“Non è più tempo di eroi solitari, ribelliamoci tutti per cambiare le cose”
La criminalità ha abbassato la testa, ma il degrado è rimasto e Scampia è ancora preda di decine di giovani tossicodipendenti senza speranza: "Ragazzi - racconta Padre Bottaccio - che si fanno di crack, eroina e cocaina urlando giorno e notte, in preda allo sballo, prima di morire ai crocicchi delle strade. Si è pensato addirittura di fare di Scampia un enorme centro sociale, dove confinare il problema senza infastidire gli altri"

Della Chiesa in uscita aperta verso le periferie urbane ed esistenziali, tanto agognata da Papa Francesco, padre Walter Bottaccio ha fatto la sua missione divenendo, sei anni fa, rettore della chiesa della Madonna della speranza a Scampia.
Una speranza che il quarantanovenne padre gesuita, originario di Montesilvano, ha riacceso fra gli 80 mila residenti della degradata cittadina a nord di Napoli, per anni capitale europea dello spaccio di droga e delle armi, testimoniandola lo scorso venerdì a centinaia di studenti del Liceo scientifico “Corradino D’Ascanio” di Montesilvano.
Una lezione, che si è tradotta in un messaggio universale, che chiama in causa l’intera cittadinanza a partire proprio dai più giovani, per vincere ovunque degrado e criminalità: «Non è una singola persona che fa la differenza – esordisce Padre Walter -, non è più il tempo di eroi solitari, ma quello di ribellarci tutti insieme altrimenti le cose non cambiano».
A Scampia, infatti, è stata proprio l’indifferenza a far da complice alla criminalità organizzata: «Questa città – spiega Padre Bottaccio – paradossalmente non è mai stata camorrista, non si sentiva il respiro mafioso e ci ha sempre abitato brava gente, anche facoltosa. Ciononostante, è stata dominata dalla Camorra a causa di un muro di cemento e di un sistema urbano, all’interno del quale era impossibile vivere».
Basta prendere ad esempio il tristemente noto complesso residenziale “Le vele”, divenuto il simbolo del potere criminale nella Gomorra descritta da Roberto Saviano, o le cosiddette “Case dei puffi”: «Case basse – racconta il sacerdote – sovrastate da tre torri usate per avvistare l’arrivo della Polizia, durante lo spaccio della droga. Una fortezza inespugnabile, composta da cunicoli e grate, che le Forze dell’ordine sono riuscite a bonificare con difficoltà».
Poi la criminalità ha abbassato la testa, ma il degrado è rimasto e Scampia è ancora preda di decine di giovani tossicodipendenti senza speranza: «Ragazzi – aggiunge il gesuita – che si fanno di crack, eroina e cocaina urlando giorno e notte, in preda allo sballo, prima di morire ai crocicchi delle strade. Si è pensato addirittura di fare di Scampia un enorme centro sociale, dove confinare il problema senza infastidire gli altri».
Da qui la paura, la scelta dei residenti di barricarsi in casa e lo sforzo di Padre Walter per liberare quel territorio. Così, tre anni fa, la band parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in Montesilvano, fu chiamata dal gesuita per dare un segnale facendo un concerto in piazza: «C’erano 30 persone ad ascoltarci – ricorda il parroco don Antonio Del Casale -, ma gli altri erano dietro le finestre e stavano capendo che quello spazio poteva tornare ad essere loro».
Un concetto che vale anche per le nostre periferie degradate di Rancitelli e San Donato: «Dobbiamo uscire – esorta Bottaccio – dalla depravazione di un meccanismo di cui possiamo far parte tutti, nel momento in cui decidiamo di acquistare anche solo una piccola dose di droga».
Con l’occasione, Padre Walter Bottaccio ha anche presentato il suo ultimo libro, dal titolo “Giubileo delle periferie partendo da Scampia”, da cui è scaturita una proposta per annullare l’illegalità e il degrado delle nostre periferie: «In questo Giubileo – conclude il gesuita – affidiamoci a Dio, chiedendo perdono e attraversando la porta santa per ricevere l’indulgenza non come singole persone, ma come comunità che si assume la responsabilità di essere diversa, di voler vivere una vita nuova».
Padre Walter Bottaccio predica bene e razzola male.
Il primo a voler fare l’erore solitario è lui, perché i suoi sono solo discorsi “politici”, parole di buon senso, ma solo intenti.
Non basta attraversare la Porta Santa, chiedere perdono e ottenere l’indulgenza, che è individuale e non può essere comuntaria.
Lui dovrebbe proclamare un cammino penitenziale, con digiuni, novene, rosari, processioni…
Gesù ha detto “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15, 1-8), ma in tutto l’articolo però Gesù non viene nominato nemmeno una volta, né far ricorso a Lui è fra i programmi del gesuita. Mah!