Unicef: “Un bambino su 12 nel mondo vive peggio di come vivevano i genitori”
"In questa Giornata mondiale dell’infanzia - osserva Laurence Chandy, direttore dell’Unicef per il dipartimento Dati, ricerca e politiche -, dobbiamo prendere coscienza di quanti bambini stiano invece vedendo le loro opportunità restringersi e le loro prospettive diminuire"
Nonostante i progressi raggiunti a livello globale, 1 bambino su 12 nel mondo vive in Paesi in cui le sue prospettive attuali sono peggiori rispetto a quelle che avevano i suoi genitori. È quanto emerge da un nuovo studio dell’Unicef, realizzato in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia, che mette in evidenza come 180 milioni di bambini vivono in 37 Paesi in cui, rispetto a 20 anni fa, hanno maggiori probabilità di vivere in povertà estrema, non andare a scuola o morire in modo violento.
Inoltre, la percentuale di persone che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno è aumentata in 14 Paesi, fra cui Benin, Camerun, Madagascar, Zambia e Zimbabwe, per via di disordini, conflitti o a una cattiva governance. A ciò si aggiunge il fatto che le morti per cause violente fra i bambini e gli adolescenti sotto i 19 anni sono aumentate in 7 Paesi. Si tratta di Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Sud Sudan, Siria, Ucraina e Yemen: «Tutti Paesi – osserva l’Unicef – che stanno attraversando grandi conflitti».
Secondo Laurence Chandy, direttore dell’Unicef per il dipartimento Dati, ricerca e politiche, «la speranza di ogni genitore, ovunque nel mondo, è di dare ai loro bambini maggiori opportunità rispetto a quelle che hanno avuto loro da giovani. In questa Giornata mondiale dell’infanzia, dobbiamo prendere coscienza di quanti bambini stiano invece vedendo le loro opportunità restringersi e le loro prospettive diminuire».
L’Unicef ha anche realizzato un sondaggio, in collaborazione con Kantar e Lightspeed, coinvolgendo oltre 11mila bambini fra i 9 e i 18 anni in 14 Paesi. I dati mettono in luce che il 73% dei bambini in Africa meridionale e il 71% nel Regno Unito hanno riportato di sentire che le loro voci non vengono per niente ascoltate, mentre circa la metà dei bambini (45%) in 14 Paesi non confidano nel fatto che gli adulti del loro Paese e i leader mondiali prendano decisioni positive per i bambini.