“Generare processi e connessioni per rilanciare l’impegno socio-politico”
"La Chiesa - riporta Suora Alessandra Smerilli - non chiede né di superare l’idea di economia di mercato, né quella dell’azienda, ma il concetto di un mercato ripiegato su se stesso sul tema dei profitti. Stiamo riflettendo anche noi, con il Ministero del lavoro, sulla possibilità di spostare la flessibilità (precarietà) sugli adulti, in modo da dare poter dare più stabilità e sicurezza ai giovani"
Se è vero, come ha chiesto Papa Francesco al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, che la Chiesa non deve restare sul balcone a guardare i giovani senza prospettive future, ma di scendere in campo per loro, è anche vero che i cristiani hanno nel Dna la caratteristica di costruire la città terrena, mentre lavorano per il regno di Dio.
Su queste premesse sabato mattina, al Teatro Sant’Andrea di Pescara, Suor Alessandra Smerilli, docente di Economia e gestione delle imprese alla Pontificia facoltà di Scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma nonché membro del Comitato scientifico delle Settimane sociali, ha impostato il suo intervento al convegno pubblico dal tema “Chiesa e lavoro, credenti e impegno socio-politico”.
È stato questo il primo dei tre appuntamenti promossi e ideati dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, in preparazione della quarantottesima edizione della Settimana sociale dei cattolici italiani che avrà luogo a Cagliari dal 26 al 29 ottobre prossimi, con il titolo “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”, a cui prenderà parte una nutrita delegazione pescarese: «I mutamenti della realtà sociale – premette Padre Aldo D’Ottavio, direttore della Pastorale diocesana sociale e del lavoro – sono davanti agli occhi di tutti e il problema della mancanza di lavoro c’è, ma come comunità cristiana abbiamo l’impressione che, il più della volte, questo tema venga utilizzato più per tornaconto elettorale dei vari partiti politici. E anche al livello sindacale, abbiamo la percezione che sia in atto una ritirata, un trattare al minimo. Per questo, crediamo sia arrivato urgentemente il tempo di un intervento dei singoli cristiani, così come ci chiediamo in che modo una Chiesa locale possa rimettere al centro i temi del lavoro e del lavoratore attraverso un cammino formativo che coinvolga la comunità?».
Considerazioni e domande alle quali la docente di Economia e gestione delle imprese ha risposto nell’ambito della sua relazione: «Abbiamo bisogno di persone impegnate – esordisce la religiosa – e vi assicuro che c’è una generazione di giovani che sta crescendo e si sta formando anche alla dimensione socio-politica, ma come Comitato per le Settimane sociali ci siamo dati due parole fondamentali, che devono contraddistinguere l’impegno dei cristiani, ovvero “promuovere” – o come direbbe il Papa “Generare processi” – e creare “connessioni”. Ci siamo infatti resi conto che ciò che manca alla società italiana, sono luoghi terzi e imparziali che riescano a far incontrare tutti, per dar luce a cose nuove».
Un luogo terzo e imparziale rappresentato proprio dalla Chiesa, specie dalla Chiesa locale: «Sia il vescovo – esorta il membro del Comitato delle Settimane sociali – a convocare agenzie lavorative, i consulenti del lavoro, gli imprenditori, le parti sociali e sindacali che si conoscono, affinché si impegnino a fare qualcosa in modo tale che la diocesi vigili su questo processo».
Ciò dovrebbe avvenire in un periodo storico, come questo, contraddistinto da una profonda trasformazione del lavoro che fa parlare di una quarta rivoluzione industriale, la quale potrebbe presto dare personalità giuridica ai robot: «Non sono lontani – ammonisce Suor Alessandra – i tempi in cui potranno sostituirci non solo nelle mansioni più ripetitive, ma anche in molto altro. E tutto questo genererà delle trasformazioni, che daranno il via a nuovi lavori i quali, a loro volta, richiederanno nuove competenze».
Trasformazioni che la Chiesa, attraverso la Dottrina sociale, ha sempre accompagnato fino a raggiungere un punto di arrivo racchiuso nell’enciclica di Papa Benedetto XVI Caritas in veritate: «La Chiesa – riporta la suora – non chiede né di superare l’idea di economia di mercato, né quella dell’azienda, ma il concetto di un mercato ripiegato su se stesso sul tema dei profitti».
Secondo alcuni giuslavoristi, in Italia si sta perdendo l’educazione al dovere del lavoro: «Si tratta dell’alternanza scuola-lavoro – semplifica l’economista -, con sempre più giovani che arrivano all’ultimo anno di scuola o di università, non hanno mai frequentato o conosciuto luoghi di lavoro».
C’è poi da ricostruire un patto generazionale sul lavoro, oltre alla gestione del rapporto lavoratore-macchina sempre più impellente. Ma gli ultimi dati Istat sull’occupazione, consentono di delineare una quadro che va nella direzione opposta: «Aumenta il tasso di occupazione per gli uomini dai 50 anni all’età pensionabile – cita Suor Alessandra – e aumenta quello di disoccupazione dei più giovani, che raggiunge il 39,4%, facendo contare a fine 2016 3.089.000 disoccupati. Per non parlare dei neet, i giovani che non lavorano, non studiano e non si formano, che arrivano ad un milione e mezzo di unità nella fascia d’età 15-29 anni».
Del resto, anche per l’Ocse dall’inizio della crisi economica il Pil pro-capite è diminuito del 10% e la povertà assoluta è quasi raddoppiata, colpendo maggiormente i giovani e i bambini: «Per la prima volta dal dopoguerra in poi – denuncia la docente di Economia e gestione delle imprese alla Pontificia facoltà di Scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma – l’incidenza della povertà assoluta è più alta nei giovani fino a 36 anni (17%), che tra gli anziani ultrasessantacinquenni (6,5%)». L’Italia, in 30 anni, è passata dall’avere da 1,2 milioni a 3,5 milioni di anziani».
E questi ultimi, il più delle volte, riescono a farsi carico delle esigenze dei più giovani per i quali è allo studio un nuova riforma: «Prendendo spunto dai Paesi del Nord Europa – annuncia Suor Alessandra Smerilli – stiamo riflettendo anche noi, con il Ministero del lavoro, sulla possibilità di spostare la flessibilità (precarietà) sugli adulti, in modo da dare poter dare più stabilità e sicurezza ai giovani».
Sarebbe una svolta importante per migliaia di ragazzi che, spesso, hanno orizzonti lavorativi limitati a pochi mesi. Un’emergenza correlata a quella lavorativa è poi quella demografica, con l’indice di natalità fermo a 1,35 per donna: «Mentre – avverte la docente – dovrebbe arrivare a 2 per avere uno sviluppo costante. Ma il tema della denatalità non va guardato con rassegnazione. Nel 2013 quando il sindaco di Castelnuovo del Garda, con la sua lista civica ispirata ai principi della Dottrina sociale della Chiesa, ha riorganizzato tutta l’amministrazione in funzione delle esigenze della famiglia la cittadina, durante i due mandati del sindaco, ha visto raddoppiare la sua popolazione grazie all’aumento delle nascite e al trasferimento di molte persone dai paesi vicini, intenti a voler vivere una vita a misura di famiglia. Impegnandoci si può invertire la tendenza».
Inoltre, un altro gap da colmare è quello delle competenze: «Se da una parte manca il lavoro – aggiunge la suora -, dall’altra parte è altrettanto vero che le aziende non trovano le figure professionali che cercano, in quanto non c’è formazione per queste. Per questo sarebbe importante creare degli osservatori, collegati alle diocesi, che indaghino cosa cerca il mercato del lavoro e poi la Chiesa potrebbe fare qualcosa per essere più veloce nel creare occasioni di formazione, senza dover aspettare i tempi dell’ambito scolastico».
E a proposito di formazione, un tentativo interessante è quello che sta per compiere la Caritas diocesana di Pescara-Penne: «L’ultima sfida – annuncia il direttore don Marco Pagniello – è quella di dar vita a un ente formativo, perché c’è troppa distanza tra l’offerta di scuole e università e il mondo del lavoro. In particolare, le università non sono più tanto pensate per far fronte ai bisogno del territorio e degli studenti, ma piuttosto per salvare la cattedra di qualcuno. E intanto, trovare un semplice manutentore per riparare un elettrodomestico sta diventando un’impresa. Per questo, il nostro obiettivo è far riscoprire l’importanza di questi mestieri artigianali dimenticati».
Per i giovani, potrebbero fare molto anche le parrocchie: «Non potrebbero – si chiede la Smerilli – aprire dei fondi di garanzia per giovani che non hanno prospettive di lavoro a lungo termine, o che magari subiscono un licenziamento e altrimenti non avrebbero la possibilità di essere coperti?».
In conclusione, tornando alla Settimana sociale dei cattolici di Cagliari saranno quattro i registri presenti durante i lavori: «Innanzi tutto – illustra l’economista di origini vastesi – prendere la parte dei poveri per spirito e giustizia, prendendo le distanze da tutte le condizioni disumanizzanti. Il secondo registro è poi quello dell’ascolto del lavoro, della forma che assume nella contemporaneità, mentre il terzo riguarda le buone pratiche con cui l’uomo si mostra resiliente e, attraverso la sua creatività, riesce ad uscire fuori dalla crisi. Infine, vorremmo partire da Cagliari avendo fatto delle proposte concrete alle istituzioni per scrivere il manifesto del lavoro che vogliamo».
Al termine dell’incontro, l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha tratto le conclusioni: «Raccolgo due sfide – replica il presule -, quella di mettere insieme gli operatori del mondo del lavoro, per realizzare connessioni, se vogliamo generare processi dobbiamo lavorarci sopra. E poi vorrei invitare da noi il sindaco di Castelnuovo del Garda, per parlare ai sindaci della nostra diocesi nell’ambito di un incontro da realizzare in collaborazione con la Pastorale familiare e la Pastorale sociale».
Ma la sfida principale da intraprendere e vincere, per l’arcivescovo, è indubbiamente quella dell’educazione: «Dal prossimo anno accademico – annuncia – all’interno dell’Istituto superiore di Scienze religiose Giuseppe Toniolo, attiveremo un Master in Scienze sociali così che tutti gli interessati possano formarsi al meglio. Faremo circolare la notizia anche all’interno dei consigli comunali, sperando che in questo modo ci si possa confrontare sempre di più sul tema».
Un tema, quello della formazione in ambito socio-politico, che dovrà riguardare anche i sacerdoti: «Un tempo – racconta l’arcivescovo di Pescara-Penne – i presbiteri studiavano su due testi di teologia morale, un tomo dedicato al deserto e un secondo dedicato ai dieci comandamenti. Capite bene che la formazione di una grossa fetta del clero, che ha studiato nei decenni passati, non ha compreso questi temi e l’aggiornamento rappresenta una grossa fatica. Ma ci metteremo di buzzo buono, perché nei diversi gradi il tema possa entrare e nel frattempo, approfittiamo dell’opportunità della Settimana sociale di Cagliari che può dare significato e un impronta profonda».
Il secondo appuntamento in preparazione alla Settimana sociale dei cattolici di Cagliari, si terrà lunedì 15 maggio alle ore 20.45 presso il salone della chiesa dello Spirito Santo, in Pescara, dove interverrà monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali.