“Il 54% delle scuole italiane è in zona sismica, solo l’8% sono antisismiche”
"All’indomani del sisma che ha colpito il Centro Italia - afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva -, ai cittadini che legittimamente e con preoccupazione chiedono conto delle stato delle loro scuole in diverse parti del Paese, occorre dare informazioni. La situazione dell’edilizia scolastica è difficile e lo sarà per molti anni ancora"
Il 54% degli edifici scolastici italiani (circa 20.500 su 41.826) sorge in zone a rischio sismico; il 30% (ossia 13.742) in zone a rischio 1 e 2, ossia quelle a rischio più elevato, anche se in realtà l’intero territorio italiano va considerato a rischio terremoti.
Solo l’8% degli istituti (3.745) è progettato secondo la normativa antisismica. Solo il 35% delle scuole possiede la certificazione di agibilità statica, assente, secondo i dati dell’Anagrafe edilizia scolastica 2015 del Miur, nel 94% degli istituti calabresi e in circa la metà di quelli di Lazio, Sicilia, Sardegna e Campania. Tra le province coinvolte dal terremoto del 24 agosto, questa certificazione è presente solo nell’8% delle scuole del Reatino e nel 23% di quelle de L’Aquila e Teramo.
È il dato preoccupante che emerge dal XIV Rapporto di Cittadinanzattiva su sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola, presentato questa mattina a Roma. Il Rapporto fa il punto sullo stato delle scuole italiane, attraverso un monitoraggio condotto su circa 150 edifici scolastici di Piemonte, Lombardia, Lazio, Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, e tramite l’analisi di statistiche e fonti ufficiali: «All’indomani del sisma che ha colpito il Centro Italia – afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva -, ai cittadini che legittimamente e con preoccupazione chiedono conto delle stato delle loro scuole in diverse parti del Paese, occorre dare informazioni. La situazione dell’edilizia scolastica è difficile e lo sarà per molti anni ancora».
Di qui la richiesta agli enti locali di dichiarare quanti siano gli edifici sottoposti a verifica di vulnerabilità sismica (avrebbero dovuta farla entro marzo 2013!) e l’esito di tali accertamenti; e quanti siano gli edifici adeguati sismicamente. Cittadinanzattiva chiede inoltre ai dirigenti scolastici di dotarsi del documento di valutazione dei rischi e di piani di emergenza: «I cittadini delle zone terremotate – esorta la Bizzarri -, non vengano esclusi dalle decisioni e dal lungo percorso legato alla ricostruzione».
Nel 15% dei 150 istituti scolastici di dieci regioni italiane monitorati da Cittadinanzattiva, tra l’altro, si riscontrano lesioni strutturali; in gran parte (73%) sulla facciata esterna, nel 27% negli ambienti interni. Distacchi di intonaco sono stati riscontrati nel 38% delle segreterie, nel 23% delle sale professori, nel 21% dei corridoi, nel 16% dei bagni, nel 14% delle palestre e delle aule.
Una scuola su sei presenta uno stato di manutenzione del tutto inadeguato e solo il 5% è in ottimo stato: «L’81% dei responsabili del servizio di protezione e prevenzione o dei dirigenti – riferisce ancora il Rapporto -, ha chiesto interventi manutentivi all’ente proprietario, ma ben in un caso su quattro non è stato effettuato alcun intervento. Nel 14% è stato effettuato con molto ritardo, nel 52% con qualche ritardo e solo nell’8% dei casi tempestivamente».
Una scuola su quattro ha chiesto interventi di tipo strutturale che, quasi in un caso su tre (29%), non sono stati mai effettuati. Negli ultimi tre anni scolastici si sono verificati 112 episodi di crolli di solai, tetti, controsoffitti o caduta di cancelli – 36 nel 2013/14; 45 nel 2014/15; 31 nel 2015/16 – che hanno causato 18 feriti. Le regioni più colpite sono, nell’ordine, Lombardia, Veneto, Sicilia e Toscana.
Tra gli adempimenti che la normativa prevede in materia di sicurezza scolastica, i piani di emergenza, uno degli strumenti principali per la gestione delle emergenze e dell’evacuazione dall’edificio. I dati ufficiali, afferma Cittadinanzattiva, sono molto disomogenei a livello regionale: bene Veneto (più del 90% delle scuole), Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia (tutte oltre l’80%). Male l’Abruzzo, dove soltanto il 27% ha redatto il piano. In Calabria, l’informazione risulta addirittura assente.