“Auguri a Trump, il Signore lo sostenga a servizio della pace nel mondo”
Donald Trump ha vinto le elezioni americane completando una sorprendente rimonta ai danni dell’ex Segretario di Stato Hillary Clinton, data per favorita alla vigilia. Dopo una campagna elettorale ricca di colpi bassi (insulti, bugie, accuse reciproche) e colpi di scena (inchieste dell’Fbi, storie di sgarbate avances e dichiarazioni forti) l’uomo d’affari newyorchese ha vinto con un buon margine, prevalendo nella maggior parte degli stati contesi.
Contrariamente al passato le persone dai redditi più bassi hanno preferito il partito repubblicano, le minoranze etniche (neri e ispanici primi fra tutti) non sono andate a votare la Clinton nei numeri che il suo entourage si attendeva, e se gli uomini hanno scelto decisamente Trump, le donne non hanno votato per Hillary in massa come era stato messo in conto: «Dobbiamo rimarginare le ferite delle nostre divisioni – afferma Trump nel discorso del trionfo -. Dobbiamo riunirci, come un solo popolo. Sarò il presidente di tutti. Il nostro è un movimento di milioni di lavoratori che amano il Paese e vogliono un futuro migliore. Un movimento di tutti i gruppi etnici, le religioni, di tutti i background. Gente che vuole fare la sua parte per America. Rinnoveremo il sogno americano».
Dichiarazioni, queste ultime, molto più sobrie ed equilibrate rispetto a quelle sferzanti della campagna elettorale. E mentre l’Europa, Italia compresa, valuta ancora con diffidenza l’inaspettata elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, anche il Vaticano mostra prudenza: «Prima di tutto – commenta il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano -, prendiamo nota con rispetto della volontà espressa dal popolo americano in questo esercizio di democrazia, che mi dicono sia stato caratterizzato da un grande affluenza alle urne».
Lo ha dichiarato a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico della Pontifica Università Lateranense, commentando ai giornalisti la vittoria del magnate newyorkese: «Facciamo gli auguri al nuovo presidente – aggiunge Parolin -, perché il suo governo possa essere davvero fruttuoso. Assicuriamo anche la nostra preghiera perché il Signore lo illumini e lo sostenga a servizio della sua patria, ma anche a servizio del benessere e della pace nel mondo. Credo che oggi ci sia bisogno di lavorare tutti per cambiare la situazione mondiale, perché è una situazione di gravi lacerazioni e conflitto».
Riguardo, poi, al tema della costruzione dei muri alle frontiere su cui anche Papa Francesco si era espresso, il cardinale ha detto: «Vedremo come si muoverà il presidente. Naturalmente diciamo: una cosa è essere candidato, altra cosa è essere presidente». Il cardinale ha quindi aggiunto che sui temi specifici, si vedrà quali saranno le scelte e in base a quelle si potrà dare un giudizio: «Mi sembra prematuro – precisa – dare giudizi adesso».
E nel corso della sua visita fra i terremotati di San Pellegrino di Norcia, Ancarano e Preci, anche il presidente della Conferenza episcopale italiana ha commentato il risultato delle elezioni presidenziali americane: «Gli Stati Uniti – osserva il cardinale Angelo Bagnasco, intervistato dall’agenzia di stampa Sir – sono una grande democrazia. Sicuramente sapranno ricompattarsi, come hanno sempre fatto, per portare avanti la propria storia e la propria democrazia. La capacità di un popolo di restare unito dopo quella che è la logica delle elezioni: questa mi sembra la cosa importante. Il resto lo diranno i fatti e li vedremo».