Aids: allarmante numero di morti fra adolescenti, 68% non fa test per paura
"I progressi fatti negli ultimi 30 anni - sottolinea Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef - non significano che la nostra lotta sia terminata. La battaglia contro l’Aids non sarà terminata fino a quando non rinnoveremo gli impegni per la prevenzione e le cure, fino a quando non raggiungeremo tutti i giovani, fino a quando lo stigma sociale e la paura non saranno stati eliminati"

Un numero allarmante di adolescenti sta morendo a causa dell’Aids, ha denunciato ieri l’Unicef: «Dopo tutte le vite salvate grazie a prevenzione, cure e trattamenti, – afferma Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef -, dopo tutte le battaglie vinte contro il pregiudizio e l’ignoranza verso questa malattia, dopo tutti i grandi traguardi raggiunti, a livello globale l’Aids è ancora la seconda causa di morte per tutte le persone tra i 10 e i 19 anni, la prima in Africa».
Dal 2000 il numero di morti di adolescenti tra i 15 e i 19 anni collegate all’Aids è molto più che duplicato. A livello globale nel 2015, ci sono state in media ogni ora 29 nuovi contagi tra giovani in questa fascia di età. Anche se i tassi di nuovi contagi tra gli adolescenti si sono stabilizzati, l’Unicef teme che possano tornare ad aumentare nei prossimi anni, il che significherebbe un incremento generale del numero di contagi. Le ragazze sono particolarmente vulnerabili, rappresentando a livello globale il 65% di nuovi contagi tra gli adolescenti.
In Africa Sub Sahariana, in cui si trova il 70% delle persone che nel mondo vivono con Hiv, 3 su 5 dei nuovi contagiati tra gli adolescenti nel 2015 sono state ragazze. La paura di fare il test tiene molti adolescenti all’oscuro del proprio status, circa il 68% secondo una recente indagine. Tra gli adolescenti, solo il 13% delle ragazze e il 9% dei ragazzi l’anno scorso hanno fatto il test.
Dal 2000 sono invece diminuite drasticamente (del 70%) le nuove infezioni tra i bambini dovute alla trasmissione materno infantile alla nascita o durante l’allattamento: «I progressi fatti negli ultimi 30 anni – sottolinea il direttore generale dell’Unicef – non significano che la nostra lotta sia terminata. La battaglia contro l’Aids non sarà terminata fino a quando non rinnoveremo gli impegni per la prevenzione e le cure, fino a quando non raggiungeremo tutti i giovani, fino a quando lo stigma sociale e la paura non saranno stati eliminati».