“Pane e grazia sono i cardini che reggono una comunità”
"Carissimi fratelli e sorelle - conclude il cardinale Gualtiero Bassetti -, la vita di santità e l’eroicità del martirio di San Cetteo, siano per tutti d’incoraggiamento per affrontare la vita da veri cristiani, per combattere quella buona battaglia che non è contro qualcuno, ma è l’abbandono della vita del peccato e della disobbedienza a Dio. In questa battaglia, il Signore ci sostiene e ci dà forza"
Si è aperto con la visita alle opere segno della Caritas diocesana, ieri, il pomeriggio pescarese del presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Perugia-Città delle Pieve il cardinale Gualtiero Bassetti. Il porporato, giunto a Pescara per presiedere la Santa messa solenne in onore del patrono della città e dell’arcidiocesi San Cetteo, ha infatti dapprima visitato la Casa famiglia Il Samaritano – che dal 1999 ospita e cura i malati di Aids -, i lungodegenti della Fondazione Paolo VI e la Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II – con la mensa dei poveri e il dormitorio – accompagnato dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti e dal direttore della Caritas don Marco Pagniello.
Un viaggio, quello volto alla conoscenza delle periferie fisiche ed esistenziali della città, che lo ha colpito e dal quale è voluto partire nella celebrazione eucaristica officiata nella Cattedrale di San Cetteo: «In genere – esordisce il cardinale Bassetti -, quando mi invitano, io vado per la celebrazione che è sempre un motivo fondamentale, perché è fonte e culmine di tutta la vita cristiana la celebrazione eucaristica. Ma mi ha fatto molto piacere che questa mia celebrazione sia stata presieduta a quattro visite alle opere segno della diocesi e della città perché incontrare le persone nelle loro fragilità, per un modo o per un altro, è veramente incontrare le ferite del corpo di Cristo. Credo che questo possa essere la migliore propedeutica in preparazione ad ogni celebrazione dell’eucaristia. Grazie davvero arcivescovo».
E monsignor Tommaso Valentinetti, da parte sua, ha accolto e salutato con calore la visita del cardinale Gualtiero Bassetti, cercata ancor prima della sua nomina quale presidente della Conferenza episcopale italiana: «Come ben ricorda – dichiara l’arcivescovo di Pescara-Penne nel suo messaggio di benvenuto -, appena il Santo Padre Papa Francesco l’aveva creata cardinale l’avevo invitata ad essere presente a Pescara. Per una serie di circostanze comprensibilissime, per i suoi impegni pastorali nell’arcidiocesi di Perugia, ma anche per i suoi primi impegni come cardinale di Santa romana Chiesa, tutto questo non è stato possibile. Ma la Provvidenza aveva previsto altre cose, cioè che nell’anno in cui l’assemblea della Conferenza episcopale italiana l’ha inserita nella terna da presentare al Santo Padre, il Papa avesse scelto proprio lei. Io le venni vicino in assemblea, se lo ricorda, e le dissi “Se la croce cade su di te, mi raccomando, non dire di no”. Evidentemente, il Signore l’ha ben ispirata e così da maggio lei guida la nostra Conferenza episcopale. Sento il dovere di ringraziarla, soprattutto per quanto nella sua prima prolusione in Consiglio episcopale permanente ha potuto donare – con animo pastorale – alla Chiesa italiana, ricordandoci soprattutto lo spirito missionario con cui devono essere animate le nostre Chiese locali, facendo eco all’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii Gaudium “La spiritualità dell’unità, essere una cosa sola nella complessità della Chiesa italiana e di tutte le Chiese del mondo”. Ma direi anche nella complessità di ogni Chiesa locale. E dopo tanti anni di ministero episcopale svolti a Perugia e ad Arezzo, lei di questo ci può essere sicuramente maestro. E infine la cultura della carità, che si fa concreta sempre quando è cultura dell’accoglienza e quando è cultura che si piega sulle membra piagate del nostro Signore Gesù Cristo. E oggi pomeriggio, qualche membro piagato lo abbiamo potuto contemplare insieme. Grazie eminenza, grazie per quello che farà, abbia forza, abbia fede, noi siamo accanto a lei».
Nella successiva omelia, il cardinale Bassetti ha dapprima ricordato la figura di San Cetteo vescovo e martire: «Le cui gesta – ricorda – risalgono all’altro medioevo, al tempo di Papa Gregorio Magno, quando la Penisola italiana era teatro di scorrerie di popoli cosiddetti barbari. Cetteo, secondo la tradizione, era vescovo di Amiternum in Sabina, che nuovi studi identificano come Aternum, cioè l’antica Pescara. Oltre ad essere la guida della comunità cristiana, era anche il difensore del popolo angariato dai conquistatori longobardi. Vittima delle faide interne e accusato ingiustamente di tradimento, fu gettato con una pietra al collo nel fiume Pescara dove morì annegato, guadagnandosi la palma del martirio. La storia di San Cetteo mi appassiona, perché rassomiglia molto a quella del vescovo patrono della mia città di Perugia, Sant’Ercolano, martirizzato dai goti sotto le mura etrusche. Egli aveva strenuamente difeso, salvandoli dalla morte, gli abitanti della città. Ercolano e Cetteo possono, dunque, fregiarsi anche del titolo di “defensores civitatis”, veri protettori dell’intera comunità civile e religiosa che per molti secoli, nella nostra Penisola, sono perfettamente coincise. La vita di fede e le gesta eroiche di questi antichi santi, che hanno offerto la vita per i fratelli, ci sono ancora oggi di esempio e di stimolo. Essi ci mostrano che la causa di Dio, non è mai disgiunta dalla causa dell’uomo».
Insomma, a detta del porporato, la vita religiosa e la vita civile – se sono ben comprese – non si ostacolano: «Anzi – sottolinea il presidente della Conferenza episcopale italiana -, favoriscono senza dubbio la convivenza e il bene comune. Nell’ottica della fede, la città non è un corpo estatico, ma un organismo vivente dove ognuno fa la sua parte affinché tutto funzioni alla perfezione. Dà l’idea tanto cara al sindaco di Firenze – la mia città d’origine – Giorgio La Pira, che si può sintetizzare in questo modo, la città dell’uomo ha bisogno del pane e della grazia. Pane, concretamente, vuol dire casa, lavoro, ospedali, scuole. Tutti bene materiali, ma con la dimensione trascendente, perché l’uomo non è soltanto fatto di materia, ma di anima e spirito».
Da qui un riferimento alla scottante attualità e alla crisi di sistema dalla quale l’Italia fatica ancora ad uscire: «La stagnante situazione economica, solo in parte mitigata dagli ultimi tempi – osserva l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve -, mette in evidenza in modo inderogabile alcune questioni cruciali per il futuro della nostra società. La forte disoccupazione giovanile e le difficilissime condizioni di esistenza che sono costrette a vivere migliaia di famiglie, sono vicende drammatiche che riguardano l’intero Paese e che necessitano di risposte autorevoli, concrete e urgenti».
Per questo, il cardinale Bassetti ha rivolto un forte appello alla politica: «A tutti gli uomini e le donne di buona volontà che si occupano della Cosa pubblica, e che hanno veramente a cuore il bene comune – l’invito -, voglio ricordare con mitezza, ma con decisione, che le persone non possono rimanere in alcun modo senza il pane quotidiano. Quindi, tutti hanno diritto al lavoro». D’altro canto, è un problema anche se viene a mancare la grazia: «Cioè – spiega l’alto prelato – il senso religioso ed etico del vivere, con i suoi valori, le sue prospettive, che vanno al di là di questa vita. Tutto perde senso, si cade nel nichilismo materialista che fa avvizzire ogni realtà. Pane e grazia sono, dunque, i cardini che reggono una comunità, un’intera città».
Un ammonimento, questo, riscontrato anche nelle prima lettura di ieri – tratta dal secondo libro dei Maccabei, che ha raccontato di un martirio: «La morte eroica di questi giovani fratelli – riflette -, ci insegna non solo l’amore per le sante leggi di Dio che nulla e nessuno può obbligarci a rinnegare, ma ci istruisce su una potenza ancor più grande, per resistere alle forze del male. Nelle parole dei giovani martiri, traspare, senza dubbio e con incrollabile certezza, la fede nella vita eterna e nella risurrezione dell’ultimo giorno. Quelli che operano nel bene, come dirà Gesù, per la vita eterna. Gli autori di iniquità per la perdizione. È questa prospettiva ultraterrena che, spesso, manca nell’orizzonte della nostra vita personale e comunitaria purtroppo». La parola di Dio, a detta del cardinale Gualtiero Bassetti, ci ammaestra sulla vita che va al di là dell’esistenza terrena: «Una vita diversa da quella presente – precisa -, dove non ci sarà più né pianto né violenza e il diritto, la giustizia e la santità regneranno per sempre nella vita beata del Paradiso».
Due storie di martirio, quelle di San Cetteo e quella raccontata nel secondo libro dei Maccabei, lontane nel tempo: «Ma se negassimo le storie dei martiri – precisa il cardinale -, non solo chiuderemmo gli occhi davanti a tanti nostri fratelli che ancora oggi soffrono la persecuzione o il carcere per Cristo, ma negheremmo la stessa persona di Gesù. Mai nella storia della Chiesa, ci sono stati tanti martiri nel mondo come oggi. Ha detto bene Papa Francesco, “Quando ti uccidono, non ti domandano se sei cattolico, protestante o anglicano, ma ti uccidono perché sei di Cristo”. Ecco il martirio».
Da qui, citando la prima lettera di San Paolo apostolo a Timoteo in cui lo esorta a combattere la buona battaglia della fede – descrivendo la testimonianza di Gesù davanti a Pilato, il riferimento alla seconda lettura scelta ieri e tratta dalla seconda lettera agli efesini: «Che ci esorta a vivere la fede – ricorda l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve -, indossando l’armatura di Dio per combattere sempre, nella nostra vita, la buona battaglia consapevoli del prezzo che essa può costare. Ed è una testimonianza a cui tutti noi cristiani siamo chiamati, grandi e piccoli. Una testimonianza da rendere ancora oggi di fronte a un mondo spesso insensibile, se non addirittura ostile. Gesù sognava che gli uomini accogliessero il suo regno d’amore e, come abbiamo ascoltato dalla pagina del Vangelo di Giovanni, diventassero finalmente liberi dalla schiavitù del male e del peccato».
Da questa stessa pagina, però, emerge che pur di testimoniare la verità anche Gesù, primo tra i martiri, ha scelto di dare la vita fino in fondo: «Il figlio dell’uomo innalzato – ribadisce il porporato -. È infatti il crocifisso che dice a tutti noi, dall’altro della croce, le sue parole d’amore, di misericordia e perdono fino all’ultimo».
È per questo importante e necessaria riscoprire il sacrificio dei martiri: «Carissimi fratelli e sorelle – conclude il cardinale Gualtiero Bassetti -, la vita di santità e l’eroicità del martirio di San Cetteo, siano per tutti d’incoraggiamento per affrontare la vita da veri cristiani, per combattere quella buona battaglia che non è contro qualcuno, ma è l’abbandono della vita del peccato e della disobbedienza a Dio. In questa battaglia, il Signore ci sostiene e ci dà forza. Solo la verità di Cristo, ricordiamolo sempre, può renderci veramente liberi da ogni paura, da ogni ideologia umana e da ogni forma di asservimento, per un’esistenza aperta alla carità e all’amore dei fratelli, ma con lo sguardo sempre fisso al cielo di Dio e all’alba di una vita da risorti che ci attende».