Giovani e politica: Né destra né sinistra, vince il partito della sfiducia
"Quando manca la fiducia - spiega Rosina, curatore del Rapporto Giovani -, quando prevalgono il disagio sulla condizione presente e l’incertezza sul futuro, i giovani tendono a chiudersi in difesa e a manifestare la loro insofferenza con astensione al voto o verso i movimenti che esprimono rabbia e posizioni anti-sistema"
Disillusione verso le istituzioni, sfiducia nei confronti dei partiti, scarso rilievo alla distinzione destra-sinistra. È questo il quadro che scaturisce da una rilevazione di approfondimento condotta dall’Istituto Giuseppe Toniolo, nell’ambito del “Rapporto Giovani”, su un campione di 2000 giovani dai 20 ai 34 anni. La rilevazione, effettuata nello scorso febbraio, chiedeva di attribuire nelle risposte un voto da 1 a 10. Ebbene, oltre un giovane su tre (il 34,6%), ha dato l’insufficienza a tutti i partiti. Un voto pari o superiore al 6 è stato assegnato – nell’ordine – al Movimento 5 Stelle (35,1%), al Pd (25,7%) e alla Lega (23,1%). Tutti gli altri partiti sono sotto il 20%.
Queste preferenze mostrano una correlazione con il titolo di studio. Tra i giovani che esprimono una forte vicinanza alla Lega solo il 4,9% è laureato, il M5S raccoglie consensi soprattutto nella fascia intermedia (il 61,9% ha un diploma di scuola superiore), mentre il Pd prevale tra laureati e studenti e ha le percentuali più basse tra i “neet” (i giovani che non studiano né lavorano).
Una larga maggioranza di giovani (il 61,5%) considera comunque superata la distinzione tra destra e sinistra, giudicata ancora valida soltanto dal 21,7%. Il 16,8% non ha un’idea chiara in proposito. Rispetto alle istituzioni politiche, i voti più bassi (dal 2,5 in giù) sono quelli assegnati dai giovani vicini a Lega e M5S; meno drastici ma comunque problematici anche i giovani vicini al Pd (voti dal 4 in su).
La fiducia nei confronti delle istituzioni locali, in particolare i comuni, è relativamente superiore: 5,25 il voto medio per i giovani che scelgono il Pd, 4,1 per quelli vicini a Forza Italia, 3,9 e 3,7 per i sostenitori di Lega e M5S: «Più che l’asse destra-sinistra – afferma Alessandro Rosina, docente di demografia all’Università Cattolica e coordinatore del “Rapporto Giovani” -, i dati della ricerca dell’Istituto Toniolo mostrano come a orientare le scelte verso l’offerta politica sia l’atteggiamento di apertura e chiusura verso il nuovo e il cambiamento, ma anche la fiducia nelle istituzioni. I Millennials (giovani nati a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni duemila) sono la forza principale di sostegno a processi di cambiamento credibili, convincenti e coinvolgenti che creano nuove opportunità. Ma quando manca la fiducia, quando prevalgono il disagio sulla condizione presente e l’incertezza sul futuro, i giovani tendono a chiudersi in difesa e a manifestare la loro insofferenza con astensione al voto o verso i movimenti che esprimono rabbia e posizioni antisistema».
Un fenomeno, questo, che tende ad avvenire di meno nelle elezioni amministrative: «Perché il Comune – osserva il curatore del Rapporto Giovani – è una istituzione sentita più vicina, con possibilità di valutazione più concreta dell’offerta politica e della sua credibilità».
Ma la di là di tutto, ciò che si evince è come l’elettorato giovanile sia molto meno prevedibile e più difficile da intercettare, rispetto a quello adulto e anziano: «Perché – spiega Rosina – meno guidato dalle grandi ideologie del secolo scorso, che stanno alla base della distinzione tra destra e sinistra. È inoltre un elettorato più fluido e instabile, quindi meno prevedibile sia rispetto alla decisione di andare o meno a votare sia sul partito o movimento a cui dare il proprio sostegno. Proprio per questo fa spesso la differenza sull’esito finale delle elezioni».