Immigrazione: “In Europa c’è un declino inesorabile dei diritti umani”
"Ciò che un tempo costituiva l’azione sporadica e solitaria di singoli governi, volta a tenere lontano dai confini nazionali i migranti - denuncia Soddu -, oggi viene messa a sistema dall’Unione europea. Per arginare queste derive xenofobe, i tradizionali partiti e movimenti progressisti hanno iniziato ad adottare lo stesso linguaggio, talvolta le stesse misure restrittive, utilizzate dai loro avversari politici"
Nel 2016 sono sbarcati sulle coste italiane 181.436 migranti (+18% rispetto al 2015), di cui 162 mila partiti dalla Libia. Di questi 181.436 sono stati salvati in mare 178.415, di cui 60.684 salvati da Ong o navi mercantili. 36.424 fino ad aprile 2017, di cui 18.344 salvati da Ong o navi mercantili. La rotta del Mediterraneo centrale è la più rischiosa: dei 5.000 morti nel Mediterraneo, 4.500 sono avvenuti nel 2016 lungo questa rotta. Al 30 ottobre 2017, il numero di sbarchi segna quota 111.302, ovvero il 30% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016, a causa degli accordi con la Libia. In Italia gli sbarchi coinvolgono per la maggior parte nigeriani (14 mila persone fino a giugno scorso), bengalesi (8.241) e guineani (7.759). È quanto emerge dal Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017 realizzato da Anci, Caritas italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e Servizio centrale dello Sprar in collaborazione con l’Unhcr, presentato ieri a Roma.
Altra caratteristica tutta italiana è l’aumento delle domande di protezione internazionale, a fronte del calo a livello europeo: nel 2016 sono state presentate complessivamente 123.600 domande (+47% rispetto al 2015), e i dati sulle richieste di asilo registrano un ulteriore incremento nei primi sei mesi del 2017, pari al 44% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tasso di accoglimento delle domande invece si ferma al 43% (status di rifugiato 9%; protezione sussidiaria 9,8%; permesso per motivi umanitari 24,5%).
Sul fronte delle domande di protezione internazionale, nel 2016 l’incidenza delle decisioni positive sono risultate più elevate all’interno dell’universo femminile (58,5%). I dinieghi nel 2016 sono stati il 56,2%. A fronte di 41 mila migranti rintracciati in posizione irregolare, nel 2016 i rimpatri complessi sono stati oltre 5.800: «L’urgenza di una risposta alle migrazioni dall’Africa attraverso l’esternalizzazione delle frontiere in Nord Africa – ammonisce don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana – non può indurre a soluzioni che, al di là della loro impraticabilità, si muovono su un terreno pericoloso sul fronte del rispetto dei diritti umani. Purtroppo ciò che un tempo costituiva l’azione sporadica e solitaria di singoli governi, volta a tenere lontano dai confini nazionali i migranti, oggi viene messa a sistema dall’Unione europea. Ormai si registra un declino inesorabile che sta indebolendo progressivamente anche la cultura dei diritti umani. Per arginare queste derive xenofobe, i tradizionali partiti e movimenti progressisti hanno iniziato ad adottare lo stesso linguaggio, talvolta le stesse misure restrittive, utilizzate dai loro avversari politici. Per combattere l’ascesa di partiti e movimenti con approcci e idee – spesso anche velate e sottese – razziste, xenofobe o discriminatorie, dunque, stanno mettendo in atto misure lontane dalla loro storia e dalla loro identità».
Don Soddu ha così denunciato un’omologazione verso il basso: «Che porta l’azione politica – continua – a trattare con sgradevole sufficienza tutto ciò che ruota intorno ai diritti umani, spesso considerati diritti di serie b che vengono dopo gli interessi nazionali, per non dire elettorali». Anche le varie iniziative che hanno caratterizzato l’agenda europea sull’immigrazione nel 2017 sono, a suo avviso, il prodotto di questo clima quasi da caccia alle streghe: «Mentre in Italia – sottolinea il direttore di Caritas italiana -, il sentimento sempre più diffuso di ostilità ci preoccupa fortemente e deve farci interrogare anche sulla nostra effettiva capacità di costruire comunità e di alimentare e promuovere una cultura della solidarietà. O si agisce sul piano culturale, cercando di recuperare quei valori etici che sono il fondamento della cultura europea e cristiana, o difficilmente riusciremo ad emanciparci dall’immobilismo».