità, sulle cause alla base di questa tragedia: «Quando ci sono morti tragiche – afferma il presule -, se ci sono responsabilità, queste vanno accertate sicuramente».
Quindi l’arcivescovo Valentinetti ha cercato di dare un ulteriore spunto di riflessione ai parenti delle vittime, anche facendo riferimento ad un’altra vicenda drammatica che lo ha visto presente: «Chissà quante volte in quest’anno – osserva – vi siete ripetuti “Ma perché quella valanga nessuno l’ha fermata?”. A questa domanda non c’è una risposta, perché purtroppo più volte mi sono scontrato con la morte come avete fatto voi. Ho dovuto celebrare il funerale dei 27 bambini a San Giuliano di Puglia. Ero diventato vescovo da due anni, vi assicuro che è stato il funerale più difficile della mia vita. Anche allora mi sono chiesto, “Perché la casa di fronte alla scuola non è crollata e la scuola è crollata?”. La risposta è la solidarietà umana che possiamo esprimerci, che ci deve far sentire un cuore solo e un’anima sola. Esiste anche una risposta di fede, di una fede forte e potente, perché la fede non serve, come sapete, per chiedere a Dio di non far succedere le cose. La vita ci insegna che 27 bambini sono morti, 29 persone sono morte, e che l’altro giorno 3 persone sono morte nella fossa mentre lavoravano a Milano».
Nel pomeriggio, presso il Palasport comunale di Penne, c’è stata poi una cerimonia pubblica iniziata con la benedizione di 29 lecci – donati dalla Pro loco e dell’amministrazione comunale delle città vestina – ognuno a perenne ricordo di ogni vittima. Li ha benedetti uno ad uno il parroco di San Domenico don Andrea Di Michele: «I nostri cari che hanno perso la vita a Rigopiano – riflette, parlando ai familiari delle vittime – oggi continuano a vivere e queste piante sono viventi. L’idea è proprio questa, che i nostri cari continuano a vivere. Passando in questo luogo, vi invito a farlo ogni tanto, ognuno di voi potrebbe adottare una pianta così che diventi il segno di una persona cara che non c’è più, ma che comunque è vivente nel Signore».
Poi un momento di preghiera: «Chiediamo al Signore – invoca don Andrea – la forza di affrontare questi momenti assurdi e senza senso, che creano tanto dolore, tanta ribellione e tanto non senso. Proprio per questo, ci aiuta lo stare vicini, il consolarci reciprocamente, provare a volerci bene avendo tratti più umani, relazioni più vere tra noi legate alla persona e non ai ruoli».