In mostra gli “eroi umani” che curano e salvano i bambini del Bangladesh
Oggi a partire dalle 17 aprirà i battenti, nella Sala Di Giacomo di Palazzo Baldoni presso il Comune di Montesilvano, la mostra fotografica “The Heroes” di Francesco Cilli, patrocinata dall’amministrazione comunale e dalla onlus “Operare Per”.
L’esposizione resterà aperta fino al 30 dicembre dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 20. Francesco Cilli, classe 1993 di Montesilvano, dal 2011 inizia a collaborare come assistente presso uno studio fotografico, per poi frequentare tre corsi fotografici presso la scuola “Mood photography” di Pescara.
Nel 2015 riceve un account portfolio dal Lens Culture per il concorso “Emerging Talent 2015” per il suo lavoro “Una Notte Senza Luna” (che documenta la pesca delle alici con le lampare a Pescara). Nel 2016 parte alla volta del Bangladesh con la onlus “Operare Per” e pubblica il suo primo libro “The Heroes”, edito da Silvana Editoriale, un racconto fotografico di 60 scatti dell’attività svolta da una equipe di chirurghi pediatrici dell’ospedale di Parma, che dal 1991 si reca in Bangladesh per occuparsi di malformazioni congenite infantili.
Le sue immagini documentano la condizione di emergenza in cui operano, presso il Santa Maria Sick Assistance Center di Khulna, medici e personale, veri eroi moderni: «Non appena ho sfogliato le pagine del lavoro di Francesco Cilli – ha dichiarato Ottavio De Martinis, assessore alle manifestazioni -, sono rimasto affascinato e colpito dalla potenza delle sue immagini. Ho accolto positivamente la proposta di allestire nel palazzo comunale questa esposizione che mostrerà la grandissima importanza del lavoro che uomini e donne, con un enorme coraggio, svolgono in contesti durissimi».
È l’ex giurista e ora presidente del Milan Center for Food Law and Policy Livia Pomodoro a curare la prefazione del libro: «Questo di Francesco Cilli – commenta – è il racconto fotografico scabro e duro di un’attività e di un’esperienza, quella che si occupa di malformazioni. E per quanto Cilli utilizzi fin dal titolo la metafora dell’eroismo militare, le sue immagini documentano una condizione di tale emergenza da rendere gli eroi civili che lui celebra assai prossimi al coraggio e alla paura che la guerra ci fa conoscere. Cilli raggiunge il cielo di quella universalità di cui siamo per fortuna ancora capaci e che chiamiamo dedizione. Una dedizione ricca di intelligenza e di esperienza, di un talento prezioso di cui la medicina e i medici, qui protagonisti, si illuminano oltre la crudezza che la camera di Cilli ci restituisce volutamente senza pudore. Forse, per non consegnarci, ammirati, alla commozione». La Porzione.it ha intervistato questo giovane talento della fotografia.
Francesco, innanzi tutto cosa ti ha spinto a realizzare questo reportage fotografico in Bangladesh?
«Mi ha spinto il tema molto forte delle malformazioni congenite sui bambini, numerose a causa dell’inquinamento in quello che è il Paese più povero del mondo, ai quali un’equipe di chirurghi italiani riesce a dare una speranza, operandoli gratuitamente durante le missioni mensili che proseguono ormai da 25 anni, attraverso l’associazione “Operare per”, nell’ospedale realizzato dalla Croce rossa. Mi è sembrato doveroso raccontare la loro storia, attraverso le fotografie che ho scattato tra il gennaio e il febbraio di quest’anno».
Parliamo del titolo del libro fotografico, “The Heroes” ovvero “Gli eroi”, è dedicato all’equipe di medici?
«Sì, ma più che altro, ho cercato di fotografare la debolezza umana rappresentata dal dottore che si riposa, dal dottore preoccupato o da quello che si prende una pausa. Con questo lavoro, ho voluto abbattere lo stereotipo dell’eroe, riportandolo all’umano».
Come ha scelto i soggetti da immortalare e attraverso i loro scatti, cos’hai voluto esprimere?
«Sapendo cosa voler fotografare, ovvero la missione dei medici, ero pronto a scattare nel momento in cui stava per accadere qualcosa. Ma prima di farlo, ho studiato la storia, la cultura e le tradizioni del Bangladesh. Tutto questo per raccontare una storia, composta da vari momenti, che lasci passare un messaggio».
Come ha deciso di diventare un fotografo e un fotoreporter?
«Non l’ho deciso. Ho iniziato sette anni fa, dopo un periodo in cui mi limitavo a guardare delle belle fotografie, iniziando a collaborare presso uno studio fotografico dov’è arrivata la passione. Successivamente, è sopraggiunta in me anche la passione per i temi sociali e per raccontare quello che accade nel mondo».
Qual è l’aspetto più bello della fotografia?
«Sicuramente quello di poter vivere la vita degli altri».
Continuerai a fare il fotoreporter?
«Sì, continuerò a farlo in riferimento alla rappresentazione di temi sociali, e in questi giorni sto già realizzando due nuovi reportage in Italia».