“C’è stata la globalizzazione economica, accettiamo anche quella dei popoli”
"Come credenti - esorta monsignor Valentinetti -, come cristiani, non possiamo abdicare al dovere di andare a cercare l’Agnello di Dio, il servo del Signore, nei semi di verità nascosti nelle altre religioni, negli altri popoli, nelle altre culture e nelle altre nazioni, perché anche in esse si manifesta lo spirito del Signore. Se siamo seduti al banchetto dell’eucaristia, siamo stati invitati ad aprire il cuore. Questa mattina l’Agnello di Dio, il servo di Dio, servirà anche noi perché si donerà a noi. Serviamo i fratelli, doniamoci a loro, è questo quello che il Signore ci chiede nella verità e nell’amore"

Estendere la pace a tutti coloro che, a causa della guerra, della fame, delle malattie e della natura depredata e disprezzata, fuggono dai loro Paesi per cercare in altri tranquillità, prosperità e pace.
Con questo auspicio, domenica, l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha aperto l’omelia della Santa messa, presieduta all’interno del Santuario della Divina misericordia di Pescara, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: «Non posso dilungarmi su numeri e statistiche – premette il presule -, che ci dicono quanti milioni di persone oggi sono stati costretti a lasciare la loro terra. Mi limiterò ad un solo numero relativo alla Siria, nella quale si sta combattendo forse una delle guerre più tremende degli ultimi decenni, dove su una popolazione di poco più di 21 milioni di abitanti, ci sono ben 4,5 milioni di profughi in giro per tutto il mondo, particolarmente in giro per la nostra Europa. Il nostro pensiero, dunque, va ai migranti».
Migranti che non sono solo rappresentati da coloro che arrivano in Italia, ma anche da coloro che partono dall’Italia per cercare un futuro migliore altrove: «Tanti giovani – ricorda l’arcivescovo Valentinetti -, sapete che c’è questa fuga di cervelli dall’Italia, partono verso altri Paesi perché, purtroppo, non trovano la possibilità di realizzare i loro sogni, i loro desideri, le loro giuste aspirazioni nel luogo dove sono nati».
Un fenomeno, quello dei migranti in Europa e nel mondo, che a detta dell’arcivescovo di Pescara-Penne è stato indubbiamente causato dalla globalizzazione: «Ma – osserva – se c’è stata una globalizzazione dei pensieri, se c’è stata una globalizzazione dei commerci – che magari fa molto comodo a coloro che hanno molto denaro -, se ci può essere una globalizzazione delle politiche, dobbiamo accettare che ci sia anche una globalizzazione dei popoli nella ricerca d’integrazione, in maniera sempre più vera ed efficace».
A questo punto, monsignor Valentinetti si è chiesto quale sia lo stile con cui accogliere i migranti, rispondendo traendo spunto dal Vangelo odierno, in riferimento ad una frase di Giovanni il Battista che parlando di Gesù afferma “Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua perché egli fosse manifestato a Israele”: «Dunque – denota il presule -, Giovanni Battista ha dovuto fare una migrazione di pensiero, è dovuto arrivare a capire chi era Gesù per poter dire “Ecco l’Agnello di Dio” o, se volete dire ancora meglio “Ecco il servo di Dio che toglie il peccato del mondo”. Ebbene, Giovanni deve capire piano piano chi è Gesù, ma è fortunato perché Gesù per un certo periodo di tempo è alla sua sequela, ma poi alla fine Giovanni ha la rivelazione “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di Lui”. E poi aggiunge di nuovo “Io non lo conoscevo, ma poi l’ho conosciuto”».
Questo per dire come uno dei maggiori problemi che si hanno quando si ha a che fare con i migranti, è proprio quella della conoscenza: «Perché la non conoscenza – ammonisce l’arcivescovo Valentinetti – provoca la diffidenza, i pregiudizi e il rifiuto. Non dobbiamo, forse, fare anche noi delle migrazioni di pensiero per arrivare a conoscere e a lasciarci conoscere per quello che siamo veramente, nella profondità della nostra umanità? L’umanità del popolo italiano che è stato sempre capace di farsi accettare e di accettare».
Un dovere e una responsabilità che abbiamo anche in virtù di quanto affermato dal Concilio Vaticano II, ovvero che “semi di verità sono diffusi dallo Spirito Santo in ogni cultura, in ogni nazione e in ogni cultura: «Allora – esorta l’arcivescovo -, come credenti, come cristiani, non possiamo abdicare al dovere di andare a cercare l’Agnello di Dio, il servo del Signore, nei semi di verità nascosti nelle altre religioni, negli altri popoli, nelle altre culture e nelle altre nazioni, perché anche in esse si manifesta lo spirito del Signore. Non è facile, sorelle e fratelli, ma apriamo il cuore. Se siamo seduti al banchetto dell’eucaristia, siamo stati invitati ad aprire il cuore. Questa mattina l’Agnello di Dio, il servo di Dio, servirà anche noi perché si donerà a noi. Serviamo i fratelli, doniamoci a loro, è questo quello che il Signore ci chiede nella verità e nell’amore».