Unicef: “Ogni 5 minuti, nel mondo, una bambina o ragazza muore per violenze”
"Abbiamo inteso incoraggiare le donne vittime di violenza e di stalking - ricorda la sottosegretaria Maria Elena Boschi - a sbloccare il coraggio per denunciare tramite il numero gratuito 1522. Più fondi, negli anni, sono stati stanziati per i centri antiviolenza e le case rifugio per le donne vittime di violenza, mentre in settimana presenteremo in conferenza unificata il nuovo piano triennale antiviolenza e in conferenza Stato-Regioni le linee guida sanitarie per le donne vittime di violenza"
«Ogni 5 minuti, da qualche parte del mondo, una bambina o una ragazza muore a causa di violenze. Inoltre, circa 15 milioni di ragazze adolescenti tra i 15 e i 19 anni sono state costrette a rapporti sessuali o altri tipi di violenza sessuale durante la loro vita». Sono alcuni dei dati diffusi ieri dall’Unicef, alla vigilia dell’odierna Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Secondo l’Unicef, nei 28 Paesi i cui dati sono disponibili, in media, il 90% delle ragazze adolescenti che hanno subito violenza sessuale, ha dichiarato che il perpetratore del primo atto era una persona che già conosceva. In particolare, in 6 Paesi amici, compagni di classe e partner sono tra coloro maggiormente indicati come i perpetratori di violenza sessuale contro i ragazzi adolescenti.
A ciò si aggiunge che nel mondo, 1 bambino su 4 sotto i 5 anni – 176 milioni – vive con una madre vittima di un partner violento, 1 bambina o ragazza su 4 contrae matrimonio prima di aver compiuto 18 anni e 63 milioni di ragazze hanno subito mutilazioni genitali: «La violenza perpetrata sulle bambine e sulle ragazze – inclusa la violenza sessuale, quella di genere a scuola e i matrimoni precoci – è un problema che coinvolge la salute, i diritti umani e la protezione in ogni fase della vita in tutte le società – dichiara Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia -. Nel mondo ci sono 1,1 miliardi di ragazze che rappresentano una risorsa di potere, energia e creatività. Come Unicef chiediamo che ognuna di queste bambine e ragazze, in particolar modo coloro che vivono in contesti di emergenza, ricevano protezione e assistenza, che vengano rispettati i loro diritti e salvaguardati il loro benessere e la loro crescita».
E in Italia sono state 114 le donne vittime di femminicidio nei primi 10 mesi del 2017. Lo rivela il quarto rapporto di Eures sul femminicidio in Italia. Nella nuova indagine statistica, l’Istituto di ricerca approfondisce dinamiche ed evoluzione del fenomeno segnalando ancora una volta l’inadeguatezza della risposta istituzionale alla domanda di protezione e aiuto delle donne vittime di violenza. Tra il 2015 e il 2016 il numero di femminicidi in Italia è tornato ad aumentare, passando da 142 a 150 (+5,6%), soprattutto a causa di una forte crescita del fenomeno nelle regioni del Nord e del Centro. Sempre nel 2016 a livello regionale il numero più alto di femminicidi lo si è registrato in Lombardia (25 vittime), seguita da Veneto (17), Campania (nonostante un calo dei casi, passati 31 a 16), Emilia Romagna (13).
Nello scorso anno il 76,7% dei femminicidi è maturato in un contesto familiare e affettivo, con una forte connotazione negativa data da possesso e gelosia, ma anche dall’isolamento e dal disagio. Dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario nel nostro Paese sono state 3 mila: nel 2016 i femminicidi sono tornati a crescere rispetto all’anno precedente (+5,6%, da 142 a 150), trend sostanzialmente confermato dai 114 casi – più di uno ogni 3 giorni – dei primi dieci mesi di quest’anno. Violenza sulle donne, femminicidio, stalking, stereotipi di genere, ma anche iniziative e progetti concreti per promuovere le pari opportunità e tutelare il ruolo e la dignità delle donne nella società.
Questi i temi di discussione e confronto tra la Consulta femminile del Pontificio Consiglio della cultura – istituita nel 2014 dal cardinale presidente Gianfranco Ravasi e riunitasi ieri 21 novembre – la sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità, Maria Elena Boschi, e la consigliera della sottosegretaria in materia di pari opportunità, Lucia Annibali: «Con la nuova campagna di comunicazione realizzata dal Dipartimento per le pari opportunità per promuovere il 1522, il numero pubblico gratuito antiviolenza e antistalking, – spiega la Boschi, richiamando il primo G7 sulle pari opportunità da poco conclusosi a Taormina – abbiamo inteso incoraggiare le donne vittime di violenza e di stalking a sbloccare il coraggio per denunciare tramite il numero gratuito 1522. Più fondi, negli anni, sono stati stanziati per i centri antiviolenza e le case rifugio per le donne vittime di violenza, mentre in settimana presenteremo in conferenza unificata il nuovo piano triennale antiviolenza e in conferenza Stato-Regioni le linee guida sanitarie per le donne vittime di violenza».
E, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Cif (Centro italiano femminile) ha pubblicato un documento intitolato “Prevenzione, sensibilizzazione e contrasto alla violenza sulle donne”: «In ambito educativo – afferma il documento -, occorre intervenire in un’ottica di prevenzione sin dai primi anni dell’infanzia per contrastare i diffusi stereotipi nel rispetto della naturale differenza uomo-donna, insegnando che il rispetto reciproco è il fondamento di una società civile. I drammatici numeri dei casi di violenza che vedono vittime le donne di qualunque età, anche con disabilità fisiche, sensoriali e cognitive e dovunque – ambienti domestici, lavorativi, sociali – non lasciano indifferente il Cif, da oltre 70 anni impegnato, a partire dalla famiglia, a promuovere azioni di presenza e sensibilizzazione contro l’aggressività e la violenza nei riguardi delle donne, e attivo attraverso i propri Centri antiviolenza presenti sull’intero territorio nazionale».