“Quando cantate a messa, sappiate che vi identificate con gli angeli di Dio”
"Attenzione - ammonisce l’arcivescovo -, non cantiamo bene per fare bella figura. Se avrete preso parte al coro parrocchiale, perché ritenete che possa fare più bella figura di un altro o vuole essere il migliore della diocesi non serve, andatevene a casa. Serve, invece, amore, spirito di servizio, perché il vostro è un servizio, e quando avete fatto tutto quello che dovevate fare, come ci ha detto il Vangelo, siate servi inutili. Il vostro posto lo può prendere anche qualcun altro, anzi dovreste essere voi a fomentare la voglia di far cantare altre persone"
«Quando vi accingete a cantare nell’assemblea liturgica, quando incitate l’assemblea al canto, sappiate che vi state identificando con gli angeli di Dio. Schiere innumerevoli di angeli stanno davanti a Dio per servirlo e notte e giorno cantano la sua lode».
Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, presiedendo la Santa messa in occasione del Giubileo diocesano dei cori presso la Cattedrale di San Cetteo a Pescara, nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato i Santi Angeli custodi e a pochi giorni dalla festa dei Santi arcangeli Michele e Raffaele.
Un invito a partecipare, quello rivolto dall’arcivescovo Valentinetti, accolto dal decine di cori parrocchiali che hanno gremito la Cattedrale pescarese non prima di aver attraversato la porta santa, per poi prendere parte e cantare la liturgia eucaristica: «Perché – osserva il presule – non si canta nella liturgia, ma si canta la liturgia. Questa sera, abbiamo l’esempio concreto di come si dovrebbe sempre cantare la liturgia. È il popolo santo che deve innalzare la lode al Signore e il coro, giustamente presente nella celebrazione liturgica e nell’assemblea, guida il canto e fa sì che l’assemblea possa innalzare la propria lode e il proprio ringraziamento al Signore».
In occasione di questo appuntamento, è stato proprio l’arcivescovo di Pescara-Penne a volere espressamente la partecipazione attiva di tanti cori tutti insieme: «Proprio – spiega – per farvi maturare l’esperienza di come fare nelle vostre parrocchie, facendovi comprendere quale sia il vostro ruolo e il vostro compito. Voi animate e il popolo santo di Dio canta. Qualcuno che è deputato guida, ma che possa guidare anche il popolo oltre che il coro stesso. Certamente, non pretendo che il popolo canti a quattro voci, come in questa occasione, ma sicuramente è importante che coro e assemblea interagiscano».
È questo un richiamo importante, rivolto ai cori posizionati lungo le navate della Cattedrale: «Che coro e assemblea – invita monsignor Tommaso Valentinetti -, diventino una cosa sola, diventino realmente la bellezza della liturgia, perché voi con il vostro canto e l’assemblea con il suo rendete bella la liturgia».
Un aspetto, quest’ultimo, che dev’essere garantito unitamente ad altri per conferire un’effettiva bellezza alla Santa messa: «Perché la liturgia – ricorda il presule -, se non viene celebrata con dei bei paramenti, con dei bei fiori e attraverso il bel canto, non è liturgia. Perché Dio è bellezza infinita e l’ombra della bellezza di Dio, deve riverberare da ogni gesto liturgico, da ogni gesto di lode, di ringraziamento, di intercessione, di richiesta d’amore e di misericordia».
Quindi l’arcivescovo ha rivolto una richiesta particolare ai cori presenti: «Mi dovete fare un regalo – esorta l’arcivescovo Valentinetti -, uno me l’avete già fatto partecipando a questo appuntamento, ma ve ne chiedo un altro. La sera del mercoledì santo, quando celebreremo di nuovo la messa crismale, vi voglio tutti sugli spalti a cantare insieme così che il popolo santo di Dio sia travolto da vostro canto».
È questo l’unico modo per dar lode pienamente al Signore: «Attenzione – ammonisce l’arcivescovo -, non cantiamo bene per fare bella figura. Se avrete preso parte al coro parrocchiale perché ritenete che possa fare più bella figura di un altro o vuole essere il migliore della diocesi non serve, andatevene a casa. Serve, invece, amore, spirito di servizio, perché il vostro è un servizio e quando avete fatto tutto quello che dovevate fare, come ci ha detto il Vangelo, siate servi inutili. Il vostro posto lo può prendere anche qualcun altro, anzi dovreste essere voi a fomentare la voglia di far cantare altre persone».